Ogni tanto mi capita di leggere un libro. Un libro vero, come L’isola dei cacciatori di uccelli di Peter May, Einaudi 2012.
E mi capita di vedere racchiusa la sua storia in un’isola che raccoglie i segreti di una vita (per altre storie, pure diverse, http://blog.librimondadori.it/blogs/ilgiallomondadori/2012/06/07/isole-e-treni-maledetti/ ).
Questa volta trattasi di Lewis, al largo della costa occidentale della Scozia, “spazzata dal vento, dura e inospitale”. Qui, più precisamente nel villaggio di Crobost, avviene un delitto che presenta un modus operandi identico a quello scoperto da due ragazzini ad Edimburgo: un impiccato sbudellato. E qui, proprio nel suo paese natio, viene spedito ad indagare l’ispettore Finlay (Fin) Macleod che ben conosce la vittima. In depressione e fuori servizio da tempo per avere perso un figlio e con un matrimonio logoro che sta finendo.
E’ l’inizio di un percorso a ritroso nel tempo che lo porta a rivivere momenti importanti della sua vita e a ritrovare le persone della propria infanzia e giovinezza: soprattutto l’amico del cuore Artair e la bella Marsaili con la quale aveva avuto una storia, insieme ad altri compagni di strada.
Il primo elemento da sottolineare sono i ricordi espressi in prima persona. Ricordi vivi, veri, che si alternano alla vicenda presente in terza persona: la scuola, gli amici, la morte del padre e della madre, la vita con la zia, il massacro della guga, nome gaelico delle giovani sule che venivano cacciate ogni anno, la festa dei falò e del grosso copertone da bruciare, il bacio di Marsaili, l’influenza, lo spinello, gli esami per l’università, la lotta con il mare, il ricordo mostruoso…
In secondo luogo il tempo, potente e inesorabile che cambia le speranze “Tutti quei sogni infantili persi per sempre come le lacrime nella pioggia”, che trasforma le persone dentro e fuori. Ed è di una tristezza indicibile l’incontro di Fin con i vecchi amici così diversi anche nell’aspetto fisico.
Poi le cadute dell’uomo insieme alle sue riprese come la storia del pastore Donald Murray, i terribili segreti familiari, il problema della pedofilia, la critica alla caccia alla guga, e quella alle varie chiese protestanti sull’isola, tante, troppe, ognuna scissione della precedente “testimonianza dell’incapacità degli uomini di andare d’accordo con gli altri uomini”.
Lungo tutto il percorso la natura che si inserisce prepotente con la sua terra aspra, il suo cielo, il vento, le nubi, il mare possente fa venire in mente certe stesure paesaggistiche colme di risonanze tipiche degli scrittori scandinavi. Non c’è fatica di lettura perché il racconto è “voce” che viene su dai meandri dell’animo. Passioni che si incrociano, bugie, rancori, odio, vendetta, gli “incontri dolorosi con i fantasmi del passato”, un senso di impotenza e ineluttabilità che tutto avvolge. L’indagine vera e propria, con qualche sfilacciatura nella composizione, è lì da una parte che si fa piccola di fronte alla forza delle emozioni e concreta allo stesso tempo (vedi, per esempio, l’autopsia di Angus Wilson presentata nei minimi particolari) e spinge verso un finale coinvolgente ricco di azione e continue sorprese.
Ognuno di noi si identifica spesso con un libro intero o con una parte di esso. A fine lettura ho ripensato al mio paese dove ho vissuto per venti anni. Dove ho lasciato ricordi, amicizie, sentimenti, sogni e speranze. Ho ripensato un po’ alla mia vita e l’ho ripercorsa in un attimo.
Con infinita, struggente malinconia.
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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