La morte risaliva alla sera di venerdì. Morte istantanea: la pallottola, una calibro 9, era fuoriuscita dall’estremità opposta della scatola cranica, portandosene appresso una parte, e sporcando di sangue e di materia cerebrale l’abitacolo, dalla parte sinistra. La pistola, era caduta in avanti e rotolata sul tappetino, davanti al posto accanto al guidatore. Non rinvennero impronte digitali, visto che il guidatore indossava dei guanti. E fatto strano, indossava anche un soprabito e un cappello di feltro. Si seppe poi che soffriva di problemi circolatori, e aveva freddo anche in estate.Il motore risultava essere spento, ma quello che lasciò perplessi fu la contemporanea batteria scarica, come se fosse stata tenuta accesa per l’intera notte: forse, si disse, a causa della luce dell’abitacolo, che risultava essere stata accesa, come provava la levetta del selettore posta in posizione on.
La dottoressa rinviò ogni altro dettaglio a dopo l’autopsia, interpellata in merito anche dal giudice istruttore arrivato poco prima. Cosa che tuttavia non impedì a Longalma di frugare nel cassetto del cruscotto e di rimanere tuttavia perplesso. Non riuscì a capacitarsi di quella sensazione: non c’era nulla di insolito in quella macchina, tutto pareva avvalorare un suicidio, eppure..lui sentiva la presenza di un elemento di disturbo. La presenza o la mancanza ?
Intanto si vide attorno: la Porsche occupava buona parte di un box molto molto artigianale, costituito da lamiere, e in lamiera era anche la saracinesca forzata. Il box era ancorato al terreno da quattro pali che ai quattro angoli facevano da supporto e che davano sicurezza alla costruzione; il fatto di poggiare direttamente sul terreno, non toglieva nulla in sicurezza, giacchè esso era duro e compatto. Così in sostanza, la macchina chiusa dall’interno veniva a trovarsi al di dentro di un box chiuso e con la saracinesca talmente chiusa da doversi forzare per accedervi.
Longalma non riusciva a capire: ancora altri elementi si sommavano ed il quadro era uno solo possibile: suicidio. Eppure.. c’era quel tarlo, quel qualcosa che non riusciva a mettere a fuoco. Mancava solo l’autopsia: solo essa poteva chiarire i dubbi esistenti.
L’indomani la notizia arrivò con l’effetto di una bomba.
-Pronto? Commissario, sono la dott.ssa Ambrosiani. La interesserà sapere, immagino, che la vittima era pienamente cosciente all’atto della morte: nessuna droga e niente alcool. La morte è sopravvenuta attorno alle ore 22,30: le macchie ipostatiche parlano chiaro. Anche se..
-Anche se..cosa?
-Anche se, il fatto di essere stata la macchina chiusa in un box formato di lamiera, costituisce probabilmente un presupposto perché la data della morte possa essere anche anticipata: il calore può aver favorito un’accelerazione dei processi putrefattivi.
-Che bella notizia, dott.ssa! In altre parole non abbiamo con certezza l’ora della morte..
-E ne ho un’altra ancora che credo la manderà in sollucchero: il guanto di paraffina è ovviamente negativo, perché avendo i guanti.. mentre sui guanti abbiamo riscontrato numerose particelle di polvere da sparo incombuste.
-La vittima aveva i guanti ? E perché ? Non me ne ero accorto. I guanti. In agosto? Mah.. Quindi è suicidio. Comunque i risultati definitivi quando me li fa avere ?
-Subitissimo! A presto.
Longalma chiuse il telefono. Possibile che si fosse sbagliato ? Può darsi che il suo infallibile naso stavolta avesse toppato. Certo che era cosa davvero strana il mettere in moto l’auto, poi infilarsi un guanto e con esso impugnare la pistola, non sua e far fuoco.
Intanto un agente entrò salutandolo: aveva una copia del giornale sotto il braccio. Il titolo più vistoso era: “La Jaguar E Type dell’Ing. Ferrigno vince la corsa dell’anno, e con essa i 500.000 euro, posti in palio”.
-Piantone, chiamami Ladisa. Subito.
L’Ispettore Ladisa, un giovane alto e biondo, con due enormi baffi segaligni e una faccia rubiconda e simpatica, gli si presentò nel giro di dieci minuti.
-Gianni, va a trovare i concorrenti alla corsa e fammi un resoconto delle loro azioni, venerdì sera. Due ore dopo aveva una serie di dati su cui riflettere.
La corsa si sapeva era appannaggio di sole cinque auto, e i proprietari di queste cinque avevano partecipato, tutti e cinque, ad un poker, assieme ad altri tre concorrenti della parata. Avevano giocato a poker senza allontanarsi mai più di un minuto, il tempo necessario per “fare un po’ d’acqua” e si erano alzati alle 00,40 dal tavolo. Fino ad allora erano coperti; ma si sa, il povero Perrino si era ucciso e del resto, anche se quattro avrebbero avuto un movente, se fosse stato omicidio, perché guadagnare 500.000 euro sarebbe stato più che un valido movente, essi non erano parte in causa. E poi..si erano tutti alzati e andati via alle 00,40, e la morte era precedente di almeno due ore e dieci prima, sempre che non vi fosse stata un’alterazione dei tempi di avvio dei processi putrefattivi a causa della temperatura; perché in quel caso sarebbe stata anche precedente alle 22,30. E del resto Perrino era andato via alle ore 22,30..
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