Una volta messo a punto il personaggio, un’altra componente fondamentale di una narrativa di buona qualità è quella dello sfondo, anche questa una questione delicata. Come la pensi su questo? Conta più la storia, la validità del personaggio, o l’atmosfera di sfondo? Oppure sono tre fattori imprescindibili che non vanno trascurati mai?
;Secondo me nello spazio di un romanzo i tre fattori sono imprescindibili ma la storia, se per storia si intende la narrazione e il personaggio devono dominare, l’atmosfera di sfondo, che sia storia o ambiente o costumi, deve adattarsi elegantemente a fare da cornice per non trasformare il romanzo in un saggio.
Ora approfondiamo un altro singolare aspetto, come vive uno scrittore l’appartenenza a un “genere” letterario, spesso sottovalutato e a torto considerato da molti di serie B? Siamo davanti al grande dilemma che appassiona schiere di critici e di lettori: il giallo-noir è una letteratura poco impegnata, prevalentemente di svago, o non è piuttosto un genere che si presta ad effettuare analisi sociologiche e psicologiche di quelle pulsioni che sono caratteristica pregnante dell’essere umano? E soprattutto, tu ti senti a tutti gli effetti uno scrittore di genere, oppure no?
Mah? Io mi sento un discreto artigiano che sforna storie. Per fortuna si sta superando l’idea che il giallo, il noir eccetera siano di genere. Io penso che siano romanzi punto e basta che si prestano ottimamente a esprimere molto delle proprie idee. Io per esempio che condanno ogni fanatismo, approfitto spudoratamente della scrittura per dirlo ad alta voce. E quindi ben venga anche se mi etichettano di genere.
Personalmente tu come ti poni nei confronti dei filoni che vanno per la maggiore, se esiste (ammesso che esista) un fenomeno letterario di tendenza, qualcosa che si può ritenere assodato piaccia al pubblico, è corretto o meno ispirarsi ad esso, o conviene piuttosto salvaguardare la propria individualità anche a costo di non andare incontro ai favori del pubblico (e conseguentemente di non essere presi nemmeno in considerazione dalle case editrici)? Ogni autore, naturalmente avrà la sua risposta, o la sua mediazione tra questi due opposti, la tua soluzione a tale proposito qual è?
In questo momento per essere pubblicati con certezza bisogna avere nomi nordici e scrivere piacevoli storie provinciali con neve, gelo e tempeste di sfondo, meglio se lasciando da parte la macchina per la motoslitta. E’ un fenomeno che accumuna un po’ case editrici e pubblico. Quanto durerà? Che dire? Io provo a continuare a scrivere come so, se non funziona proverò a immaginare un’ambientazione più vicina a casa mia (Clervaux, Lussemburgo). Poi vedremo…
Un fattore da non dimenticare, soprattutto per chi è agli inizi, è quello dell’ambientazione. Vale la pena di sbilanciarsi descrivendo paesaggi e situazioni che non ci sono note, o non sarà piuttosto consigliabile (almeno agli inizi) mantenersi su un territorio maggiormente conosciuto? Ad esempio, vorresti così in due righe, descriverci la tua città natale come se fosse l’ambientazione di un romanzo? Giusto per dimostrare che l’ispirazione può veramente trovarsi anche sotto ai nostri occhi.
Come no, anche se nella mia città natale ci ho vissuto ben poco. “Firenze, ammantata di storia e beltà, si presenta con la sua tranquilla sicurezza come una signora che ha fatto un lifting discreto, ma non teme di mostrare qualche ruga.”
E infine, come cambia lo stile quando uno scrittore matura o, molto più semplicemente, quando impara a superare i primi ostacoli e acquisisce maggiore dimestichezza con lo strumento del narrare e maggiore disinvoltura nell’applicazione delle tecniche di scrittura? Che differenze hai rilevato nelle tue ultime opere rispetto a quelle degli esordi, come potresti descrivere il tuo cosiddetto processo di “maturità artistica”?”
Riesco maggiormente a caratterizzare i personaggi servendomi di particolarità fisiche e di carattere. Evito gli eccessi. No a troppi aggettivi! Limo ogni riga. Ricontrollo tutto minuziosamente e soprattutto sforbicio senza pietà. Mai affezionarsi troppo a una frase, un fatto, un particolare. Spesso a mente fredda fanno schifo.
L’ennesimo tasto dolente riguarda le recensioni e il parere del pubblico, che si tratti di normali lettori, addetti ai lavori, critici o giornalisti. Le critiche negative sono costruttive, vanno tenute in considerazione, o rischiano di affossare definitivamente le aspirazioni di un novello scrittore o di far desistere uno magari già affermato? Tu in proposito come ti regoli?
La critica, se è vera critica è sempre costruttiva. Nessuno è infallibile o “nasce imparato”. L’accetto sempre e cerco di capire il perché. Poi, se sono convinta, ne traggo vantaggio.
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