Presto Rasputin gira a suo piacimento per le sale del palazzo, ha i suoi quartieri esclusivi, gode dei favori della corte, è l’unico che in ogni ora del giorno e della notte può entrare nelle stanze private dello zar e della zarina, dispensa favori, destituisce ministri, conferisce cariche politiche, scioglie il Parlamento. Il contadino rozzo e ignorante manipola abilmente la volontà dei regnanti, al punto che Nicola II non sa prendere più una decisione se prima non si consulta con il monaco.

Si mormora a lungo, perfino, di una relazione tra Rasputin e la zarina, giungendo fino a vociferare che Alessio sia loro figlio naturale, che Nicola II sia succube del monaco in virtù di diaboliche arti magiche, che le stesse principesse reali giacciano nell’alcova del “santone”, che si prestino a riti sessuali orgiastici. Ma sono solo calunnie infondate, maldicenze popolari amplificate dagli intrighi e dalle gelosie di corte.

La verità è che, come per molti potenti, i sovrani sono spesso mal consigliati, eccessivamente adulati, imbambolati e confusi da una corte ossequiosa e compiacente. Questo personaggio fuori dalle righe, che si esprime rozzamente, che veste di stracci, che ha il coraggio di guardarli dritti negli occhi, di contraddirli se occorre, di esprimere le proprie idee sonoramente, con voce potente, e di contrastarli anche davanti a un pubblico falsamente devoto, li affascina, ne sono ammaliati.

Rasputin diventa ufficialmente il consigliere degli zar, l’“anima nera” della politica estera, il fido assistente di Nicola II, il confidente della zarina Alessandra, il tutore di Alessio, futuro erede al trono, e il benefattore delle principesse.

La sua avanzata è inarrestabile.

Ma la Russia è sull’orlo di una catastrofe, Nicola II è un uomo incerto, non è votato al potere, cambia idea continuamente, concede privilegi democratici per poi revocarli subito dopo, riconosce il parlamento, la “Duma” per poi negargli qualsiasi potere legislativo, coinvolge il Paese in un conflitto che costerà due milioni e mezzo di morti. 

L’ascesa al potere di Rasputin coincide con la grande crisi della Madre Russia, la carestia decima i villaggi, l’esercito è in rotta, le città non hanno viveri, i rivoluzionari sono pronti a combattere.

Il destino del “santone monaco” viene segnato quando la Russia decide di entrare nella Grande Guerra, un conflitto che avrebbe dovuto essere breve e che, invece, si rivela una fatale e lunga carneficina. Le convinzioni religiose di Rasputin, anche se discutibili, sono comunque improntate a un conclamato pacifismo, alla fratellanza tra gli uomini. La guerra, con il suo macello di “mugik”, di contadini uguali a lui, mandati al fronte a morire amareggia il monaco-contadino che, a partire dall’autunno del 1915, comincia a pensare di poter influire la zarina Alessandra, reggente in vece di Nicola partito per il fronte, in modo da condurre la Russia alla pace. Questa mossa, effettuata con altre manovre, come quella di spingere la zarina a nominare ministri sensibili alla cessazione delle ostilità, rendono inevitabilmente Rasputin inviso a molti poteri: a cominciare dalla casta militare all’aristocrazia nazionalista, fino alla destra e all’opposizione liberale.

Così hanno inizio le “teorie del complotto” e delle “forze oscure”, si comincia a parlare dei presunti “traditori” che si trovano all’interno del Paese (con chiare allusioni a Rasputin e alla zarina) che vendono informazioni alla nemica Germania (non dimentichiamoci, infatti, che la consorte di Nicola II era imparentata con la famiglia imperiale tedesca). La voce principale di questi attacchi è quella del deputato di estrema destra Vladimir Puriskevic che, in un discorso tenuto alla Duma agli inizi di dicembre del 1916, afferma pubblicamente che intende «sollevare il Paese contro i suoi nemici interni, e in particolare contro il nominato Grigorij Efimovic Rasputin, affossatore della Russia e della monarchia».

Ma questo è solo uno dei passi che porterà alla caduta in disgrazia del “Miracolatore” il quale, in un momento drammatico come quello del conflitto mondiale, assurge ad essere uno dei capri espiatori delle continue sconfitte subite dall’esercito russo al fronte. Quel che è peggio, però, è che Rasputin non fa nulla per difendersi dalle accuse, anzi le alimenta, continuando ad ordire le proprie manovre politiche per pervenire a una pace immediata. Negli incontri con i personaggi più influenti che gravitano intorno alla corte, non manca di sostenere tesi pacifiste e riconciliatorie nei confronti della Germania. Senza dimenticare, e il fatto sembra storicamente accertato, che Rasputin sia divenuto, nel tempo, bersaglio anche dell’Intelligence Service britannico, che temeva un disimpegno militare da parte della Russia. A quel punto, infatti, se così fosse avvenuto, la Germania avrebbe potuto liberare il fronte orientale per riversare le sue truppe contro gli Alleati occidentali, ossia contro la Francia e la Gran Bretagna.