Il Manipolatore di Michael Robotham non smentisce il successo del suo romanzo d’esordio, L’indiziato, tradotto in 22 lingue. Il confine fra il thriller psicologico e il giallo classico si amalgama a un plot in cui la tensione è sempre molto alta. Un confine che Robotham, classe 1960, conosce bene grazie alla sua personale esperienza. Prima di dedicarsi alla professione di scrittore, infatti, ha lavorato a lungo nel Regno Unito, in Australia e negli Stati Uniti come giornalista investigativo. Il Manipolatore, premiato con il Ned Kelly Award nel 2008 come miglior romanzo di crime fiction, edito in Italia da Fanucci, ha subito trovato un’accoglienza unanime da parte della critica anglosassone. Henry Sutton del Daily Mirror lo definisce “Il suo migliore thriller psicologico, e dimostra che Michael Robotham è un vero talento” mentre il Times parla di “un viaggio avvincente tra le debolezze e i punti di forza della psiche umana”. Proprio così, il romanzo trascina il lettore fin dalla prima pagina. I personaggi convincono e ci fanno vivere in prima persona i loro drammi, le loro paure, le loro angosce in un crescendo inesorabile.
Fin dalle prime battute Michael Robotham ci propone una situazione estrema che cattura e non permette distrazioni. L’uso del presente narrativo aiuta la mimesi del lettore, che viene letteralmente catapultato nelle atmosfere cupe del racconto.
Il romanzo si apre con una donna che si regge al parapetto di un ponte, sospesa nel vuoto sotto una pioggia violentissima. Nuda, sulla sua pancia una scritta con il rossetto: “Puttana”. È in lacrime, supplica, mentre ascolta qualcuno al cellulare. Joseph O’Loughlin, noto psicologo, cerca di farla ragionare. La donna, però, gli dice: “Lei non capisce”, e si lascia cadere nel vuoto. Un suicidio terribile, l’epilogo drammatico di una storia complessa, che per il professor O’Loughlin è però solo l’inizio di un’intricata vicenda. Poche ore dopo l’accaduto, infatti, nel suo studio giunge la figlia della vittima, la quale sostiene che sua madre non si è affatto suicidata. Lo psicologo decide di dare credito alla ragazza e comincia allora a interrogarsi: con chi era al telefono la donna prima di gettarsi dal ponte? Forse con qualcuno che la teneva stretta a sé, che l’ha catturata e l’ha costretta a togliersi la vita?
Michael Robotham ha creato protagonisti vivi che dialogano con il lettore e lo trasportano in un mondo fatto di violenza, ma anche di ragione e di fiuto investigativo. Un mondo in cui il bene e il male si intrecciano fino alle ultimissime battute.
Il Manipolatore
di Michael Robotham
Fanucci Editore
Pagine 550
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