Riprendo e rimpolpo un pezzo già scritto in staggese e lo traduco in italiano perché la cosa è seria. Seria per noi maschietti, voglio dire. Si tratta delle pocce. Sì, proprio delle pocce. E non fate codesta faccia schizzinosa che non è una parolaccia. Con quello che si legge in giro poi…
Le pocce arrivano da tutte le parti e in tutte le forme: a pera, a mela, a cocomero, a zucca. Di tutti i tipi e di tutte le dimensioni. E s’aggregano e saltano e ballonzolano e fanno un casino del diavolo. E incominciano a sparare. Ma mica latte caldo che farebbe anche bene alla salute. E ti sparano articoli, racconti, romanzi polizieschi, interviste, recensioni. A ripetizione, a raffica, a mitragliate. Sono tante. Ma tante tante. Troppe. Se non ci si sta attenti si pestano. Sono furbe, scaltre. Assetate di gloria. Hanno le punte delle penne intinte nel veleno del riscatto. E ci sanno fare. Sono più organizzate, meno litigiose del solito. Capaci di stare insieme, di fare comunella. Non contente di scrivere gialli ti inventano una dopo l’altra una serie di detective in gonnella (o in pantaloni che fa lo stesso) da far venire il capogiro. Via il maschio anche nell’immaginario! Una rivolta. Una rivoluzione. E l’uomo che fa? I’ bischero, diceva i’ mi’ babbo. Mica si dà da fare per respingere in qualche modo questo assalto di forme rotonde. Anzi lo agevola. Soprattutto nell’immaginario creando a sua volta un bel malloppo di pocce con la pistola. Quel tontolone di James Patterson te ne ha scaricate addirittura quattro gli venisse un colpo! E quell’ingenuo, a dir poco, di Otto Penzler ha dedicato una intera antologia alle “Donne pericolose”. Lui voleva forse metterci sull’avviso e intanto hanno conquistato la parte essenziale di tutti i racconti. Povero allocco!
E a proposito di antologie sta venendo fuori una nuova forma di razzismo alla rovescia. Niente autori con le palle (in senso non metaforico) ma solo autori con le pocce. Basta citare “Alle signore piace il nero” dove non c’è posto per pistolotti di sorta. Ma poi, insomma, che le pocce siano dappertutto basta fare un giretto in internet per rendercene conto. In tutte le loro sfumature: aggressive, delicate, signorilmente classiche, composte, gentili, peperine eccetera eccetera. Scrivono, recensiscono, intervistano, discutono, commentano. Non stanno mai ferme. Non stanno mai zitte.
Spesso ho un incubo. E’ notte. Cammino per una strada buia. All’improvviso delle pocce incappucciate. Le riconosco dal capezzolo che esce di fuori. Mi seguono ballonzolando. Cloppete cloppete cloppete. Allungo il passo. Allungano il passo. Inizio a correre. Ballonzolano e rimbalzano più veloci. Cloppete cloppete cloppete. Una via senza uscita. Una luce bianca, irreale. La luna rotonda nel cielo a forma di poccia. Abbasso lo sguardo. Sono circondato. Le pocce si avvicinano. Mi avvolgono. Il loro tepore mi stordisce. Un sorrisetto da ebete. Faccio fatica a respirare. Ho paura. Le pocce mi stringono, mi soffocano…
Mammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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