Chiamata dai tedeschi “il solo vero uomo” di tutta la Cina, Tzu-Hsi nasce nel 1835 e viene assegnata come concubina all’imperatore Hsien Feng. Grazie alle sue arti amatorie e alla tempra straordinaria del carattere, presto diviene la sua preferita e ha la fortuna di dargli un figlio maschio, grazie al quale assurge all’ambito ruolo di imperatrice assieme alla moglie principale dell’imperatore, Tzu-Han. Districandosi abilmente tra giochi di potere, complicità e trame di corte, intrighi a base di seduzione e lusinghe, Tzu-Hsi da semplice concubina riesce a farsi strada nel soffocante microcosmo del Palazzo imperiale nel cuore della Città Proibita di Pechino. Nel clima incerto di fine secolo, Tzu-Hsi regna in nome del figlio, prima come imperatrice vedova e poi come imperatrice madre, opponendo una fiera resistenza agli influssi delle potenze straniere, operando con fitte trame diplomatiche per preservare fino ai limiti del possibile il proverbiale isolamento del Celeste Impero, e contrastando al tempo stesso colpi di Stato e complotti interni che tentano di indebolire il suo potere. Nettamente antiriformista e reazionaria, nel pieno della decadenza della dinastia Manciù, a un passo appena dalla rivoluzione cinese ormai alle porte, che scoppia nel 1911, l’imperatrice lotta per mantenere in vita un mondo ormai datato la cui anacronistica sopravvivenza è stata ormai dilatata oltre ogni ragionevole limite. Solo pochissimi occidentali hanno la possibilità e il privilegio d’incontrarla, tra cui un italiano, il tenente piemontese Luigi Piovano che, nel suo diario, racconta questo episodio: «Nel 1902 Tzu-Hsi ritornò a Pechino con la sua corte e per mia fortuna o sfortuna ebbi lo strano onore di incontrarla. Tzu-Hsi, l’attuale imperatrice vedova il “solo vero uomo” di tutta la Cina, come sono soliti chiamarla i tedeschi. Sì, ho incontrato quella donna, ho preso alcune fotografie, ho visitato la Città Proibita. Non fui il solo straniero che fece ciò ma sicuramente fui l’unico a vederla come un essere umano e non come una dea o un’imperatrice. Era un’anziana signora gentile e curiosa, che studiava l’inglese ahimè con pessimi risultati, aveva una vera e propria venerazione per la regina Vittoria di Inghilterra, ed era molto... golosa. Sì, come tutte le anziane signore aveva strani gusti!». Schiacciata inesorabilmente dal progredire dei tempi, che non risparmiano nemmeno la Città Proibita, Tzu-Hsi passa alla storia soprattutto per la sanguinosa insurrezione dei Boxer.
Membri di una società segreta cinese e assidui promotori di un movimento estremo xenofobo nato all’indomani della sconfitta della Cina da parte del Giappone, nel 1895, il loro attivismo si manifesta con particolare violenza nella zona dello Shan-tung, dove, forti dell’appoggio dell’imperatrice vedova Tzu-Hsi e del suo consigliere personale, il principe Tuan, giungono a sterminare centinaia di missionari e di cinesi convertiti al cattolicesimo. Per sedare l’insurrezione e far cessare le persecuzioni religiose, tutte le potenze europee mandano in Cina i loro reparti di intervento, compresa l’Italia che allestisce un intero corpo di spedizione, composto da due battaglioni, salpato da Napoli.
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