Una coppia perfetta di Joe R. Lansdale, Einaudi Stile Libero Big 2013.
Una coppia perfetta. Un bianco, Hap, che racconta in prima persona insieme ad un negro gay, Leonard, preso dai wafer alla vaniglia. Tre racconti veloci senza tante storie (l’ultimo più esteso). Le storie ci sono ma filano via lisce che è un piacere. Con loro c’è da farla poco lunga. Due botte e via e non in senso sessuale. Ne sa qualcosa, per esempio, Smokestack che vuole fare una rapina in banca e poi uccidere l’autista della banda stessa, un ragazzino ancora coi brufoli il cui fratello vorrebbe tirarlo fuori dai guai con l’aiuto del nostri. Jab in un occhio, gancio alla gola, calcio nelle palle. Se poi viene rapita la rossa Brett di Hap allora potete immaginarvi la scena. Al posto del cazzottone arriva la carabina e il cervello schizza da tutte le parti. Spesso si trovano invischiati in formidabili casini, tra raggiri di bugiardi, maschi o femmine che siano, morti tra i piedi, poliziotti che li guardano in cagnesco.
Qualche esile momento di riflessione, qualche ricordo che spunta timido e poi al lavoro tra delinquenti e trappole di tutti i tipi. A dar loro una mano c’è Marvin Hanson, ex poliziotto con agenzia investigativa, e c’è pure qualche personaggio particolare che si stacca dal gruppo. Vedi l’avvocato Veil che, per difendere Leonard in gattabuia (sa giocare pure a scacchi), spara certe argomentazioni (crack uguale peste) che hanno una impensabile forza di convinzione. Alla fine tutto si risolve. Arriva Brett la rossa e un caldo abbraccio è quello che ci vuole.
Il gusto di raccontare. Tra azione, metafore sorprendenti e battutine al pesto (mi è venuta così) si passa un po’ di tempo in allegria.
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