Morire è un po’ partire di Thomas B. Dewey, Mondadori 2012
Strano incarico quello per l’investigatore privato Mac Cavanaugh offertogli da una agenzia di Chicago (capo Mike Plasti). Fare da balia ad una donna con due bambini, maschio e femmina, su un treno da Chicago a Los Angeles. Senza farsi notare, naturalmente, che un altro agente ha già fallito. E strano pure l’atteggiamento della donna, in seguito sapremo che si chiama Harriet Mitchell, che ad ogni fermata scende a telefonare da una cabina nella quale subito dopo entra un tizio che non telefona.
In treno conosce il ragazzo, ci gioca, salva pure la bambina dall’arrivo di un carrello, incontra un tizio grosso che, pistola in pugno, lo fa scendere durante la corsa con conseguente slogamento di una caviglia. Ma non può fermarsi, deve portare a termine la sua missione, trova un dottore che lo cura e trova pure la signora Harriet morta in un armadio di un albergo. I bambini sono spariti.
La ricerca continua aiutato dall’amico Donovan, tenente di polizia e dal drogato Birdie che a sua volta aveva aiutato a togliersi da certi pasticci.
Storia di un detective nello stesso tempo duro e dal cuore d’oro e onesto (rifiuta pure dei soldi in più) che vuole giungere alla verità. Non è un eroe ma il ragazzo che ha conosciuto pensa che lo sia. Figure sbozzate con sapienza, anche quelle minori, finale d’azione e ricco di colpi di scena fin troppo complesso. Scrittura veloce senza tanti svolazzi che vanno al dunque.
Un bel libro.
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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