Punto di rottura di Simon Lelic, timeCrime 2012.
Una mattina d’estate in una scuola dei sobborghi di Londra. Assemblea plenaria, l’insegnante Samuel Szajkowski spara sui presenti: quattro morti, tre studenti ed un insegnante. Poi un colpo alla testa e fine della sua vita.
A condurre le indagini l’ispettore Lucia May che non vuole arrendersi all’evidenza del caso: perché ha sparato? Chi voleva colpire?. Dalle dichiarazioni degli interrogati (flusso a ruota libera secondo la psicologia di ciascuno) un ritratto dell’omicida e un quadro personale della vicenda insieme ad una diversa spiegazione dei possibili moventi.
Un fatto è certo: Samuel non restava simpatico ed era soggetto ad ogni tipo di scherzi avvilenti e cattivi da parte di certi alunni e certi professori, maltrattato e ostacolato perfino dal Preside. Una breve storia con una collega colpita da questa fragile figura terminata con uno strappo doloroso. Diversi elementi, dunque, potevano costituire l’oggetto di una specie di vendetta (e ci viene quasi l’istinto di scusarlo).
Parallelo il fatto drammatico di un ragazzo picchiato duramente da un gruppo di compagni più grandi (finirà all’ospedale) pochi minuti prima dell’episodio delittuoso, senza che venga presa alcun provvedimento da parte della scuola. Dunque il problema del bullismo tollerato e non sanzionato, un piccolo, significativo squarcio di società, i difficili rapporti fra i ragazzi, i difficili rapporti fra gli adulti.
Al centro l’ispettrice May sotto pressione del capo Cole che vorrebbe chiudere velocemente il caso ( un classico) e sotto gli “attacchi” maschilisti di Walter, stupido compagno di lavoro. Lettrice accanita, libri di storia, libri gialli, Rankin, Cornwell, Dexter (mica male, eh), perfino “Il Codice da Vinci” (insomma…) che le è pure piaciuto. Colloquio con la madre “Noi sopportiamo, Lucia. Puoi chiamarti May ma tu sei una Christie. E i Christie sopportano”.
Non sarà così. In crisi, è vero, trentadue anni e già si sente “obsoleta, esclusa”, alti e bassi (rapporto finito con il fidanzato, qualche lacrima) ma non si arrende e continua testarda ad andare avanti per cercare di rendere responsabile chi dovrebbe esserlo (il Preside, gli insegnanti, le famiglie stesse).
Una piccola eroina, o forse una stupida idealista come afferma il suo capo, che ho seguito con istintivo affetto e affettuosa simpatia.
Il linguaggio è fresco, diretto, un miscuglio di espressioni da lingua parlata e spontanea coniugata con un notevole approfondimento psicologico ed un accrescersi graduale della tensione narrativa. Un bel libro senza bisogno di passaggi spermatozoici o di sospirini struggentini ad ogni piè sospinto che vanno tanto di moda.
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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