— Non era mia intenzione dimostrare tanto pessimismo — disse il commissario. — Volevo semplicemente spiegare, signor sindaco, che nel lavoro della polizia, passato, presente e futuro si incastrano l’uno nell’altro. Ho piena fiducia che entro un periodo ragionevolmente breve metteremo le mani sul nostro uomo.Caso. Fortuna. Passato, presente e futuro. E anche un pizzico di ottimismo, seppure amaro. A volte dove non arriva il genio sopraggiunge dell’altro. È questo il lavoro dei poliziotti: cercare, capire e, nella peggiore delle ipotesi, aspettare.Ora possiamo aggiungere qualcosa a quanto detto all’inizio. Se ogni romanzo di questa serie rappresenta un momento, un capitolo dell’enorme storia che si dipana lungo decine di romanzi, questo Allarme: arriva la “madama” esemplifica il Caos e il Caso. E insieme ad altri della serie, è il capitolo del Sordo, il Nemico.
È proprio quella fase della vita in cui ognuno di noi cerca delle risposte e non sa trovarle. Quando ci sentiamo giù e non sappiamo immaginare il futuro. Incertezze, paure, abbattimento. È il momento della sconfitta, interiore soprattutto. Non importa che il mistero venga risolto o meno, se il Sordo riuscirà a portare il suo piano fino alla fine. Conta solo come ci ha fatto sentire: degli inetti (concetto ripetuto nel film, tra l’altro), delle nullità.
A chi non è mai capitato di sentirsi fuori luogo? Bene, i detective dell’87° distretto sono uomini come noi, lo abbiamo ripetuto a sufficienza. Momenti del genere arrivano anche per loro. E quando il Caso sopraggiunge e li aiuta, non risolve mai tutti i problemi. Certe cose non hanno sempre una soluzione. Certe ferite non si rimarginano. Rimangono là a ricordarti chi sei e che là fuori c’è sempre uno più furbo o più fortunato di te.
Questo romanzo complesso e che si presta a tante chiavi di lettura è stato scelto per trarne un film, come abbiamo anticipato in apertura. Nel 1972 viene quindi messo in piedi un cast di livello internazionale, affidato alla regia di Richard E. Colla, regista con diverse esperienze nei serial tv, sia prima di questa prova che negli anni successivi (Miami Vice, Hunter, Battlestar Galactica), e che forse si è trovato un po’ in difficoltà nel gestire un folto gruppo di personaggi e una storia non certo lineare e semplice da trasporre sul grande schermo.
In Italia il film è arrivato con un po’ di ritardo e così come è successo per il romanzo il titolo originale (Fuzz) è stato accantonato, questa volta a favore di un scelta decisamente accattivante: …e tutto in biglietti di piccolo taglio.
Una misura del successo (o meglio, insuccesso) del film, perlomeno dalle nostre parti, è data dalla distribuzione dello stesso. La pellicola, diffusa in vhs nel 1985 dalla Warner, non è mai stata passata in formato dvd (e sul mercato dell’usato anche il vhs è quasi introvabile).
Un peccato, davvero, anche perché alla produzione ha partecipato lo stesso autore, sebbene col suo vero nome, Evan Hunter. È sua infatti la sceneggiatura, ma dobbiamo ammettere che se abbiamo negli occhi la meraviglia di un’altra sua pellicola sceneggiata, Gli uccelli di Alfred Hitchcock (The birds, 1963), qui siamo a livelli decisamente diversi e uno spettatore a digiuno dei romanzi dell’87° distretto farà molta fatica a districarsi tra i numerosissimi personaggi e una trama poco lineare.
Il film segue molto fedelmente le vicende del romanzo (molte battute sono addirittura identiche), sebbene sia proprio il finale a prendere un’altra strada e a vanificare l’effetto sorpresa (o il Caso che abbiamo tirato in ballo poco fa). Laddove nel libro (inutile sottolinearlo, ma i romanzi di McBain trovano sempre il modo di soddisfare il lettore) il ritmo della lettura permette di entrare nella storia, di approfondire, di calarsi nei personaggi e nella sfida con il Sordo, nel film questo non avviene, nonostante non brilli per rapidità d’azione. Riesce ad abbinare a un ritmo lento la poca chiarezza dell’insieme, disorientando chi, passando dal romanzo allo schermo, si aspetti di trovare le stesse emozioni.
Ogni romanzo dell’87° distretto dopotutto non racconta mai una sola storia. C’è il filone principale, accompagnato sempre a una o due vicende parallele e autonome. Il problema principale, forse, è che in questa occasione non si è potuto fare la scelta di abbandonare il resto per concentrarsi sulla storia più importante. Per non togliere la sorpresa a chi leggerà il romanzo (che vale davvero la pena di essere letto, lo ripetiamo) non ci soffermeremo a indagare il perché di questo. Basti dire che questa storia deve essere raccontata (che sia romanzo o film) a questo modo, senza tagli o troppi cambiamenti.
Una prova difficile, che non è stata superata, nonostante la presenza di attori davvero sopra la media.
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