Che tutti scrivano gialli è ormai assodato. Dal più infimo scribacchino all’affermato scrittore (che poi li leggano è un altro paio di maniche). E Danilo Mainardi, conosciuto etologo di chiara fama, non ha fatto eccezione riproponendo Un innocente vampiro, Cairo 2010, già pubblicato dalla Mondadori nel 1993.

Marzio Lavetti, 50 anni, professore universitario, divorziato con due figli e spallato (unico diversivo un’occhiata malinconica alle cosce di Giovanna) non ne può più della sua vita monotona. Ergo anno sabbatico in Florida (Pointsville) a studiare il vampiro Desmodus rotundus con l’amico Paolino che vive sul posto e non vede da tanto tempo. Solo che Paul Wood (vero nome di Paolino) muore per una strana forma di encefalite fulminante. Un semplice caso o, addirittura, un assassinio ben congegnato con il famoso vampiro a portare il virus maledetto?

E allora Marzio vuole vederci chiaro. Ad aiutarlo nelle “indagini” Agnese Tortora, etologa napoletana “nera, nerissima e slanciata insieme” vivace e dalla parlantina sciolta (critica i letterati umanisti) anche lei lì per studiare i bufali che, guarda caso, sono l’oggetto preferito delle “attenzioni” dei vampiri.

Insieme a loro lo sceriffo Redstone con pancetta, pelo grigio, barbetta, cane labrador, sghignazzo e grugnito all’occasione. Certo non un intellettuale ma un buon psicologo che sa infondere fiducia quando è il caso e un buongustaio, il che non guasta.

Un viaggio tra i vampiri e le loro abitudini, la buona cucina, l’estrema competitività degli scienziati costretti a produrre sempre nuovi risultati, sesso neanche a pensarci che ce n’è anche troppo in giro, al massimo uno sguardo alle cosce di Giovanna ma così tanto per passare il tempo (già detto), un’occhiata ad Agnese che pare “carina” con la “gonna ampia e la camicetta di seta indiana” ed un casto bacetto finale. Il tutto condito da una rivisitazione di “Blow Up” con fotografie in successione e avete già capito.

Prosa semplice, soffusa di humour, lettura piacevole e didattica (ora i vampiri fanno meno paura, credo…), pure anche un po’ ingenua e senza troppe pretese. Carino.

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