Sasà, riconquistato con enorme sollievo il proprio posto dietro la scrivania, lasciò i pensieri neri ad un altro giorno e si concesse un sigaro pregustando il fine settimana che gli aveva organizzato Frullani: una proibitissima escursione in balera.

 

Occorre sapere che tra i divieti morali, e penali, che la nuova religione aveva introdotto vi era quello del ballo tra uomini e donne. Erano proibite tutte le danze nella quali i ballerini dovessero abbracciarsi. Resistettero eroicamente fino all’ultimo gli appassionati di tango, ma furono dispersi, imprigionati ed esposti al dileggio dei nuovi bravi fedeli.

Fu vietata anche la musica, ritenuta espressione futile e vana. Nelle discoteche si diffuse la Bumbodance, un auto-ballo prodotto  da un intruglio micidiale di alcol e trinotefluorocarbofene.

Bastavano pochi sorsi perché il ballerino iniziaziasse a muoversi freneticamente, mentre nel suo cervello rimbombava con cadenza ossessiva“ Bum Bo, Bum Bo, Bum Bum”.

Nel tempo, l’abitudine produsse anche degli effetti collaterali: iniziarono a nascere bambini un po’ ritardati ed a qualche frequentatore il cervello andò in pappa.

Il governo seppe trovare subito rimedi efficaci: per i primi rinacquero con gioia le associazioni di carità, per i secondi si aprì una brillantissima carriera militare.

 

Per cautela e nel timore di essere seguiti, Sasà e Frullani fecero ampi giri con l’auto, prima di giungere ad un caseggiato di periferia. La balera era al primo piano. Esternamente nessun segno che la facesse riconoscere, gli organizzatori, di solito, affittavano vecchi uffici sfitti, che abbandonavano subito dopo la serata.

Sasà e Frullani entrarono nella sala quadrata con il pavimento in mattonelle rosse bordate di nero, lungo le pareti tavolini rotondi con ferma tovaglia in alluminio, sulle poltroncine a doghe di legno, stavano sedute le ragazze in tenuta di ordinanza: vestiti a tubino od a palloncino ed impervie pettinature cotonate. Un’ ininterrotta fila di maschietti, sfiorava i tavoli in rigorosi abiti grigio antracite o blu. Ad ogni passo sussurravano “Balla?” ricevendo in risposta accentuati dinieghi da parte delle ragazze. Al centro della pista, qualche coppia dava la propria interpretazione del sordo mugolio di un‘orchestrina. Sasà non perse tempo e si tuffò nella fila dei maschetti. Dopo un paio di “Balla?” detti senza convinzione, si sentì rispondere un acuto “Sì!”. Ad alzarsi, fu una ragazza bionda con i capelli raccolti in uno chignon, vestita con un tubino azzurro che faticava a contenere forme prepotenti. I corpi si unirono al centro della pista. Sasà sentì un irresistibile impulso a stringere la ragazza, lo fece. “Sorbole!” lo carezzò lei con una voce che solo le emiliane possiedono. “Modestamente!” rispose Sasà lusingato per l’apprezzamento, e strinse di più. Lei parlava soffiandogli sul collo e lui rispose, si aprì, fu un diluvio: Aragosti, la società che voleva farsi truffare, la legge che proibiva il ballo, il sesso. Un mescolìo di parole concetti, impressioni a cuore aperto, mentre ballava e stringeva. Un solo inconveniente: la borsetta di lei, di quelle piccole di metallo, ogni tanto lo colpiva all’inguine procurandogli non poco fastidio. “Che se ne farà della borsetta mentre balla? Mah, le donne!?” stava rimuginando Sasà, quando udì un “Polizia! Fermi tutti!” “Oddio, mi hanno beccato! Devo scappare, dove sarà finito quell’idiota di Frullani?” furono i suoi ultimi pensieri prima che un fortissimo colpo di manganello lo stendesse a terra.

 

“Carissimo Frullani, vedo che mi ha portato puntualmente il suo parere di conguità sul contratto! Bravo, in così poco tempo poi…”. Frullani rispose con sorriso ambiguamente modesto, mentre Piccione lo guardava beato  “Cosa vuole ingegnere, per così poco!” Già, il parere lo aveva scritto la SAL Co. lui lo aveva solamente firmarlo. “Così poco? Pensi che Quintili, in  due settimane, non era riuscito a finirlo! Meno male che lei, in quattro e quattr’otto ha recuperato il tempo perduto! Bravo, è così che si fa” “Poca cosa, davvero poca cosa, ingegnere” rispose Frullani che, sempre più untuosamente modesto, iniziava a godersi i frutti di una telefonata anonima alla polizia. Piccione lo guardava estasiato, lo coccolava con gli occhi mentre emetteva qualche borborigmo, sembrava tubasse. “ Bravo davvero, e Quintili? Si sa niente di Quintili?” “ Ma…no” risposero all’unisono Frullani e Piccione. “Beh, peggio per lui! Il futuro è suo Frullani, se lo sappia meritare. La Telpo Ltd, mio tramite la ringrazia, se siamo ancora sul mercato lo dobbiamo a lei. Bravo, davvero…ma Frullani, che fa non mi ascolta? Si distrae?” “No Ingegnere l’ho ascoltata benissimo e la ringrazio di tutte le buone parole che ha detto, la ringrazio davvero!” rispose Frullani con uno strano sorriso da squalo mentre guardava con intenzione la poltrona di Aragosti. “Forse, “ pensava “ se il fido Piccioni mi aiuta ce la posso fare. In fondo bella poltrona, bella stanza, bello tutto anche lo stipendio!” Aragosti intercettò quello sguardo, capì, sentì un brivido freddo, strinse i braccioli: stava iniziando una nuova feroce battaglia.

 

E Sasà Quintili?  La borsetta della biondona formosa conteneva un micro registratore, questo si rivelò letale per il nostro eroe, facendolo transitare direttamente da un breve periodo di rieducazione morale ad un processo pubblico, durante il quale fu sottoposto ad una gogna mediatica tale da farlo apparire il peggio, del peggio, del peggio, del genere umano.

Condannato, divenne cavia umana in uno stabilimento di produzione delle pasticche di  Trinotefluorocarbofene. In quei giorni, un abilissimo giovane ricercatore stava perfezionando una nuova pasticca capace di introdurre un nuovo ritmo per la Bumbo Dance, da “ Bum Bo, Bum Bo, Bum Bum” a “Bum Bo Ta, Bum Bo Ta, Bum Bum Ta Ta”. Una vera e propria rivoluzione. Grazie al fattivo contributo di Sasà, l’esperimento riuscì in pieno. Il successo esplose a livello mondiale. Il nome del giovane ricercatore entrò in tutti le classifiche di vendita. Sasà entrò nella follia.