Ho fatto un veloce excursus tra i miei articoli. In breve, le satirette e gli “elogi” (che poi sono sempre satirette) più letti delle recensioni. Questo se una parte un po’ mi deprime dall’altra mi rincuora. Vuol dire che in giro c’è ancora voglia di sorridere, seppure in un momento di crisi (o forse proprio per questo). Un mio pezzo intitolato “Fancala!!!” (tutto un programma), pubblicato in un famoso blog di scacchi, ha ormai superato i 3.600 (tremilaseicento!) contatti. Dunque ogni tanto tirerò fuori qualche “elogio”, almeno per rinforzare il mio ego. Oggi è la volta della tomba a tenere banco. Sì, avete capito bene, l’elogio della tomba, cioè della morte.

Non toccatevi dove non dovete toccarvi e non guardiamo solo il lato negativo della cosa. Intanto va elogiata subito la rigida compostezza del morto, la sua serafica imperturbabilità in confronto all’assillo frenetico che ci circonda, dove è tutto un correre continuo di qua e di là, anche in senso metaforico (e state un po’ fermi!).

Poi, voglio dire, da cadaveri si può evitare un sacco di cose fastidiose della vita. Pensate a certe facce grifagne che dovete incontrare tutti i giorni, a certi programmi televisivi, a certi personaggi politici con o senza tacchi alti, a certe stronzate che dovete ingoiare per forza, a certe vigliaccherie, a certi libri.

Ecco, a certi libri. Nel nostro caso a certi libri gialli di scrittorucoli da strapazzo, di stupratori di parole, di patetici strimpellatori di note stonate, di pseudoinventori di storie fatte e rifatte, di ignobili imitatori, di frasette risibili, di tormentoni psicologici, di sgangheratezze lessicali, di malloponi ciccioni puzzoni. E, pure, se Dio vuole, siamo sicuri di evitare l’immancabile, spampanato e pimpireggiante (mio conio) gialletto rosa che va tanto di moda.

E allora, cari lettori (quelli rimasti) un elogio della tomba, come luogo di riparo a tutte le nefandezze della vita, va fatto. Non solo è doveroso ma, direi, imprescindibile...

W la tomba!

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