Quasi ventiquattro ore dopo sono seduta sul letto a prepararmi per uscire con mio marito, con un uomo che non voglio. Lo osservo mentre si veste. Non parliamo quasi più, il nostro rapporto è morto, lui mi vuole solo per uno spirito di possessione, non credo neanche che mi ami. Usciamo da casa mentre la notte sta prendendo il posto del giorno, un accenno di tramonto è ancora visibile con le sue sfumature rossastre. Ci incamminiamo nel sentiero che porta verso una bellissima veduta della valle, verso uno strapiombo, l'unico tratto senza recinzione. Fra meno di un'ora sarà tutto finito e potrò amare liberamente l'unico uomo della mia vita.
L’aria è fresca e mi punge la pelle, sento un brivido lungo la schiena. Forse il mio vestito è troppo leggero o forse rabbrividisco perché non posso non pensare a cosa sta per succedere.
“Hai freddo?” mi chiede lui premuroso.
“Sì, un po’…” gli confesso senza guardarlo.
Mi appoggia il suo cappotto sulle spalle. Continuiamo a camminare, lentamente. Ho il cuore che mi scoppia. Sento di nuovo freddo. Alzo il bavero del cappotto e accelero il passo.
Fra poco sarà tutto finito, è una frase che ripeto come un mantra da ore. La nostra passeggiata prosegue, ci guardiamo attorno, il panorama è veramente suggestivo, una lieve brezza scompiglia i miei capelli. E' atroce il silenzio che c'è fra noi. La vegetazione si fa più rada, stiamo arrivando allo strapiombo, osserviamo l'orizzonte, fermi, immobili, senza neanche sfiorarci. Il mio sguardo si perde oltre le nubi che si stanno addensando al di là delle montagne. D'un tratto sento un rumore, mi volto e scorgo il mio amante nell'ombra. Guardo mio marito, per l'ultima volta. Sento dei passi sempre più veloci, sempre più pesanti, poi sento un colpo forte sulla schiena, il mio corpo si sbilancia e all'improvviso davanti ai miei occhi c'è un burrone, urlo e mi aggrappo disperatamente ad un ramo.
“Amore aiutami!” grido con la disperazione di chi sta per morire.
Mio marito rimane immobile. Mi fissa con uno sguardo che non avevo mai visto.
Il mio amante mi afferra un braccio, i suoi occhi sono sbarrati “Non ce la faccio…Non ce la faccio…” mi dice con gli occhi lucidi.
Mio marito si avvicina, senza dire una parola. Forse vuole aiutarci…o forse ha capito.
Ci guarda, allibito, furioso, ora è fermo a qualche passo da noi, se solo volesse potrebbe tirarci su, salvarci entrambi. Guardo lo sforzo del mio amante, sta riuscendo piano piano a tirarmi su, sul mio volto fa capolino un sorriso, che però si spegne nel momento in cui mio marito sferra un calcio impressionante sul viso del mio amante, lui barcolla, da subito un rivolo di sangue gli sgorga dal naso, ma non lascia la mia mano, nonostante mio marito continui a colpirlo. “Salvati amore mio, salvati ti prego!”, nonostante io lo stia pregando non lascia la mia mano, “Amore ti prego, salvati almeno tu, ti supplico!”
Lui mi guarda coi suoi occhi dolci “No, io non ti lascio morire! E’ stata colpa mia…ti ho scambiata per lui…avevi addosso il suo cappotto…” mentre pronuncia questa frase un calcio più forte dei precedenti lo colpisce ad una spalla, lui urla di dolore e si sbilancia, ecco è arrivata la nostra fine.
Mentre precipitiamo verso il fondo del burrone i nostri corpi sono abbracciati, l'ultimo gesto d'amore.
Fine
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