Claude Aveline (1901-1992)

 

Claude Aveline, pseudonimo di Eugène Avtsine, nacque a Parigi il 19 luglio 1901. Gran nome della critica, del giornalismo e della letteratura francese del Novecento, fu sempre attivo politicamente.

E fu amico prima di Anatole France, poi di Jean Vigo (il regista dell’Atalante), editore e romanziere.

 Nel 1932 scrisse un romanzo poliziesco La Double Mort de Frédéric Belot”: ;nella prefazione che scrisse egli stesso, notò che “Il n'y a pas de mauvais genres, il n'y a que de mauvais écrivains 

( traduz.:non ci sono cattivi generi, ci sono solo cattivi scrittori)”, sdoganando così la letteratura poliziesca.

Fu il primo, e sarebbe dovuto essere l’unico. Ma dopo che nel 1936 era apparso il suo “Le Prisonnier” a cui si dice si sia ispirato Albert Camus per il suo “L'Étranger ”, Aveline pubblicò il suo secondo scritto, Voiture 7 place 15, più un racconto che un romanzo.

Il terzo invece vide la nascita durante la guerra: L'Abonné de la ligne U fu iniziato nell’autunno del 1940, mentre Aveline, da intellettuale impegnato, collaborava con giornali clandestini. Il romanzo tuttavia non fu dato alle stampe prima della Liberazione, nonostante fosse stato finito nel 1942 giacchè si oppose ad essa la censura tedesca.

Particolare curioso è che assieme a L'Abonné de la ligne U, Aveline dette alle stampe sempre a Liberazione avvenuta, il suo quarto poliziesco: Le Jet d'eau, creato in piena clandestinità.

Interessante è notare come Aveline avesse ammesso che nel momento in cui aveva scritto L'Abonné de la ligne U, si era già posto il problema della creazione di una Suite Poliziesca, in cui riunire i vari lavori. Ed è fortemente emblematico che già avesse pensato che cominciare con un romanzo fiume come L'Abonné de la ligne U non sarebbe stato in linea poi con la creazione di un romanzo breve come la Voiture 7 place 15: era quindi necessario creare un altro lavoro che facesse da cerniera, appunto Le Jet d'eau.

Infine, dopo che negli anni ’50 e ’60 Aveline aveva dato il meglio di sé con romanzi e testi radiofonici, e poesie ( si ricorda come molti artisti di varie scuole pittoriche furono da lui invitati nel 1956 ad usare il testo forse della sua poesia più famosa “Portrait de l'Oiseau-Qui-N'Existe-Pas” per dar vita a dei ritratti, che furono poi esposti nel Centro Pompidou),

nel 1970, Aveline scrisse il suo quinto romanzo poliziesco, L'Œil-de-chat, il più classico dei cinque che raccolse successivamente poi in un solo volume, Suite policière, in cui comprese una Double note sur le roman policier e una Confession policière.

Aveline morì il 4 novembre1992, a Parigi.

 

L’Opera

 

Aveline cominciò la sua opera dalla fine: “la storia poliziesca”  disse “è una storia che ricomincia alla fine. Se c’è un romanzo che si presta a essere riletto, questo, contrariamente all’opinione generale, è proprio il poliziesco. Il lettore ha seguito un’indagine, mettendosi nei panni dell’investigatore. Ebbene, ora può riprenderla, non piu con gli occhi dell’autore, ma con quelli del criminale. Con gli occhi, il cuore, le viscere dcl criminale. Alle mosse del futuro trionfatore, si sostituiscono le angosce di un essere braccato dalla polizia, oppure dai propri rimorsi. Nel romanzo letterario ‘consueto’, il lettore può sognare soltanto durante il suo primo contatto con l’opera... qui, invece, egli si trova in grado di evocare un nuovo dramma. Qui può creare”.

Ma oltre che meta-lettura per antonomasia, La doppia morte dell’ispettore Belot, incominciò veramente dalla fine: infatti in essa l’Ispettore Belot apparve e morì. Visto il successo del romanzo, Aveline pensò bene di continuare a narrare le gesta di Belot, e, siccome lo aveva fatto già morire, pensò bene di narrare le sue imprese precedenti: “..Avevo fatto morire il mio poliziotto al primo colpo, e perfino due volte, non avevo previsto che avrebbe dovuto riprendere servizio. Fortunatamente, non l'avevo fatto morire troppo giovane. Dopo, ho quindi raccontato avventure accadute prima del 1932”.

Si può dire quindi che Aveline cominciò..col botto. “La doppia morte dell’Ispettore Belot” (che tra l’altro era l’unica sua opera poliziesca conosciuta in Italia, in ragione di un Giallo Mondadori vecchissimo) è in sostanza un romanzo sul Doppelganger, soggetto che nel giallo ha usufruito di varie elaborazioni: il fratello gemello, lo sdoppiamento di personalità, il sosia. Vari sono stati gli autori che lo hanno trattato, da Joseph Le Fanu, a Helen McCloy, da Ellery Queen  a Boileau & Narcejac, il doppio ha sempre interessato moltissimo: naturale che quindi un romanziere intellettuale come Aveline se ne impossessasse. Qui tuttavia accanto allo sdoppiamento fisico vi è quello psichico.