Mi chiamo Michael Sibley di John Bingham, Mondadori 2012.
Raccontato in prima persona da Michael Sibley, giornalista scrittore, piccola rendita dopo la dipartita della zia e del padre. E’ morto un suo amico, John Prosset, bruciato in una villa di Ockleton nel Sussex. Morto ammazzato come dimostrano alcuni colpi alla testa, accanto al suo corpo una bottiglia di Whisky e due o tre bottiglie di birra. Un “amico” per modo di dire che lo prendeva sempre in giro, lo metteva in cattiva luce senza che avesse la forza di ribellarsi. Una specie di sottomissione psicologica, Sibley con “capelli color topo, occhi che guardano da dietro un paio di lenti, carnagione pallida”, tipo ideale da sottomettere.
La notte precedente all’infausto evento era andato a trovarlo (pure separatamente la sua fidanzata) ma meglio non dirlo all’ispettore dalle spalle larghe e al sergente magro e bruno con gli occhi a lemure, per non far nascere degli inutili sospetti.
Il racconto dell’”amicizia” con Prosset al passato è intercalato con le vicende attuali, di mezzo un’ora della morte sbagliata, un tirapugni gettato via, un vestito scomparso, un diario lasciato da Prosset che inguaia il nostro timido giornalista. Vado a braccio. Aggiungo l’amore, l’incontro con Katy che ama veramente e con Cynthia con la quale intreccia un rapporto, l’“invasione” di Prosset nella sua relazione sentimentale con Kate, la nascita dell’odio, l’idea dell’omicidio, la polizia insistente, assillante, poi addirittura minacciosa e aggressiva. Come andrà a finire? Ce la farà Sibley a salvarsi o sarà condannato? Ma è proprio lui l’assassino?
Un intrigante racconto psicologico che tiene sulla corda il lettore con un non scontato evento finale.
Per I racconti del giallo abbiamo Wholesale di Cinzia Bettineschi.
Una puttana ed un certo Ivan che ammazza i suoi clienti, un agente sotto copertura, un bambino da salvare e una vendetta da compiere. Nudo e crudo un po’ sopra le righe.
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