“Davvero non ne vuole, commissario? Mi dispiace che si senta male ma vedrà che si riprende in un battibaleno. D’altra parte dovrà essere in forma se vuole almeno tentare di non soccombere contro un pescatore provetto come il sottoscritto”. Me ne andai di corsa a vomitare dietro un cespuglio lì vicino. Come prevedevo il battibaleno del mio vice comprese quasi tutto l’arco della mattinata punteggiato da conati di vomiti che non producevano nessun effetto concreto dato che lo stomaco era assolutamente vuoto. Comunque sia cominciammo a pescare. Volevo fargliela vedere al Manganelli di che pasta fossi fatto come pescatore. Anche se in condizioni fisiche e morali disastrose era mio dovere batterlo per togliergli dalla faccia quell’aria di sufficienza con la quale mi aveva sfidato. Dopotutto da ragazzo c’era stato un periodo in cui mi ero dedicato alla pesca nel torrente Staggia. Mi alzavo presto la mattina, cercavo un luogo appartato, anche se non tanto appartato come quello scelto da Manganelli, buttavo nell’acqua il pasto che avevo preparato per i pesci che poteva consistere in chicchi di uva o di granturco, ci ritornavo per tre giorni di fila e poi incominciavo a pescare. In questo modo i pesci si erano abituati al servizio culinario ed abboccavano come pesci, appunto. Mi feci forza, presi la canna con la lenza, infilai con un po’ di sforzo il bachino bianco nell’amo e mi apprestai a lanciare la lenza nell’acqua in un posto abbastanza lontano dove mi era parso di vedere luccicare qualcosa. Il lancio si sarebbe rivelato di una perfezione millimetrica se non fosse stato interrotto nella sua azione da un ramo di un albero che ciondolava stupidamente sulla sponda del torrente. Le mie urla disperate attirarono Manganelli che si era appostato più avanti.“Che succede, commissario?”.“Che succede, che succede…lo vedrebbe anche un cieco. Questa maledetta fronda si è abbassata all’improvviso…”.“Ma se non tira un alito di vento?”.“Ma come non tira? Ma se ti dico che si è abbassata si è abbassata. Non ti ci mettere anche te por…”.“Non mi ci metto. Tutto è rimediabile nella vita ad eccezione della morte”. La nuda e cruda verità del proverbio mi bloccò per un istante.
“Ecco qui. Ora taglio la lenza, ne rifaccio un’altra e tutto ritorna come prima”. E tutto ritornò come prima ad eccezione del mio sistema nervoso che si era vieppiù intorcinato. Incominciai a pescare, o meglio a lanciare nell’acqua con più circospezione l’amo con il bachino bianco che scodinzolava disperato senza tirar su nemmeno l’ombra di un pesce, tanto che mi venne il dubbio che lo scodinzolamento del suddetto bachino fosse solo di soddisfazione. Mentre dall’altra parte“Eccone un altro, commissario! Lo dicevo che si sarebbe divertito!”. Ad un certo punto notai che il mio sughero veniva portato di qua e di là.
“Appena ti butti sotto ti sistemo io” ringhiai sottovoce. E appena fu portato sotto tirai con tutte le forze che avevo. Le forze che avevo erano poche ma bastarono a spedire il tutto sulla solita maledetta e stupida fronda d’albero che si era abbassata di colpo come riferii a voce piuttosto alterata a Manganelli. Il quale Manganelli risolse il problema con la solita calma e con il solito proverbio sulla morte che questa volta mi procurò un leggero brivido lungo la schiena. Decisi di cambiare il posto. Io sarei andato in quello di Manganelli e lui sarebbe venuto nel mio. Ero talmente furioso che non stetti nemmeno ad ascoltare ciò che diceva il mio vice con un’aria piuttosto preoccupata. Venni comunque a saperlo poco dopo quando, durante il trasloco, inciampai in un piccolo masso sporgente e mi ritrovai insieme alla canna da pesca dentro l’acqua. Le mie grida dovettero atterrire tutti i pesci dei dintorni perché da allora fino alla fine della pesca anche Manganelli non riuscì a tirar su nemmeno una scarpa, mentre io cercavo di asciugarmi ai raggi del sole che filtravano a malapena in quel posto da lupi. Ad un certo punto, passatomi i conati di vomito, mi venne voglia di mettere qualcosa sotto i denti. Ne feci edotto il mio braccio destro“Manganelli, mi è venuta voglia di azzannare il panino che hai preparato per me”. Evidentemente Manganelli stava perdendo in acustica perché non rispose e mi ci vollero tre o quattro chiamate per farmi rispondere.
“Allora, hai capito?”.
“Ho capito che lei vorrebbe…”.
“Non che io vorrei, Manganelli, ma che voglio. Voglio, presente indicativo, prima persona singolare”.
“Io, mi scusi, ma insisto nel vorrei, sono d’accordo sulla prima persona ma non sul modo. Adoprerei il condizionale. Insomma, commissario, lei mi deve scusare ma pensavo…”.
“E che cosa hai pensato di grazia?”.
“Quando non poteva mangiare ho pensato che sarebbe stato brutto lasciare andare a male un tale panino e così, per non sciuparlo…”.
“Non mi dire che te lo sei mangiato!”.
“Non lo dico, commissario, ma l’ho fatto”.
Quella mattina non mangiai, non presi un pesce, cascai nell’acqua e vomitai. Ma a tutto c’è rimedio eccetto che alla morte.
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