E’ in libreria dal 26 di marzo il thriller scritto da Inaki Biggi dal titolo La formula Stradivari (La formula Stradivarius, 2007).
L’autore è in questi giorni in Italia e Sherlockmagazine ne ha approfittato per conoscerlo meglio. Inaki Bigg è al suo esordio in Italia ma in Spagna è al suo secondo romanzo.
Sm – La formula Stradivari è il suo primo romanzo che viene tradotto in Italia, il suo nome è in pratica sconosciuto ai nostri lettori. Può dirci ”chi è” Inaki Biggi? Dove e quando è nato, studi fatti, dove vive, cosa ha fatto sino ad ora e cosa fa ora oltre che a scrivere?
Sono nato a San Sebastian dove tutt’ora vivo e dove sono sempre stato, lavoro per il municipio. Ho studiato psicologia e mi sono formato da autodidatta in campo storico; un campo che mi è servito e mi serve per la costruzione dei romanzi che scrivo.
Sm – Da ragazzo/adolescente le piaceva leggere? Quali sono state le letture che l’hanno colpita in modo particolare
Ho sempre letto moltissimo, a casa mia si leggeva molto e mi è rimasta attaccata questa felice abitudine.
Da ragazzo, da adolescente leggevo molti romanzi soprattutto quelli di avventura o romanzi dello stile che poteva scrivere uno Stephem King o scrittori simili in quel periodo. Successivamente, crescendo sono passato a leggere romanzi di taglio storico e queste erano e sono le mie letture principali nei momenti di tempo libero, poi magari mi dedico a letture più serie quando debbo studiare per qualche ragione specifica.
Sm – Come è arrivato alla decisione di “scrivere”?
Come dicevo prima, leggevo moltissimo e quando si legge una quantità imponente di romanzi credo che alla fine si finisca per assimilare il modo di gestire gli schemi per costruire un romanzo, in qualche modo riusciamo a capire istintivamente in che modo vada sviluppato un romanzo.
Quindi sono arrivato a un momento della mia vita in cui, leggendo sempre romanzi scritti da qualcun’altro avevo l’impressione di leggere un qualcosa che avevo letto più volte. Così ho deciso di provare a descrivere io stesso una storia, a creare la mia storia, con i miei personaggi e con un finale che si confacesse pienamente a me.
Sm – Cosa ha scritto/pubblicato prima di questo romanzo?
Prima del presente romanzo ho pubblicato in Spagna un altro romanzo dal titolo: “Il santuario”. Prima di questi due lavori avevo scritto racconti brevi e dei racconti per l’infanzia, ma amo sopratutto cimentarmi con il genere del romanzo perche penso che mi dia più possibilita di sviluppare un mondo complesso, un mondo articolato, un mondo che riflette meglio la realtà. Il racconto è breve per sua stessa natura quindi impone una sintesi che in qualche modo è in contrasto con la complessità che il romanzo permette invece di sviluppare. Il romanzo quindi è un mondo più libero, se vogliamo, che mi consente di sviluppare una trama più articolata, di tracciare meglio la personalità, la psicologia dei personaggi.
Pertanto preferisco di gran lunga scrivere romanzi in quanto, ripeto, il racconto breve necessita di una sintesi che condensa forse eccessivamente quello che si vuole raccontare e quindi si perde un poco la prospettiva che invece il romanzo consente.
Sm – ha avuto difficoltà a trovare un editore per pubblicare i suoi racconti e i romanzi?
Per quanto attiene ai racconti sia quelli brevi che quelli per ragazzi non sono stati pubblicati perchè non ho proprio cercato che venissero pubblicati e per il momento non ho nessuna intenzione di mandarli a un editore.
Il mio primo tentativo di pubblicazione l’ho fatto con il mio romanzo “Il santuario” ed è lecito pensare, poichè non ero affatto conosciuto gli inizi, che questi siano stati molto difficoltosi. Però poi ho avuto la fortuna di trovare sulla mia strada una agente letteraria di Barcellona a cui è piaciuto molto il mio romanzo e ha lottato e non ha mai rinunciato fino a quando è riuscita a trovare un editore che ha accettato di pubblicarlo.
Sono molto grato a entrambi perchè hanno scommesso su di me e sul mio romanzo; anche perchè scommettere su di un autore esordiente è sempre un rischio.
Sm – E quale è stato il lavoro di ricerca, le basi storiche su cui ha basato il romanzo? Poi quanto tempo ci ha messo per scriverlo?
In totale ho impiegato due anni, il primo anno è stato interamente dedicato all’attività di documentazione anche se va detto che le due cose, in un primo momento, cioè scrivere e documentarsi alle volte si sovrappongono. ma sopratutto per la documentazione è stato usato il primo anno, perchè dovevo ben strutturare il romanzo, non solo per quel che attiene ai semplici dati e alla loro veridicità ma anche per vedere in che modo questi dati potessero incastrarsi fra di loro, incasellarsi fra di loro.
Il secondo anno invece è stato completamente dedicato alla redazione vera e propria. Diciamo che una volta che si ha ben chiaro nella mente ciò che vuoi scrivere, una volta che hai creato i personaggi, hai la struttura della trama ecc. il momento della redazione e quasi più semplice, fluisce in modo quasi naturale
Sm – Il romanzo storico o il thriller storico ha avuto una grande espansione. A cosa si può attribuire questo?
