All’epoca l’emofilia, una malattia genetica che degenera nelle corti europee a causa dei frequenti matrimoni reali tra consanguinei, è un morbo completamente sconosciuto. In grado di colpire la linea maschile della discendenza, questa malattia viene trasmessa da portatori sani femminili appartenenti alle famiglie monarchiche e derivanti dallo stesso ceppo di origine. In questo caso è giunta alla corte di Russia tramite il matrimonio di Nicola II con Alessandra, una delle nipoti preferite della Regina Vittoria.

Il soggetto colpito, in genere debole e malaticcio, viene condotto alla morte, spesso in giovanissima età, da una rarissima anomalia ematica, che non consente la normale coagulazione del sangue, per cui ogni minima ferita può rivelarsi fatale, compreso il taglio del cordone ombelicale alla nascita.

I medici di corte, decisamente poco preparati e che procedono spesso per approssimazione, non sanno molto di questo male, e certo non hanno idea di come arginare le crisi, soprattutto di fronte a ferite che causano emorragie continue e irrefrenabili, senza cicatrizzazione né coagulazione.  

Ecco, dunque, che Rasputin, dopo essere riuscito dove tutti i medici hanno fallito, salva la vita dell’erede al trono di tutte le Russie e si garantisce la riconoscenza a vita della zarina e dello zar, che gli concedono di arrivare fin dove mai nessun altro è giunto. Proprio a causa della nefasta influenza di quest’uomo, legittimato santone e “miracolatore”, nelle cose di Stato, il regno dello Zar è presto travolto dalla rivoluzione e l’intera famiglia reale viene condotta a morte, dopo la deportazione in una delle stragi più cruente e immotivate che la storia ricordi.

Temuto nei circoli di governo, dalla presenza invadente e ingombrante, abituato a imperversare a corte, facendo il bello e il cattivo tempo, e decidendo delle sorti e delle carriere di molti, Rasputin ben presto attira l’odio irrefrenabile degli alti dignitari e nobili russi, che riescono a intravedere il pericolo, al punto di presentare denunce, tanto che la sua attività è sottoposta alla sorveglianza di agenti speciali e forze di polizia.

Ma godendo della fiducia illimitata dalla coppia reale, Rasputin riesce a vanificare ogni tentativo di opposizione alla sua continua ascesa, almeno fino al momento della congiura con cui viene ordita la sua morte, in un ultimo disperato tentativo di preservare la Russia zarista dalla fine imminente.

La sua stessa morte, eseguita maldestramente nel corso di un complotto politico, lo consacra alla leggenda per l’efferatezza e la violenza del crimine, e per la sua straordinaria resistenza fisica, che lo consegnano al mito della storia, con un’areola di supposta immortalità, decretandolo per sempre Rasputin il “Santone”, il “Miracolatore”, il “Profeta” e il “Visionario”.

Le sue profezie, nel corso delle quali ha anche sorprendentemente previsto la sua stessa morte e la firma dei mandanti, hanno consegnato alla storia un ritratto piuttosto inquietante di questo monaco, che, ben diversamente da Nostradamus, sembra averci lasciato testimonianze concrete e previsioni circostanziate degli eventi futuri al punto tale da avvallare con ulteriori prove la sua supposta “santità”.

Nato nel 1871 nel villaggio contadino di Pokrovskoe, poco lontano dalle pendici dei monti Urali, Rasputin è un giovane rissoso, ubriacone, ladro di cavalli, in preda di veri e propri eccessi sessuali, nel corso dei quali sembra compiere “prodezze” sotto l’influsso di una sorta di esaltazione mistica.

Durante l’infanzia cade con il fratello nelle acque gelate di un fiume, sopravvivendo a stento, dopo mesi di lunga malattia, mentre l’altro invece perisce per le forti febbri.

Segnato profondamente da questo episodio drammatico e dalla lunga lotta con il male, cui riesce a resistere solo grazie alla forte fibra fisica, al termine della convalescenza inizia a farsi notare per le sue crisi spirituali, per il suo strano aspetto e per i suoi atteggiamenti ispirati, conquistandosi in tal modo la fama di santone e guaritore, e convincendo l’intero villaggio di aver guarito un cavallo solamente imponendogli le mani.

Rasputin non frequenta mai le scuole, perché le sue braccia sono necessarie sui campi, e cresce provando la dura esistenza del rozzo contadino, alla mercé degli sbalzi climatici in uno sperduto villaggio siberiano, studiando nel contempo il modo migliore per sottrarsi a quella preannunciata schiavitù.

Presto, viene attirato dalle figure mistiche dei santoni, guaritori e sedicenti monaci, della setta Clisthy, che professano un credo al limite dell’eresia. Denominati “lottatori dello spirito”, questi monaci praticano la flagellazione come penitenza fisica e vivono letteralmente alle spalle della comunità, facendosi mantenere dai contadini creduli e influenzabili, che li venerano come dei santi e martiri.