“Io la faccio buttare fuori dalla Polizia”, gridò Sansa. “La ritengo direttamente responsabile”.

Alteri fece una risata forzata. –“L’assassino si apposta presso il muro a sinistra dell’inferriata e prende la mira: ha con sé una balestra, presa tra una di quelle in esposizione. Quando sono arrivato, la guida mia ne annunciava quattro risalenti al 1430 circa, ma ne ho trovate solo due: al posto delle altre due c’era un  cartellino che annunciava essere le due mancanti in restauro, ma poco fa una delle due era ritornata al suo posto, e il cartellino da essere al centro era stato spostato sotto il ripiano della mancante. Al posto della freccia usa un lungo punteruolo di ferro, acuminato. Prende la mira, inquadra la vittima, attende che entri nella cabina, e nel momento in cui la tenda si richiude alle sue spalle, lancia la sua freccia. Badate bene, la forza di una balestra non è quella di un arco comune: forava le cotte dei soldati; Riccardo Cuor Di Leone morì si dice per un colpo di balestra che aveva  perforato la sua cotta. Il punteruolo perfora la cotta in acciaio e trafigge, conficcandosi con forza anche con parte del manico, la schiena della vittima, che ha il tempo per voltarsi e guardarvi con espressione attonita. L’azione è stata svolta mentre Don Ceramicola appare sulla soglia del seggio, brevissima, nessuno si accorge di niente, e nel momento in cui la vittima si volge a guardarvi, il punteruolo è nella sua schiena. Un momento è morta, la cabina è chiusa dalla tenda, e l’assassinio è bello e compiuto. L’assassino poi riesce approfittando della confusione a rimettere la balestra al suo posto. Sarebbe stato al sicuro, se io non ne avessi notato

la scomparsa. E poi, colpisce la Paluzzi, e fugge saltando il muro di cinta”.

“E quindi è fuggito..”, concluse Sansa.

“Sarebbe fuggito. Solo che, ieri ha piovuto molto qui. Stamattina, quando sono arrivato c’era molto fango nelle strade. E sotto il muro di cinta ce n’era molto e non asciutto. E non c’era nessuna impronta. Se l’assassino avesse scavalcato il muro di cinta, avrebbe dovuto per forza lasciare impronte, non può esser mica volato via. E invece impronte non ce ne sono. Conclusione: la Palazzi ha mentito. Non è stata aggredita da alcuno. Perché ? Lei era presso l’inferriata. E’ andata a fumare una sigaretta: che fa uno che fuma le sigarette? Porta con sé le cicche ? No, di certo. Eppure nel giardino nessuna cicca è stata trovata da me e dal Commissario; eppure è tutto asfaltato. Conclusione: la Palazzi non ha fumato. Perché ha mentito? Per avvalorare la tesi che ci sia stato un altro presso l’inferriata, quando ha capito che io stavo sulla strada buona per comprendere che l’assassino era lei. Non è vero agente?”.

Un attimo, una pistola comparve nelle mani della Palazzi e non si sa cosa sarebbe successo se Alteri non avesse fatto funzionare il flash, mediante il pulsantino posto sull’apparecchio. Una luce bianca, abbagliante ed improvvisa accecò i presenti, e la Palazzi anche, cosicché in un baleno fu disarmata.

“Perché l’hai uccisa?”.

“Perché se la faceva col mio ragazzo. Li ho scoperti sere fa, mentre, appartati in auto, avevano un rapporto sessuale. Maledetto sei riuscito a beccarmi. Ma quella gatta morta ha finito di rompere le uova nel paniere. Se non fosse stata per quella balestra e per la cicca di sigaretta..”.

“Veramente non abbiamo cercato nessuna cicca. E’ stato un bluff. Tuttavia ha fatto uno sbaglio di cui non si è accorta: il meccanismo di caricamento delle frecce, ho controllato io, se uno non sta attento strappa la stoffa della manica. E a lei manca un frammento di stoffa blu della manica destra della divisa, che noi abbiamo trovato presso l’inferriata. Ecco qui..perfetto. Vede Commissario ? Combacia perfettamente. E poi non si è detto che era stata minacciata ? La palazzi deve aver saputo dell’estrema precauzione e ha pensato alla soluzione balestra. Ma il tocco di genio è stato usare quel punteruolo, perché una freccia avrebbe indirizzato subito verso un arco o una balestra”.

“Alteri le sono grato. Che farà ora?”.

“Finirò di mangiare il mio buon cosciotto di cinghiale. Sempre che nessun altro muoia.