Io credo che il segreto consista nel saper combinare nel modo più adeguato possibile l’immaginazione e la storia reale.
Possiamo avere un romanzo che è tutta fiction, tutta pura narrativa nata esclusivamente dall’immaginazione dell’autore, che è si coinvolgente, che può catturare l’attenzione del lettore, tuttavia io credo che se questo romanzo ha una base per quanto minima di fatti reali realmente accaduti questo rappresenti un “plus” per il lettore. Non è la stessa cosa parlare di un personaggio assolutamente fittizio oppure parlare di un personaggio come Nelson Mandela, giusto per fare un esempio, il primo che mi viene in mente. Quindi anche se la storia che costruiamo su Nelson Mandela è una storia fittiza il fatto che il personaggio sia esistito davvero da una dimensione veramente diversa.
Nel caso del mio romanzo ho scelto Stradivari perchè è universalmente noto. Se al posto di parlare di lui avessi scelto di basare la mia storia su un liutaio sconosciuto chiamato per esempio Giovanni Arrivederci non sarebbe stato lo stesso, avrei dovuto introdurre all’inizio il liutaio al lettori, spiegare per bene chi era e cosa faceva e sarebbe stato più lontano in qualche modo alieno estraneo al loro mondo, invece Stradivari in quanto realmente esistito è più vicino, più prossimo.
Io credo che il segreto sia proprio la capacità di dosare sapientementemte immaginazione e storia reale anche perchè questo ci da la possibilità di farci sentire curiosi nei confronti della storia magari quella stessa storia che ci hanno insegnato a scuola e che ci annoiava terribilmente.
Sm – Sotto il nazismo esisteva veramente un istituto che studiava la possibilita’ di appropriarsi dell’arca dell’alleanza, la lancia di Longino, il Santo Graal ecc. ecc.
Tutto questo è assolutamente vero, documentato e descritto ed è storia. I nazisti avevano un istituto chiamato Enerve che serviva a studiare gli avi, e degli avi studiavano il linguaggio, le rune, i misteri che erano in qualche modo associati appunto ai loro avi, ovvero alla razza ariana quando era pura secondo loro.
Questo istituto è stato potenziato fino al punto che passò a dipendere direttamente dal secondo di Hitler, Himmler che era il responsabile diretto dell’istituto Enerve e questo la dice lunga sull’importanza che questo istituto ricopriva per i nazisti. Tra le varie ricerche ne ha portato avanti alcune che potranno sembrare assurde o da favola. Siamo abituati a vedere il film con Indiana Jones che contende ai nazisti il ritrovamento dell’Arca dell’Alleanza perchè i nazisti pensavano che chi fosse riuscito a mettere le mani sull’Arca avrebbe avuto il potere assoluto, in grado di dominare il mondo, quindi per quanto tutto ciò sembri strano è tutto vero. Ma non solamente l’Arca dell’Alleanza, il Santo Graal o
la Lancia di Longino, non solo quello ma anche il Tibet, sono andati in Tibet alla ricerca di quelli che per loro erano i cugini lontani di una razza intraterrena di una civiltà che secondo loro si sarebbe potuta sviluppare sotto la superficie terrestre e sarebbe emersa alla superficie attraverso il Tibet. Tutte queste ricerche sono assolutamente documentate.
Sm – Nel romanzo si parla della teoria della musica delle sfere (Pitagora) cosa è?
Pitagora credeva che gli astri fossero pianeti piuttosto che stelle e che nel loro movimento di rotazione su se stessi emettessero un suono anzi per meglio dire una musica assolutamente ascoltabile, assolutamente percepibile che però noi non percepiamo in quanto da quando siamo concepiti, da quando ci siamo sviluppati come specie, questa musica, questo suono è sempre stato presente e siamo talmente assuefatti a questo suono che non lo sentiamo più.
Lo stesso succederebbe con il sangue che circola nelle nostre vene e circolando emette un suono ma anche in questo caso, per fare una similitudine, siccome siamo nati insieme a questo suono che ci è sempre stato dal momento in cui prendiamo forma nell’utero materno non lo percepiamo affatto e quindi per Pitagora questa musica emessa dalle sfere in quanto corpi celesti è una musica celeste che può variare in funzione delle dimensioni del corpo che la genera nonchè dal titpo di rotazione e rivoluzione che esegue l’astro.
Sm – Il suo prossimo romanzo? Di cosa parlerà? Sarà un altro thriller?
R- Sarà un romanzo decisamente storico più romanzo storico che non thriller storico come la “Formula Stradivari”. L’ambientazione temporale è più o meno l’860 (non 1860), i personaggi e le situazioni per ovvi motivi saranno completamente diversi però non voglio dire niente di più perchè sono un poco superstizioso e ritengo sia meglio non parlare troppo dei progetti che sono in cantiere ma non sono ancora sicuri
Sm - Nel romanzo, Martha nel finale lei benchè ferita si salva. L’ha lasciata in vita per riprendere poi con un sequel?
Non ci sarà un secondo romanzo, un seguito a questo romanzo. Non amo i seguiti. Il romanzo è finito. Credo che i personaggi siano stati sfruttati a dovere e se ci dovesse essere lo spazio per una ripresa, una nuova avventura si tratterebbe eventualmente dell’ispettore Herrera il personaggio che fra tutti è quello meno legato alla vicenda specifica.
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