Nelle librerie arriva il terzo romanzo scritto da Emilio Martini. Si tratta di Chiodo fisso (2012) ed è la terza indagine del commissario Gigi Bertè.
Abbiamo già scritto che Emilio Martini è uno pseudonimo. La casa editrice Corbaccio afferma di aver ricevuto i primi tre volumi tramite un agente letterario. L’autore è sconosciuto e sono le avventure di un commissario di polizia con la segreta aspirazione di diventare scrittore.
Non si riesce a scoprire chi è che si cela dietro quello pesudonimo, ma le storie sono affascinanti, ambientazione realistica e personaggi veri. Pertanto si decide per la pubblicazione.
I precedenti titoli sono La regina del catrame e Farfalla nera. Due romanzi che sono piaciuti molto ai lettori.
Il Commissario Berté (42 anni, alto 1 metro e 85, capelli brizzolati e di origine calabrese ma ormai da anni a Milano) ha subito un trasferimento punitivo (non si bonosce la causa) da Milano a Lungariva, uno di quei paesini liguri che sono troppo pieni d’estate e troppo vuoti d’inverno.
A Lungariva ha preso alloggio nella pensione di Marzia, bella donna ma un poco troppo in carne, a lui piacciono le donne magre e un poco stronze.
Per le feste natalizie, il commissario ha deciso di rientrare a Milano la città dove è cresciuto e dove ha passato la giovinezza, in particolare a piazza Stuparich con gli amici a parlare di tutto e di nulla.
E proprio un suo amico ora è stato ucciso e allora, anche se in ferie, Bertè prende a indagare, andando a ritrovare i luoghi e gli amici di un tempo e si rende conto di quante cose sono cambiate dopo una assenza di oltre vent’anni.
Un triste ritorno al passato alla ricerca non solo di un assassino ma anche della perduta gioventù.
un brano:
"Il locale era una stanza rettangolare, non molto ampia, ben illuminata da luci fredde. Alle pareti erano appesi una quindicina di quadri d’arte contemporanea e su alcune mensole erano appoggiate piccole sculture di pietra o di bronzo.
L’uomo giaceva supino nel mezzo della stanza, con la gola recisa. Il sangue sgorgato dalla ferita gli aveva inzuppato gli abiti e aveva creato una pozza sotto di lui. Poco lontano dalla porta Berté vide a terra il vassoio con il panino e la birra che il barista aveva lasciato cadere prima di uscire. Il bicchiere si era rotto e la birra si era versata sul pavimento sprigionando un forte odore.
Berté sentì una vampata di calore che gli saliva dalla schiena, ma non per l’orrore. Dopo anni in Polizia alla vista di un cadavere reagiva con il distacco di un anatomista. A sconvolgerlo in questo caso era il fatto di sapere chi fosse il morto."
L’autore:
Dietro lo pseudonimo di Gigi Berté si nasconde un vicequestore in carne e... coda, che opera in un commissariato italiano. Per ovvie ragioni di riservatezza, Gigi non ha potuto esporsi con il suo vero nome. Anche dietro il nome Emilio Martini si cela qualcuno in carne e... penna, che conosce bene il commissario e che però preferisce restare nell’ombra.
La “quarta”:
C’è chi durante le vacanze di Natale va in montagna (la maggioranza), chi va al mare ( pochi) e chi emigra verso paradisi esotici (i fortunati). Il vicequestore aggiunto Gigi Berté, invece, non sembra volersi identificare con nessuno di questi. Trasferito per ragioni disciplinari da Milano a Lungariva, in Liguria, ha deciso di tornare nella sua metropoli per capire se gli manca davvero. E se si aspettava una sorta di felliniano Amarcord, non immaginava certo di trovarsi catapultato nella Milano della sua giovinezza a causa di un omicidio. Appena arrivato, infatti, Berté incappa nel cadavere di un vecchio amico, uno dei ragazzi delle panchine di piazza Stuparich, con i quali aveva condiviso anni di scuola, di amori, di chiacchierate, di sogni...
E benché ufficialmente in vacanza, il commissario non può restare con le mani in mano. Contatta i suoi amici di un tempo e, indagando, si accorge di quante cose possono cambiare in un quarto di secolo. E di quante, invece, resistono inalterate: passioni, ossessioni, proprio quelle da cui Berté prende spunto per i suoi racconti. Perché fanno parte dell’animo umano. Di quello delle vittime e di quello dei colpevoli. Nei libri come nella realtà.
Emilio Martini, Chiodo fisso (2012)
Casa Editrice Corbaccio, collana Narratori Corbaccio, pagg. 150, euro 8,90
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