Hanno ammazzato Montalbano di Mario Quattrucci, Robin edizioni 2013.
Un libretto tascabile. Piccolo, piccolo, da mettere in tasca (appunto), portarselo dietro e tirarlo fuori al bisogno (il libretto). In qualsiasi luogo e qualsiasi momento. Leggerezza. Ecco, se dovessi esprimere la mia prima sensazione dopo lettura, direi leggerezza. Di stile e contenuto. Cinque racconti leggeri, gradevoli, spiritosi. Ironici e autoironici. Con il commissario Marè (Marelli) che si intrufola nelle storie come fosse a casa sua. Il racconto centrale è quello che dà il titolo al gioiellino (oggi sono sotto l’influsso benefico dei nipotini).Un convegno all’Università della Sapienza per un dibattito letterario su “un possibile paesaggio del giallo all’italiana”. Riuniti tutti protagonisti delle storie (sì, avete capito bene): “i commissari, gli ispettori, i sergenti, gli avvocati, i magistrati, i giornalisti…” e insomma tutta quella banda di indagatori di professione e non che strapiombano le librerie dell’italico suolo. Ucciso il più noto, il più famoso, il commissario Salvo Montalbano in pieno centro di Roma. La Mafia, naturalmente, ma Marè storce la bocca. Troppo facile. Si siede ad un tavolino del bar “Boschetto”, apre il suo bel quadernetto che si porta sempre appresso e incomincia e segnare i possibili indiziati…
Non aggiungo altro. Tutti i trucchi e tutta la tecnica del giallo (sospetti, sparizioni, il passato che ritorna ecc…). Qualche pizzicotto in qua e là (vedi certi “filmetti di CSI”) e, se la verità uscita dalle “cose” lascia un po’ perplesso il lettore e lo stesso autore, è “cosa” di poco conto nel computo generale. Scrittura veloce, sapiente, incorniciata con un linguaggio spiritosamente aulico intriso di modi di dire, battute, dialetto popolare e insomma un impasto delizioso che apre la bocca al sorriso. Personaggi sbloccati con pochi tocchi e c’è pure un profumo di buona cucina e di vinello garzoncello che ti solletica l’appetito.
Bellino. Ma parecchio, parecchio (alla toscana è un complimentone).
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