E’ il gelido agosto cileno del 1973. Il Paese vive gli ultimi, convulsi ed intensi momenti di libertà prima del Golpe. Cayetano Brulé, un giovane cubano di Miami, che si è trasferito a Valparaíso “la perla del Pacifico” per seguire la moglie, un’aristocratica attivista di Unidad Popular, incontra per caso durante una festa Pablo Neruda. Il vecchio Poeta dell’amore e dell’impegno politico sta morendo di cancro e ne è consapevole. D’istinto, forse perché il giovane Cayetano è habanero, forse perché gli ricorda se stesso giovane, lo invita alla Sebastiana, la più bella ed amata delle sue case. E qui, guardando l’oceano che si perde all’orizzonte, gli affida una missione difficile e misteriosa: andare a Città del Messico ( dove è stato console negli anni del secondo conflitto mondiale ) alla ricerca del dottor Ángel Bracamonte, un oncologo che cura i suoi malati con sostanze tratte da piante millenarie del Chapas. Brulé si schernisce, sostenendo che egli” non è un detective,…che non ha la minima idea di come lavori un detective”.. Ma il Poeta non ha dubbi: gli basterà leggere alcuni libri di Georges Simenon che scrive “romanzi polizieschi che introducono alla vita com’è, non come Poe o Conan Doyle i cui detective sono troppo stravaganti e cerebrali”. Con i libri di Simenon in tasca, Brulé parte quindi per Città del Messico. Nell’immensa città che prima dell’arrivo di Hernán Cortés- e dell’uomo bianco- era una delle capitali del mondo, il giovane cubano si rende conto che una cosa è essere Maigret a Parigi, in un Paese ordinato con una Polizia efficiente, ed un’ altra tentare di imitarlo in Sudamerica “ dove dominano improvvisazione ed arbitrarietà, corruzione ed avidità…e dove nemmeno Miss Marple, Marlowe o Sam Spade avrebbero saputo come cavarsela”. Ed invece, Brulé si rivela bravissimo, perché riesce a scoprire, aiutato da una vecchia dama, che, ahimè per don Pablo, il dottor Bracamonte è morto da molti anni. Resta la moglie Beatriz
-negli anni 40 giovanissima e molto bella-, che ha però lasciato da tempo il Mexico per Cuba....Neruda, sempre più debole, non si arrende: e così la ricerca continua nell’isola di Fidel Castro, poi a Berlino Est, a La Paz, in Bolivia. Perché tanta insistenza? Chi è questa donna enigmatica ed inafferrabile dal dolce nome dantesco? Qual è il segreto di un uomo tanto celebre ed amato, un’icona del secolo scorso, un mito per i progressisti, il Poeta dell’amore, Premio Stalin e Premio Nobel?
Il caso Neruda, come è facile arguire da queste poche note, è un Giallo anomalo. C’è un’indagine investigativa molto movimentata, spesso divertente e con un finale a sorpresa, c’è un detective alle prime armi ma che diventerà famoso, ma non vi è un delitto vero e proprio. Al suo posto vi è un uomo, reputato da tutti un grande uomo, che ha commesso dei “delitti”: ha distrutto il cuore e la vita di molte donne( e di una figlia minorata) che lo amavano appassionatamente, ha tradito, ingannato, cambiato partito, ideali, amici, compagni per la sua felicità e per il successo letterario, anche se in questa sua vulnerabilità non è dissimile da quasi tutti gli esseri umani. V’è una donna misteriosa che sembra uscita dalle pagine di un Ambler o un Le Carré. E soprattutto, c’è l’America Latina, con le sue tragedie vere e le rivoluzioni utopiche, con i suoi sogni intatti e la grande voglia di vivere, che sa regalarci polizieschi brillanti e trascinanti come questo.
Roberto Ampuero è nato a Valparaìso nel 1953, ma vive negli Stati Uniti. Di lui ricordiamo tra i suoi numerosi romanzi “Chi ha ucciso Cristian Kustermann?" (Premio de Novela “ El Mercurio”).
“Il caso Neruda” di Roberto Ampuero. Garzanti editore pagine 332 traduzione di Stefania Cherchi
18,60 euro
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