La Corte e l’Inghilterra, e soprattutto i Windsor, non sanno che farsene di un erede femmina. Tutto è stato inutile, la situazione sta per tornare, immutata dopo l’ultimo passaggio del testimone, così com’era al momento della morte di Giorgio IV. L’Inghilterra attende rassegnata il decesso di Guglielmo IV, l’attuale reggente, che renderà vacante il trono e consegnerà la nazione nelle mani delle corti europee che premono sui confini e non aspettano altro per collocare in Inghilterra un regnante del loro stesso sangue.
L’atmosfera è già instabile a corte quando Edoardo muore, dopo soli otto mesi dalla nascita dell’erede, senza nemmeno aver scelto un nome né battezzato la bambina, e per questo a corte si crede di intravedere un motivo. Si vocifera infatti insistentemente e da più parti che si tratti di un frutto illegittimo, che l’infante non sia figlia del già vecchio e malato Edoardo, ma concepita da Vittoria Maria Luisa con la complicità di qualche nobile cadetto di altra famiglia monarchica, prestatosi al compito unicamente per preservare ai Windsor il trono.
Il fatto è che la bimba, chiamata infine Vittoria, come la madre, risulta essere portatrice sana dell’emofilia, la malattia ereditaria che funesta tutte le corti d’Europa, frutto delle continue unioni tra consanguinei, e Edoardo, né nessuno dei figli di Giorgio III, ne era affetto, anzi è la prima volta in assoluto che questa malattia entra alla corte d’Inghilterra, per non uscirne mai più. Il sospetto dunque è che il morbo provenga da altro ceppo dinastico mischiatosi così col sacro sangue dei Windsor.
L’infanzia di Vittoria è serena, la sua è l’educazione standard delle principesse, tutto il necessario per avere una discreta cultura, per intrattenere una dotta conversazione, per essere una buona moglie, le vengono insegnati i segreti di corte, ma non le tecniche del comando, né la ragion di stato, non sa nulla di politica né di economia, tutti sono consapevoli che non è destinata a regnare, il suo sesso la condanna ad essere solo una Principessa, non una futura regina.
Tuttavia, dopo essere giunta alla maturità alla corte dello zio Leopoldo, Re del Belgio, giocando e studiando con figli di questo, i suoi cugini Alberto ed Ernesto, sotto l’ala protettrice della madre, Vittoria Maria Luisa, a 18 anni Vittoria, cresciuta in relativa libertà, mostra un carattere ferreo, volitiva e determinata, fiera e indomita, rivela fin da subito una stoffa inaspettata e attitudini al comando, sembrerebbe quasi predestinata al potere.
A 18 anni ella, appoggiata dai Monarchi del Belgio che l’avevano cresciuta presso la loro corte, inizia la sua scalata al trono, e entra trionfante negli annali della storia dando precise disposizioni, alla morte tanto attesa di Guglielmo IV, per il funerale di Stato, fornendo indicazioni precise e minuziose sulla composizione del corteo, sui dettagli della cerimonia, sulla posizione che i vari dignitari avrebbero dovuto assumere.
Ancora non è stata investita, e già comanda. Come se l’avesse nel sangue.
Tra i tanti candidati possibili, è Vittoria l’unica ad avere (forse) sangue Windsor nelle vene, e comunque risulta essere in assoluto la prima in linea dinastica, figlia comunque di colui che, senza mai essere investito, era già designato come l’ufficiale erede al trono d’Inghilterra.
Questo, unito all’incondizionato appoggio economico e politico dei monarchi del Belgio, che comunque già avevano accolto nel loro seno una mancata regina d’Inghilterra, la sorella di Guglielmo, poi andata sposa a Leopoldo, le frutta il diritto al trono. In barba al suo sesso è candidata ad essere, entro un anno, ufficialmente coronata Regina d’Inghilterra, prima che le altri corti europee si facciano sotto a stravolgere la situazione, presentando i loro aspiranti.
In pratica è quasi un colpo di mano quello attuato dai Windsor in combutta con la corte del Belgio, ma a conti fatti, nella rilettura della storia, risulta essere una mossa forse azzardata, ma felice. Gli eventi comunque dimostreranno che fu una buona scelta.
È davvero una monarca illuminata questa giovanissima sovrana che sale al trono d’Inghilterra, sembra possedere un istinto infallibile per la ragion di stato, un raro intuito per le riforme, e una maturità lungimirante, attuando fin da subito una serie di miglioramenti sociali in netto anticipo sui tempi.
All’insegna della storica frase "l’ignoranza non ci farà entrare vincitori nel XX secolo" dà il via a una serie di profonde riforme sulle istituzioni scolastiche, riduce l’orario di lavoro di donne e bambini, impone nuove leggi tese a preservare le famiglie e a difendere gli strati bassi della popolazione, regalando nuovi benefici, promettendo ulteriori miglioramenti e guadagnandosi fin da subito l’incondizionato entusiasmo dei suoi sudditi, che portarono la sua popolarità alle stelle.
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