Vediamo un po’ questo Leggero L’estate del mundial di Piero Colaprico, Net 2006.

“Il 17 giugno 1982 è un brutto giorno per Pietro Binda, onesto e coriaceo maresciallo della sezione Omicidi, prossimo alla pensione. Nel cortile del Banco Ambrosiano è stato scoperto il corpo della segretaria di

Roberto Calvi, da un paio di giorni scomparso da Milano. E poi una telefonata dall’amico anarchico Loris: è stato ucciso sulle scale di casa la sua amica Lavinia, quella che faceva la soubrette, e lui è tra i sospettati. E così Pietro Binda si ritrova tra le mani due indagini: quella ufficiale, riservatissima, che scatta quando da Londra arriva la comunicazione che il “banchiere di Dio” è morto impiccato sotto il ponte dei Frati Neri; e quella ufficiosa, a fianco di Loris. Nella rovente estate milanese, mentre cresce l’entusiasmo per l’impresa dell’Italia ai mondiali di calcio in Spagna, il maresciallo entra in due mondi che gli erano sconosciuti, quello del denaro e quello del varietà: mondi che possono essere entrambi molto ostili, letali”.

Il maresciallo Pietro Binda si è trasferito a Milano da tre mesi. Infanzia a Trani, da poliziotto a Caserta e poi a Milano. Sposato con Rachele che gli sembra non solo più vecchia ma anche più materna e premurosa. Molto attaccato a lei “Nonostante i tanti anni insieme, cosa davvero volesse certe volte la moglie non riusciva a comprenderlo: era difficile capire le donne in genere, la sua in particolare. La tenne stretta, e le appoggiò la testa nell’incavo del collo, come facevano da fidanzati, tante vite prima”. Ha un figlio Umberto che fa un lavoretto come pasticcere, pettinatura da rasta e passa ore al centro sociale Leoncavallo.  Incomincia ad essere allergico ai “semi della violenza” che hanno invaso Milano e l’Italia.

Ama la musica classica, soprattutto Beethoven. Baffetti alla Amedeo Nazzari, capelli grigi, cicatrice sul fianco (destro o sinistro non ricordo). Beve spremuta mista di arancio e pompelmo, grignolino e anche grappa. Buono il risotto al taleggio e al radicchio travisano così come l’orata in salmoriglio al cartoccio. Gli piace anche il “pulaster” allo spiedo e antipasti vari con un po’ di pesce in carpione. Frutta tropicale. Una buona forchetta. Il calcio gli interessa solo quando non ha da fare cose più importanti. Cambiamenti a Milano “Finalmente aveva compreso: Armani, le commesse altezzose, le vetrine spoglie e nello stesso tempo ricche, non erano altro che le tracce di un nuovo culto pagano che si stava diffondendo intorno al Duomo. Una fede nell’apparenza che da Milano si propagava nel resto del mondo”.  Forte volontà, paziente, mani larghe e pesanti da montanaro. Quando occorre sa essere duro. Sa anche cambiare giudizio “A Binda Loris adesso appariva migliore di quanto pensasse, meno superficiale, e non sapendo come dirglielo si limitò a dargli una paca sulla spalla”. Stremato dal lavoro ma appagato “Il lavoro, soprattutto se ben fatto, aveva questo potere terapeutico: quando cominciava a girare per il verso giusto, portava una tale dose di soddisfazione da lenire piccole e grandi stanchezze”. Qualche critica alla riviera romagnola dove ci si sta appiccicati gli uni agli altri. Una confusione…Sesso tranquillo “Non c’era più la passione dei primi incontri, ma anche la profonda calma di chi si conosce da una vita e ha visto, da quell’unione, nascere anche un altro essere umano, era un buon afrodisiaco”. Gli piacciono gli articoli di diritto. Critica alla società italiana “Insomma, amici, in un paese come l’America uno che diventa ricco e non sa certificare da dove ha preso i soldi, rischia di finire in carcere, come capitò ad Al Capone. Invece, in Italia i furbi hanno un premio, finché va bene”. A buon intenditor poche parole…

Colaprico è uno scrittore vero. Diretto, spiccio, senza tanti fronzoli.

 

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