Comunemente ci si rimanda al memoriale del francese Eugène Francois Vidocq, il primo esponente riconosciuto delle forze “ufficiali” di sorveglianza e controllo, considerato addirittura il legittimo fondatore della leggendaria Suretè, la prima vera, grande e organizzata forza di polizia dell’epoca moderna.

Ladro, falsario, galeotto, informatore e spia, Vidocq divenne poi consulente ufficiale della gendarmeria francese, e poliziotto egli stesso. Le sue mirabolanti avventure vennero riprese e riproposte da molte penne eccelse dell’olimpo letterario da Victor Hugo a Honorè de Balzac.

Alla sua figura leggendaria sono  ispirati il Jean Valjean dei Miserabili di Hugo, il Vautrin della Commedia Umana di Balzac, e infine, finalmente il celeberrimo August Dupin di Edgar Allan Poe, il primo detective investigativo veramente degno di questo nome nell’intera storia della letteratura.

È infatti con I Delitti della Via Morgue (1841), Il Mistero di Marie Rogèt (1842), e La Lettera Rubata (1845), di Poe,  che i metodi investigativi diventano per la prima volta i reali protagonisti della narrazione, è la nascita, definitivamente certa, del romanzo poliziesco, avvenuta quindi nella prima  metà del diciannovesimo secolo.

Padre putativo di tutti gli investigatori successivi, Auguste Dupin vede la luce a Philadelphia, quando sulle pagine del Graham’s Magazine interviene per supportare le forze di polizia che brancolano nel buio per risolvere il primo dei suoi intricatisstimi casi, e il più famoso, un classico mistero della camera chiusa, ne I Delitti della Via Morgue.

Vengono così tracciati i primi canoni fondamentali del romanzo poliziesco, un investigatore dilettante, o professionista, che si contrappone ai metodi e alle indagini ufficiali della polizia, il contrasto e la competizione tra le due forze opposte messe in campo, che però combattono per il medesimo fine, ossia l’identificazione del vero colpevole, l’analisi delle tracce, il processo raziocinante di ricostruzione logica degli eventi, l’immedesimazione psicologica nei panni dell’assassino, un narratore esterno quasi sempre estraneo ai fatti ma perfettamente informato degli eventi.

Siamo nel campo della detection, quindi, e che l’investigatore sia privato o ufficiale non importa, purchè sia sempre qualcuno che, per natura e per metodi, si frapponga sempre come antagonista alle indagini attualmente in atto.

Seguiranno la strada indicata da Poe tutta una progenie di scrittori i cui nomi oggi non possono che incutere rispetto agli appassionati del genere giallo e poliziesco: Emile Gaboriau, Charles Dickens, William Wilkie Collins, Sir Arthur Conan Doyle, Tomas Scott Eliot, Gilbert Keith Chesterton, Willard Huntington Wright meglio noto come S.S. Van Dine.

Saranno i loro eroi a combattere silenziose guerre di tiratura dalle pagine delle rispettive avvicenti e strabilianti avventure, ognuno facendosi forte delle proprie peculiari caratteristiche, conquistandosi a pieno titolo un posto nell’Olimpo degli Invesigatori.

L’Ispettore Lecoq, di Gaboriau è dotato di una mentalità che gli consente di calarsi perfettamente nei panni dei criminali, e di immedesimarsi a tal punto da intuirne il ragionamento logico, e prevenirne le azioni successive. Un ragionatore puro come Dupin, che però non si basa, come questi sull’intuizione e sulla logica, ma sulle sue esperienze precedenti nel mondo della malavita. Al pari di Vidocq, un ex criminale convertitosi a investigatore.

Meno imponenti le figure investigative di Charles Dickens, ma altrettanto famose se non altro per l’augusto nome del loro autore, soprattutto quelle tratteggiate ne Il Mistero di Edwin Drood del 1870, la sua più esplicita citazione del genere poliziesco, purtroppo rimasta incompiuta

 

Miglior fortuna invece per l’Ispettore Cuff del contemporaneo William Wilkie Collins, tra l’altro amico intimo e compagno salottiero del grande Dickens, che fece la sua apparizione ufficiale ne La Pietra di Luna del 1868, universalmente riconosciuto come il miglior romanzo poliziesco di tutti i tempi, anche se a una rilettura moderna può apparire piuttosto datato per alcune leziosità espressive, in fondo tipiche della sua epoca.

Investigatore per antonomasia, e detentore del primo posto assoluto della sua categoria, è Sherlock Holmes, del grande Arthur Conan Doyle che, nonostante la poliedrica attività in molteplici campi letterari, deve proprio a lui il conferimento del titolo di “Sir”.

Holmes investiga in maniera asettica, scientifica, dispone di un laboratorio, è ritenuto grande esperto di prove indiziarie che analizza chimicamente, e opera con rigorosa logica deduttiva. Come il progenitore Dupin, anche Holmes ha una sorta di biografo ufficiale, una spalla di contorno, che lo assiste, lo conforta, e si fa narratore delle sue avventure.

Attualmente Holmes è il personaggio letterario di maggior successo in tutti i campi letterari di ogni genere ed epoca, che conta più seguaci, proseliti e ammiratori del suo stesso creatore, quello che detiene il maggior numero di associazioni e club intestati a suo nome, e un affezionato stuolo di proseliti che regolarmente proseguono a scrivere al mitico indirizzo del loro beniamino in Baker Street.

 

Da non dimenticare infine gli investigatori creati da S.S.Van Dine e Gilbert Chesterton, l’aristocratico Philo Vance e l’umanissimo Padre Brown, che di fatto aprirono le porte a una folta schiera di detective più calati nella società e meglio compenetrati negli strati mondani dell’età contemporanea, da Ellery Queen al Commissario Maigret, da Lord Peter Wimsey a Hercule Poirot, per finire con Miss Marple, la zia angelica ma acuta, che vegeta vigile in ciascuna delle nostre nonne, sotto le dolci apparenze a base di ciambelline allo zenzero e torte di mele.