Ogni tanto mi prende così. Non ci posso fare niente. Un entusiasmo da ragazzino, magari dopo qualche momento di depressione. Di essere lunatico me l’hanno già detto in parecchi. Però, insomma, non mi lamento. C’è chi sta peggio. Voglio dire da un punto di vista mentalpsicologico. E appena ho visto Il mistero di Charing Cross di J.F. Fletcher, avvolto nella smagliante copertina rossa della Polillo 2008, mi è venuto spontaneo il grido sopra citato. Sì, perché questa casa editrice pubblica vecchi capolavori altrimenti introvabili. E per togliere di mezzo qualsiasi dubbio sulla spontaneità dell’urlo, dico di non ricevere alcun libro in omaggio. Tanto per essere chiari.
“Dopo aver passato una serata in compagnia di amici, un giovane avvocato londinese sale su una carrozza della metropolitana diretto al suo appartamento. La carrozza è vuota, ma dopo qualche fermata due uomini prendono posto accanto a lui. Uno è anziano, corpulento, ben vestito, con un viso simpatico e un’aria visibilmente compiaciuta. L’altro è più giovane, indossa abiti malridotti e ha un aspetto sofferente, ma uno sguardo vivo che denota prontezza d’ingegno e mani affusolate che si muovono con eleganza. I due chiacchierano, e l’avvocato non può fare a meno di ascoltare. L’uomo anziano parla di una donna; a un certo punto si piega verso l’altro, abbassa la voce fino a un sussurro e nulla più si sente del
la conversazione. Il treno si ferma a un’altra stazione e riparte senza che nessuno sia salito sulla carrozza. D’improvviso l’uomo anziano si blocca a metà di una frase, s’irrigidisce, si guarda intorno con aria sconcertata, porta una mano alla gola e cade a terra. Il treno, nel frattempo è arrivato alla stazione di Charing Cross. “Vado a cercare un medico!”, esc
lama l’amico in preda all’agitazione e si allontana di corsa. Ma non tornerà più, e comunque
il suo compagno è già morto”.
Avvelenato, aggiungo io. Come avvelenato verrà trovato, in seguito, l’amico fuggito. Viene scoperta l’identità del primo: Robert Hannaford ex sovrintendente di Sellitwaite. Da sua nipote Rhona si viene a sapere che il nonno si dilettava di chimica e sembra che avesse fatto una grande scoperta. C’è anche un personaggio misterioso con grandi occhiali blu e una pesante sciarpa bianca, che è stato visto in contatto con Hannaford, di cui non si riesce a trovare traccia. Il giovane avvocato Hetherwick, che aveva assistito alla scena di morte sul
la carrozza, si mette ad investigare (con l’aiuto del suo segretario Mapperley), così come l’ispettore di polizia Matherfield. Per farla breve la donna di cui parlavano i due uomini sembra essere stata la signora Whittingham, una truffatrice che aveva messo nel sacco anche Hannaford. Ed ora è quasi certo avere preso il nome di Lady Riversteade, ricca ereditiera. La nipote Rhona si offre come segretaria per tenerla d’occhio. E c’è pure una certa Madame Anita Listorelle che, guarda caso, sembra la copia sputata di Lady Riversteade…
Stile fluido, sicuro, trama ben congegnata in modo da tenere sempre desta l’attenzione del lettore con azzeccati colpi di scena, rapimenti, inseguimenti ecc…
Brava Polillo!
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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