Reso famoso con La variante di Luneburg,  Paolo Mauresing si presenta questa volta con un libretto di nemmeno novanta pagine L’ultima traversa, Barbera 2012, che mette ancora al centro gli scacchi.

Uno scrittore, presumo lo stesso Mauresing, colpito da un racconto di una anziana proprietaria di un albergo non lontano da Bolzano, nato dalla richiesta di consultare un vecchio manuale di scacchi custodito in una vetrina della sala di lettura, trascrive la sua storia.

Primavera 1883. Arriva un nuovo parroco in un paesino del Tirolo, Aloiz Bauer, di ventinove anni, colto e di ricca famiglia. Una ventata di aria fresca che ha, come conseguenza, chiesa gremita e i primi banchi “occupati in gran parte dalle valligiane in ghingheri, le quali se lo mangiavano con gli occhi”. Insomma l’avvenente parroco diventa l’oggetto di certi desideri proibiti di molte confessioni, tra cui una piuttosto esplicita. Immaginiamoci i suoi tormenti e le sue perplessità fino a quando non viene fuori una scacchiera da un baule e i trentadue pezzi, che già conosceva da ragazzo, diventano una specie di baluardo contro le tentazioni della carne. Ora il pensiero è rivolto a loro. Gioca partite su partite contro l’alter ego di se stesso. Però la cosa alla lunga stanca, ci vuole un avversario vero. E in paese, più precisamente nell’unica osteria, c’è. Trattasi di un viandante di passaggio, un certo Daniel Harrwitz, che lo vince e lo dileggia pure giocando alla cieca. Grande interesse degli uomini del posto che accorrono in massa a vedere gli scontri. E poi, e poi il viandante sparisce…

Non aggiungo altro per non scoprire troppo la trama. Una specie di novella con morale incorporata scritta in stile semplice e pulito. Scacchi belli, sì, anche utili (in questo caso per distogliere l’attenzione dal peccato), però non ci si può affidare completamente a loro trascurando gli altri aspetti importanti della vita. Come l’amore, per esempio.

Daniel Harrwitz è un personaggio storico vissuto nella seconda metà dell’Ottocento. A circa venti anni si trasferì da Breslavia, dove era nato, a Parigi e qui si distinse come un forte giocatore alla cieca nel famoso Café de la Régence. Poi si trasferì in Inghilterra e disputò numerosi match, che allora andavano di moda, contro i più forti giocatori del tempo: Horwitz, Staunton, Löwenthal, Szén, Anderssen, Morphy, Kieseritzky.

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