E’ colpa vostra. E’ tutta colpa vostra. Che colpa? Ma quella di avere accolto in buon numero il mio primo “Amarcord” personale. Ora vi beccate pure il secondo. Questa volta i ricordi vertono sulle letture. Salto le fiabe e i libri di avventura che praticamente piacciono a tutti i ragazzi. Ed io non ho fatto eccezione. Senza farla troppo lunga direi che quelli che mi hanno colpito di più sono i libri di storia, l’epica, l’umorismo, la satira e il giallo inteso in senso generale. Soprattutto quello classico che le scazzottate, gli inseguimenti, le sparatorie mi fanno venire il fiatone (sono anche asmatico). E gli sbudellamenti con schizzi di sangue dappertutto un po’ di ribrezzo. Lascio da parte i libri di scacchi, altrimenti non mi basterebbe tutto lo spazio del sito. E aggiungo un discreto interesse per l’arte che se uno vive per parecchi anni a Siena non può farne a meno. E dunque non può fare a meno di visitare i suoi splendidi monumenti (in primis il Duomo) e di conoscere i suoi artisti e i loro capolavori: Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Pietro Lorenzetti, Ambrogio Lorenzetti, il Beccafumi ecc…che sono pilastri riconosciuti della storia dell’arte.
Ma ritorniamo a bomba. Parto dalla storia (non per niente mi sono laureato proprio in questa disciplina). Il primo amore sono state le biografie. Le vite dei grandi uomini. Insomma “Le vite parallele” di Plutarco. E tra le vite parallele quelle drammatiche. Quelle eroiche. Quelle sul filo della morte. Vita e morte il binomio che mi ha sempre colpito, fin da quando spalancavo gli occhi di ammirazione al gesto di Pietro Micca o a quello di Enrico Toti (se la memoria non fa cilecca), che scaglia la stampella contro il nemico, non avendo altro da tirargli addosso. O alla risposta fulminea di quel generale francese napoleonico che, alla richiesta di resa da parte degli inglesi, gli urlò in faccia la parola ignobile (oggi farebbe ridere) diventata nobile almeno in quel caso. E soprattutto la storia antica. Quella dei greci e dei romani, tanto per intenderci. E dei loro storici mischiati, così, a caso: Erodoto, Senofonte, Polibio, Livio, Tacito, Sallustio ecc…
E in particolar modo gli intrighi, i tradimenti, le astuzie, i tranelli, le passioni, l’attimo prima della battaglia, gli schieramenti degli eserciti, i 300 delle Termopili, la marcia dei diecimila, quando incombe la paura e il terrore. Annibale, Scipione, Cesare, Alessandro Magno ma anche i capitani di ventura che scorrazzarono e devastarono il nostro paese nei secoli del Medioevo e Rinascimento come Braccio da Montone, lo Sforza, Giovanni delle Bande Nere, Cesare Borgia e altri ancora con le loro scie di sangue e di morte.
Momenti eroici ricercati anche nell’epica e in generale nella poesia, gli ultimi istanti di Patroclo e di Ettore (ricordato anche ne “I Sepolcri” del Foscolo “E tu onore di pianto Ettore avrai finché il sole risplenderà sulle sciagure umane”). E poi Ulisse. L’uomo solo contro tutti. Che ama, patisce, lotta e vince con il suo molteplice ingegno. Ore e ore da solo in soffitta a leggere, almanaccare, volare con la fantasia. Scosso da brividi e da sogni.
Accanto alla vita e alla morte l’umorismo nelle sue varie sfaccettature: ironia, satira, sarcasmo. Che mica sono votato al suicidio. Con l’aggiunta di quella irriverente presa in giro tipica di noi toscani. Posso tranquillamente riportare quello che scrissi a conclusione del mio primo libro di scacchi “Varianti per vincere” pubblicato dalla Mursia nel lontano 1991 “ Un altro mio spiccato, naturale interesse è quello verso la produzione umoristica in tutte le sue sfaccettature. Ho sempre sottomano qualche autore che possa darmi conforto ed alleviare le “magagne” della vita con il soffio vellutato del sorriso. I greci e i latini non mancano mai: Luciano, Orazio (quello delle satire), Persio, Giovenale, Marziale, impareggiabili insieme, magari, agli autori di commedie come Plauto e Terenzio, nel rallegrare anche gli animi più cupi. Ma non sono certo “fissato” con gli antichi. Faccio spesso un bel salto di qualche secolo per godermi il “Candido” di Voltaire e poi ritorno indietro mescolando storia e divertita curiosità con le “Lettere di parassiti e cortigiani” di Alcifrione, quindi rimbalzo al contemporaneo “Il bar sotto il mare” di Stefano Benni, al quale suggerisco di non “strafare”, e mi sdilinquisco alle trovate fantasiose e surreali ( o troppo reali?) di Calvino, sorrido compiaciuto con Pasquale festa Campanile, sorrido, invece, di compatimento alle “trovatine” di un Amurri e Verde o di un Luca Goldoni- questo passa oggi il convento- ma subito mi “rifò”, si dice così in Toscana, in terra straniera con il dissacrante Tom Sharpe e il sorprendente Lodge, che con “Il professore va al congresso” è riuscito ad entusiasmare un tipo tutto d’un pezzo come Umberto Eco. Vengo spesso rasserenato dai dialoghi esilaranti di Bertie e Jevees dell’impareggiabile Wodehouse di cui la Mursia sta pubblicando tutte le sue opere e mi scompiscio alle trovate diaboliche di un Mark Twain…”.
E qui mi fermo. Vita, morte, pianto e sorriso. Sono fatto così.
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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