Possiamo dire che la sua vita, almeno da giovane è stata alquanto “movimentata”? Dove è nata e quanti città o continenti ha visitato al seguito della sua famiglia?
Si, in effetti ha ragione! Sono nata a Wellington, in Nuova Zelanda, sono figlia di diplomatici e non ho mai smesso veramente di viaggiare fino a quando ho compiuto 30 anni e ho avuto il primo figlio.
All’inizio ho sempre viaggiato con la mia famiglia – oltre che in Nuova Zelanda, ci siamo fermati in Spagna, in Estremo Oriente, nell’Irlanda del Nord, in Cile e in Ecuador. Il mio primo marito era un fotografo di viaggio per cui mi sono trovata anche con lui a viaggiare davvero molto, per tutta l’America centrale e del sud, nel subcontinente indiano e anche nell’Africa del nord.
Questo muoversi per varie città e continenti è stata una cosa positiva o negativa per lei?
Senza nessun dubbio è stata un’esperienza estremamente positiva, anche nei momenti peggiori!
Tutta questa esposizione a culture e paesi stranieri, mi ha influenzata molto come scrittrice, soprattutto i primi viaggi che ho fatto quando ero piccola.
Sono del tutto sicura che questi viaggi siano stati la ragione per cui ho cominciato a scrivere la prima volta. Ho sentito subito questo grande impulso di descrivere tutti quei posti meravigliosi e misteriosi che avevo visitato, forse anche per riuscire a spiegarli a me stessa.
In certe occasioni mi sono davvero sentita come un’estranea ma ho sempre cercato di non dare peso a questa sensazione. Viaggiare tanto, ti da una sorta di prospettiva differente sulle cose, una abilità nell’essere un po’ come un camaleonte nell’assorbire nuovi posti e mettervi radici molto più facilmente.
Tutto questo è stato estremamente utile, per non dire essenziale, nel mio processo di crescita per diventare scrittrice.
Abbiamo letto che poi ha compiuto gli studi in Inghilterra. Perchè questo?
Dall’età di dieci anni ho frequentato un college femminile. Capisco che questo possa suonare un pò strano per molte persone, ma come probabilmente lei saprà, si tratta di una tradizione inglese.
Non ero troppo felice di essere li e in effetti non mi piaceva in modo particolare vivere in Inghilterra, faceva sempre troppo freddo e io amo i luoghi caldi!
Stranamente però, avrei poi usato questa esperienza poco felice nel cominciare a scrivere Il giardino delle favorite e in seguito Il diamante dell’harem perché ho realizzato che gli anni trascorsi nel college, mi avevano dato un’idea abbastanza verosimile a com’è vivere in un mondo così chiuso come quello.
Quando ha “deciso” di diventare una scrittrice?
Ho cominciato a scrivere da quando avevo l’età di otto anni. Molte erano storie o giochi nei quali convincevo i miei compagni a prendere parte e poi convincevo anche le insegnanti a farmi leggere le mie storie davanti a i miei compagni di classe.
I suoi lavori sono libri di viaggi. Descriveva sempre sue esperienze personali?
Si, in effetti entrambi i miei libri di viaggio raccontano di avventure che ho vissuto i prima persona.
Il primo, Dreams of the Peaceful Dragon, che è stato anche il mio primo libro, è il racconto di un viaggio che ho fatto in Bhutan, quel piccolo paese dell’Himalaya orientale.
Ho viaggiato in groppa a un cavallo dall’ovest fino alla parte orientale più lontana del paese.
In quegli anni non c’erano strade (era il 1985) ed era una cosa molto inusuale da fare che molti pochi stranieri avevano tra l’altro il permesso di fare.
Penso che il mio libro sia in effetti l’unico libro di viaggio esistente riguardo il Bhutan.
Il mio secondo libro, chiamato all’inizio A trip to the light fantastic (ora ripubblicato con il titolo Travels with a Mexican Circus) è il racconto di un intero anno trascorso a viaggiare e a lavorare con un circo in Messico. Devo ammettere che quello è stato l’anno più bello e fantastico di tutta la mia vita.
Il suo primo romanzo è il bellissimo Il giardino delle favorite. Come è nata questa idea? E perché scriverlo su due piani temporali?
Per quanto riguarda Il giardino delle favorite, tutto ha inizio con due personaggi, John Carew, un cuoco inglese dell’epoca elisabettiana e Jamal al-Andaluz, un astronomo arabo.
Dovevo trovare un modo per far incontrare questi due personaggi e questo imperativo mi ha fatto trascorrere alcuni mesi a Istanbul. Ma questo è successo nel 1995!
Ho dovuto poi aspettare molto tempo prima di essere veramente pronta a scrivere questo romanzo, circa quindici anni, e in quell’arco di tempo la storia è cresciuta e cresciuta fino a comprendere tutti gli altri personaggi e tutte le diverse situazioni, in particolare tutte le donne che gravitano attorno all’harem del sultano Ottomano.
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