E’ la volta di una grande romanzo giallo, La fine dei Greene (The Greene Murder Case, 1928) che viene pubblicato nella collana I Bassotti della Polillo Editore. Il nome dell’autore, S. S. Van Dine,  è conosciuto da stuoli di lettori di romanzi gialli.

E’ noto a tutti che il personaggio dei suoi gialli è Philo Vance un esteta, intellettuale, studioso di psicologia e molto altro ancora.

Possiamo dire che i gialli di Van Dine sono basati principalmente sulla razionalità e su quello che è stato definito un "gioco intellettuale", quello appunto di risolvere enigmi, alla maniera del Nero Wolfe di Rex Stout,  servendosi della semplice logica (in questo caso prettamente deduttiva).

Inoltre lo scrittore è famoso per aver stilato le "Venti regole per scrivere romanzi polizieschi" che uno scrittore deve seguire (Twenty Rules for Writing Detective Stories).

Dal suo personaggio più famoso, Philo Vance, la RAI ha tratto nel 1974 una miniserie televisiva intitolata appunto Philo Vance, interpretata da Giorgio Albertazzi

L’autore:

S.S. Van Dine (1888 - 1939) è lo pseudo­nimo di Willard Huntington Wright, nacque a Charlottesville, in Virginia, da una famiglia benestante. Dopo gli studi in California e la laurea ad Harvard, nel 1908 iniziò a collaborare con il Los Angeles Times come critico letterario. Uomo di grande erudizione con interessi che spaziavano in molti campi del sapere umanistico, all'epo­ca considerava il poliziesco una lette­ratura marginale, tant'è che non se ne occupò mai nelle sue recensioni. Au­tore di un saggio su Nietzsche e di va­ri libri di critica d'arte, nel 1916 pub­blicò The Man of Promise, un roman­zo sperimentale elogiato dalla critica ma ignorato dal pubblico. Tradito da un pessimo carattere che rendeva as­sai problematici i suoi rapporti nel mondo del lavoro, all'inizio degli anni Venti si trovò a New York in gravi dif­ficoltà economiche. Nel frattempo aveva scoperto i gialli e, un po' per sfi­da un po' per necessità, decise di scri­verne uno. Preparò tre progetti per altrettanti romanzi e li sottopose al­l'editore Scribner's che li accettò en­tusiasta. Il primo libro, The Benson Murder Case (La strana morte del signor Benson) fu pubblicato nel 1926 con enorme successo. In pochi anni Van Dine divenne il più acclamato autore americano di gialli e il suo per­sonaggio, l'azzimato Philo Vance, uno dei più celebri investigatori dilettanti della letteratura poliziesca.

la “quarta”:

La sontuosa dimora che si erge all'e­stremità orientale della 53rd Street di Manhattan appartiene ai Greene, una delle più importanti famiglie della città. In base alle disposizioni testamentarie del vecchio Tobias, il patriarca deceduto da una dozzina d'anni, tutti i membri della famiglia devono restare sotto quello stesso tet­to per almeno venticinque anni do­po la sua morte, pena la perdita del­l'eredità. Così nel palazzo vivono an­cora la vedova, costretta su una sedia a rotelle, e i cinque figli: Julia, Chester, Sibella, Rex e la giovane Ada, l'uni­ca a essere stata adottata. La storia ini­zia all'indomani di una notte dram­matica in cui un ladro è penetrato nella casa e, forse preso dal panico, ha spararato a due delle sorelle. Julia, la più grande, è stata uccisa, mentre Ada ha riportato una brutta ferita. Ma la tesi del tentativo di furto fini­to in tragedia non convince Philo Vance, il raffinato investigatore già protagonista di L'enigma dell'alfiere (I bassotti n. 48), che ha notato una stranezza: perché il ladro, anziché rubare gli argenti esposti nella sala al pianterreno, è salito di sopra e ha fatto fuoco sulle due donne? Propo­nendo una nuova ricostruzione dei fatti, Vance riuscirà a dimostrare che si tratta di omicidio intenzionale e a individuare il colpevole.

S.S. Van Dine, La fine dei Greene (The Greene Murder Case, 1928)

Traduzione Pietro Ferrari, Marco Polillo Editore, collana I bassotti, pagg. 322, euro 14,40

ISBN 978-88-8154-351-9