7 Il quinto servitore (The Fifth Servant, 2010)  è il  primo romanzo storico scritto da Kenneth Wishnia.

Un giallo storico che ha suscitato immediatamente l’entusiasmo di lettori e critici negli Stati Uniti. L’autore è uno studioso di storia e cultura ebraica e nel romanzo ha riversato la sua conoscenza in merito per creare un perfetto mix tra mystery e una accurata ambientazione storica creando così un giallo dalla struttura impeccabile.

Gli avvenimenti si svolgono nel ghetto di Praga, siamo in un gelido inizio di primavera e una mattina, alla vigilia di Pasqua, si scopre, in una bottega ebraica, il corpo sgozzato e dissanguato di una bambina cristiana. Immediatamente il commerciante e la sua famiglia sono arrestati e tutti i cristiani ne chiedono la testa.

Il protagonista, l’ebreo Benyamin Ben Akiva, quinto servitore del ghetto, che tra i vari compiti ha quello di percuotere, al mattino presto, le porte degli abitanti, per annunciare l’inizio della funzione. Lui è un bravo studioso del Talmud, è arrivato da poco a Praga e verrà incaricato di indagare per scoprire chi ha ucciso la povera ragazza. Avrà tre giorni di tempo per consegnare il “vero” colpevole alle autorità, perchè il ghetto, tutto il ghetto rischia di essere raso al suolo.

Sarà una indagine difficile, però Benyamin userà tutta la sua intelligenza e l’arguzia e la fede di cui è dotato. Il Talmud afferma che molte cose nella vita dipendono dal “Mazl” cioè dalla fortuna e in questo il protagonista sarà fortunato potendo contare anche sull’aiuto di varie persone.

Un romanzo che sicuramente piacerà a quanto amano il mistero e quelli che amano il romanzo storico, con l’ambietanzione di una Praga del sedicesimo secolo ben descritta, con le sue superstizioni e l’odio dei cristiani verso gli ebrei.

Kenneth Wishnia
Kenneth Wishnia

L’autore:

Kenneth Wishnia è originario del New Hampshire. Il suo vero nome è Kja Wishnia e sotto questo nome ha scritto una serie di romanzi gialli, cinque per l’esattezza serie denominata “Filomena Buscarsela Mystery”.

Ha studiato letteratura e cinema alla Brown University e alla San Francisco State University, arti visive alla Rhode Island School of Design, ha conseguito un dottorato in letterature comparate e insegna letteratura e scrittura creativa al Suffolk County Community College. È uno specialista di storia e cultura ebraica.

Il suo primo romanzo, 23 Shades of Black (della serie sopracitata) è stato candidato all'Edgar.

Vive e lavora a New York. Il quinto servitore è il suo esordio nel giallo storico.

un brano: 

<<......I topi si sparpagliarono sul mio cammino, lasciando sottili scie di sangue con la coda. Tolsi di mezzo a calci alcune delle disgustose creature, scavalcai le impronte che si stavano scigliendo nel ghiaccio e mi feci largo tra le persone impietrite sulla soglia del negozio.

Riconobbi nella donna isterica la stessa che avevo visto prima con il fazzoletto blu in testa. Dalla sua cesta sporgevano carote ed erbe aromatiche in fiore: doveva essere accaduto qualcosa mentre faceva la spesa. La donna agitava le braccia come un mulino a vento impazzito, minacciando ferri incandescenti e altre terribili torture a chi aveva perpetrato quel delitto contro la cristianità, mentre la proprietaria terrorizzata la pregava di smetterla.

Sul pavimento, tra le due, giaceva il corpo di una bambina bionda che poteva avere sei o sette anni, con la veste insanguinata e il volto immobile e spento della morte. Tenni a freno l’impulso di inginocchiarmi accanto a lei e toccarla, giusto per capire se quel povero corpicino fosse ancora caldo. Non potevo farlo di fronte a un’isterica testimone cristiana. Meglio lasciar perdere......>>

la “quarta”:

Un grido squarcia il velo della notte. È un nome ripetuto ossessivamente per le strade di Praga da una voce di­sperata. Il nome di una vittima. E una bambina. È cristiana. Ed è sta­ta sgozzata il Venerdì santo del 1592. Il suo corpo dissanguato viene rinve­nuto in una bottega ebraica. Benyamin Ben Akiva, quinto servitore del ghetto, si precipita sulla scena del cri­mine per far luce sull'accaduto, ma le cose si mettono subito malissimo. La folla reclama a gran voce una puni­zione esemplare che metta fine una volta per tutte alle sordide pratiche giudaiche: «Ogni anno gli ebrei am­mazzano un cristiano per mescolarne il sangue al loro maledetto pane pa­squale». Il proprietario della bottega finisce in catene con l'accusa di omici­dio rituale, mentre la moglie e la figlia vengono affidate alle “cure del vesco­vo Stempfel, l'inquisitore appena giunto in Boemia per estirpare la malapianta della stregoneria. E questa volta nemmeno la protezione dell'im­peratore Rodolfo salverà gli ebrei dalla furia vendicatrice della popola­zione cristiana.

Benyamin ha solo tre giorni di tempo per trovare il vero colpevole e conse­gnarlo alle autorità, altrimenti il ghet­to sarà raso al suolo. Perché salvare la vita del bottegaio vuol dire salvare tutto il suo popolo. Le sue uniche ar­mi sono la sottile arte del ragiona­mento e la millenaria sapienza eredi­tata dai tanti rabbini che l'hanno pre­ceduto.

Ma nei meandri del ghetto si aggira una realtà ben più cruda dello spettro antisemita.

Kenneth Wishnia, Il quinto servitore (The Fifth Servant, 2010)

Traduzione Elisabetta Valdrè, Longanesi, collana La Gaja Scienza 950, pagg. 492, euro 19,60

ISBN 978-88-304-2706-8