Ferito nell’anima da una terribile tragedia familiare e disgustato dal declino dell’Italia - “un Paese perduto, senza possibilità di riscatto, moralmente annientato”- Efrem Parodi, trentacinquenne di Savona, accetta con gioia la cattedra di Storia Contemporanea nella Università della Piccola Città, nel nord-ovest dell’Argentina, ai piedi delle Ande. Sebbene il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, il vecchio e saggio dott Gavazzi cerchi di inoculargli un po’ del suo cinismo senza il quale è ormai impossibile sopravvivere sotto ogni latitudine, il giovane professore è felice di essersi trasferito nel Nuovo Mondo, che ritiene puro ed incorrotto. E’ un sogno che dura poco.
A svegliarlo sono ”i capelli corvini, lunghi e lisci, il seno pieno, sodo, teso” e il corpo sensuale di Alicia Cerruti, una sua alunna. La giovane è figlia di un ricco imprenditore di origine italiana e di Graciela Moyraga, discendente di una famiglia dell’alta borghesia conservatrice e cattolica lefebvriana di Buenos Aires. La donna vive nel ricordo appassionato di Raùl, il suo giovane amante povero, desaparecido negli anni terribili della dittatura militare. Graciela ha fatto crescere la figlia nella morbosa convinzione che sia Raùl il suo vero padre: Cerruti ha messo solo il suo liquido seminale. Per questo, la ragazza che appare a tutti solare e piena di vita, è rosa dentro dall’ossessiva nostalgia di un uomo che non ha mai visto e nell’orrore di un crimine impunito. Tra le braccia di Alicia cui lo lega un amour fou, l’idealismo del professore si trasforma lentamente in un desiderio irrefrenabile di giustizia.. Prigioniero delle sue ossessioni che ben si sposano con quelle delle due argentine, Parodi decide quindi di andare alla ricerca di un don Tino, un enigmatico sacerdote che è stato definito “l’angelo dei prigionieri politici”
E’ una ricerca fredda, lucida, maniacale che lo porterà prima in Italia e poi fino a Ushuaia, nella Terra del Fuoco, alla fin del mundo.
Per vendetta (Rizzoli 2009) è un romanzo duro, potente, di grande impatto emotivo in cui l’autore esprime con coraggio una sua tesi provocatoria che è anche un atto di accusa contro la Chiesa cattolica argentina che si schierò nei terribili Anni 70, in piena Guerra Fredda, contro il messaggio di Cristo e a favore dei Generali golpisti,, dei torturatori e degli assassini. Di fronte alla violenza insensata del potere, secondo Alessandro Perissinotto, il giusto, la vittima, che non ha avuto giustizia da parte dello Stato democratico e della società cosiddetta civile, ha diritto all’odio e alla vendetta. E’ il salmo 58 della stessa Bibbia che recita “ Il giusto godrà nel vedere la vendetta, laverà i piedi nel sangue dell’empio, e la gente dirà: c’è un premio per il giusto”
Si può non essere d’accordo, ma dinanzi alle immense ingiustizie del nostro presente, è una tesi che fa pensare.
“Per Vendetta” di Alessandro Perissinotto, Rizzoli editore, 2009 pagine 244 17.50 euro
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