Non è facile per uno scrittore riuscire a manifestare agli altri i segreti e i meccanismi del processo creativo che sta sotto e dietro alla nascita di un romanzo. Ma quando si riesce a proiettare verso l'esterno questo processo ne deriva una lezione di scrittura preziosissima non solo per emulare e per seguirne le tracce ma anche per meglio assaporare ed apprezzare l'opera che ne è scaturita.
Cara Patrizia, intanto ti ringrazio per aver accolto la mia richiesta. So che è difficile spiegare la scintilla della creazione ma ho sempre creduto, per dirla con Umberto Eco, che è la storia che disegna il percorso e fa muovere gli eventi. Tu, che sei una grande frequentatrice del nostro passato, ci vuoi raccontare come nasce l’idea di un romanzo, per esempio la tua ultima opera L’uomo dagli occhi glauchi, pubblicato da Corbaccio nel marzo 2010.
Ecco, cercherò di spiegare qualcosa della mia metodologia.
Vedi, avevo deciso di scrivere di quel dipinto la cui attribuzione come sai è certa mentre non si è mai potuto risalire con certezza all’identità del gentiluomo inglese ivi ritratto.
Cosa mi ha portato a trovare in Inghilterra le possibili tracce dell’identità misteriosa del bel giovane ritratto da Tiziano a detta dei critici più accreditati tra il 1540 e il 1548?
Intanto da secoli il quadro era indicato nella collezione della Galleria Palatina come Il giovane inglese o L’uomo dagli occhi glauchi tanto che nel 1800 si era cercato di identificarlo come il duca di Norfolk.
In Inghilterra dovevo cercare. Dopo aver rapidamente scartato il duca di Norfolk (nel suo bellissimo ritratto dipinto da Holbein non assomiglia affatto al giovane di Tiziano) ho perseverato affrontando almeno un centinaio di ritratti inglesi degli anni di Enrico VIII e dei suoi successori.
Finalmente ho trovato ciò che volevo nelle sembianze di un grande personaggio della corte di Elisabetta raffigurato a circa 65 anni.
Avevo un’identità plausibile per il protagonista della mia storia ma, per farlo incontrare e ritrarre da Tiziano, dovevo portarlo in Italia, a Venezia e poi a Roma nel 1546, anno in cui il grande Maestro lavorò alle dipendenze del papa Paolo III Farnese e del nipote il cardinale Alessandro Farnese.
Il Concilio di Trento, che si era aperto in dicembre 1545, mi faceva gioco per avere a tiro sia il Cardinale Pole che il Cardinale Farnese. L’anno doveva essere per forza il 1546.
Per portare il mio protagonista sotto le mentite spoglie di un lord inglese a Venezia e a Roma ho approfittato della simbologia del carnevale (le maschere) ambientando l’inizio del romanzo a febbraio.
La splendida cortigiana della Danae con amorino, commissionata a Tiziano dal giovane cardinale Farnese, mi ha suggerito un intrigo veneziano.
Poi ho spostato il lord inglese a Roma al seguito di Reginald Pole e Alessandro Farnese …
Facendogli salvare dalla morte il bambino Puck, il piccolo mendicante romano, avevo modo di offrirgli una guida nella capitale… La notte di amore con la bella duchessa Riario mi serviva per far scoprire il suo gioco e mi sono inventata l’ alluvione primaverile (come stava per succeder proprio nel 2010) piazzandola ad arte nell’aprile 1546, per dare una cornice adeguata al delitto che si voleva compiere …
Con tutte queste suggestioni sono andata avanti…
Ringraziando Patrizia per la collaborazione, mi piace chiudere con un pensiero tutto sommato intrigante, non trovate forse che una volta dipanato il mistero della macchina creativa, non possa essere ora doppiamente interessante leggere questo avvincente romanzo per capire dove questi numerosi indizi possono aver condotto? Non resta che leggere la storia sotto questa nuova inedita chiave di lettura per restare catturati da una magia che ci trasporterà veloce sulle ali del mistero e della suggestione più pura, quella della narrativa d’autore, che non delude mai. Perché mi piace pensare che non c’è mistero più grande che quello di riuscire a leggere dentro alle pieghe della storia.
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