Dopo aver parlato negli scorsi giorni del romanzo Diversamente ti uccido, ecco un'intervista con l'autrice Arita Cast.

A quando risale la passione per questo genere letterario?

Ho cominciato ad appassionarmi a questo genere, quando ero piccola piccola.. avevo sì e no cinque anni. So per certo che non sapevo ancora leggere, perché dovevo accontentarmi di guardare in tv i film e le puntate dei telefilm polizieschi che m’interessavano. Quello era un momento che io e mia nonna Betta ci ritagliavamo per stare insieme, perché avevamo la stessa passione.

Alla fine del tuo primo romanzo parli dei tuoi figli. Com’è la tua famiglia?

Un baccano come tutte le famiglie numerose che si rispettino. Io e mio marito Eugenio siamo due compagni di avventure alla Bonnie e Clyde, e ogni tanto mi chiedo come facciamo ad essere ancora insieme o ancora vivi. Ci amiamo, forse è per questo.

Letizia, Carlotta, Paolo e Pietro sono i nostri figli, che io chiamo i magnifici quattro. Intendiamoci sono normalissimi e amatissimi bambini, ma si sa che ogni scarafone …

Com’è che ti sei messa a scrivere?

Grazie alle centinaia di gialli e polizieschi letti, mi sono formata un senso critico e di analisi delle storie, della psicologia dei personaggi, delle descrizioni di ambienti e situazioni di tutto rispetto.

Da qui è nata la decisione di passare dalla parte di chi scrive … in giallo; attività oramai irrinunciabile.

Non appena mi sono resa conto che sarei stata in grado di scrivere e inventare delle storie intriganti psicologicamente e ben congeniate, mi sono decisa a intraprendere il mestiere di scrittrice, con tutti gli onori e gli oneri del caso. I libri gialli mi hanno regalato dei momenti di piacere e serenità così unici, che mi è sembrato gioco forza passare dalla parte di chi da tutto ciò agli altri. Fantasia ne ho da vendere e la simpatia con cui descrivo persone e vicende piace a miei lettori. Il loro numero è in crescita e, se penso che sono solo al mo primo libro, la cosa mi fa molto piacere perché l’impegno profuso è molto.

A proposito, perché questo stile ridanciano?

Mi appartiene, non è una scelta di stile letterario. Chi mi conosce sa che, anche quando parlo, faccio ridere. Purtroppo anche quando non vorrei.

Sono fatta così, e del resto cosa ci si può aspettare da una che si sente costruita al contrario? Piango quando sono felice, rido ai funerali, mi trucco quando sto a casa e poi esco dimenticandomi la pinza nei capelli. Mi metto un filo di perle per essere elegante e poi mi accorgo di essermi infilata il maglione al rovescio. Quest’ultima non è una battuta ideata per esagerare la mia caricatura, mi è successo davvero. Ormai mi dico che fa tutto parte del mi personaggio.

Non è sempre così, ovviamente. Spesso riesco a fare tutto per bene e riesco a travestirmi da persona seria.

E comunque, considerato che i miei genitori sono due simpatici toscani, credo che anche la genetica faccia la sua parte.

Perché ‘diversamente ti uccido’?

Mi affascinano i serial killer e i meccanismi psicologici che li portano a commettere i delitti. Nel mio primo libro gli omicidi vengono considerati, da chi li commette, come se fossero opere d’arte.

Da dove prendi le informazioni per descrivere i tratti psicologici di qualcuno?

Leggo molti libri che si occupano di disturbi mentali e questo mi permette di creare i miei personaggi caratterizzati da quelli che io chiamo i ‘buchi neri’ dell’anima.

Mi spiego meglio: i buchi neri sono corpi celesti dotati di una forza gravitazionale tale per cui nulla può sfuggire dalla loro superficie. Neanche la luce.

Alcuni miei personaggi hanno dei buchi neri nella mente e nella volontà. Attirano le vittime, dentro il loro desiderio di fare del male, al punto che queste non riescono a sfuggire alle loro attenzioni negative. E questo vale tanto più se la persona catturata dalla forza gravitazionale della loro psicosi è positiva e ingenua, come un raggio di luce.

Quando si accorgono di essere gravemente in pericolo, sono ormai troppo vicine per riuscire a sfuggire.

Ti confronti con qualcuno?

Sì. Quando descrivo la psicologia di uno dei miei personaggi, che sia un criminale, una vittima, o solo un personaggio secondario, mi confronto con una psicologa di Roma ed una psicoterapeuta di Milano, entrambe di grande esperienza.

Per motivi di deontologia professionale non posso fare i loro nomi. Ma lo meriterebbero.

Stai scrivendo qualcosa di nuovo?

Sì, un giallo che narra di una caccia alle streghe, in chiave moderna.

Quando uscirà?

Prima dell’estate.

Ne hai altri in progetto?

Giusto un paio.

Da dove prendi ispirazione per le tue idee?

Ovunque. Mi basta uscire di casa, fare due passi in mezzo alla gente e torno indietro che ho in tasca una nuova trama. Osservare le persone mentre fanno le solite cose di tutti i giorni è per me fonte d’ispirazione. I personaggi sono prima di tutto persone e le trame, in fondo, sono dei fermo immagine sulla vita reale.

Una delle recensioni del tuo romanzo dice che descrivi i tuoi personaggi con troppo buonismo. Cosa ne pensi?

Si sa che ognuno di noi è un insieme di bene e male. Nessuno è tutto questo o tutto quello e descrivendo un personaggio, decidi di mettere l’accento su un lato della sua personalità piuttosto che su un altro. Non per fare omissioni in sé, ma per il modo che hai anche nella tua vita reale di vedere la gente.

Il mondo è pieno di belle persone. O forse le incontro tutte io.

Diversamente ti uccido

di Arita Cast

Disponibile su: www.amazon.com/DIVERSAMENTE-UCCIDO-Italian-Edition-ebook/dp/B00BH3IT1G/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1364928646&sr=8-1&keywords=Arita+cast