Non ho mai capito come mai, ma ogni volta che mi metto comodamente seduto in poltrona con un libro in mano puntualmente suona il telefono o il campanello.
Questa volta addirittura squillano tutti e due insieme.
Sono un uomo paziente, per cui mi alzo rassegnato, chiudo il libro, e infilate le pantofole cerco di decidere a chi dare ascolto per primo.
Il trillo del telefono certo è più insistente, ma la porta è più vicina. Per cui vengo a un ragionevole compromesso apro la porta passando, mi limito a dire “mi scusi attenda un attimo” senza nemmeno vedere chi è, e vado a rispondere al telefono.
Me la cavo in fretta, i soliti auguri natalizi, come stai, come va, tutto bene, ci sentiamo, auguri, auguri, ciao. A Natale la gente, si sa, si sente più buona, e pensa che con una telefonata lampo può cavarsela e compensare così mesi di disattenzione, ma io, l’ho già detto, sono un uomo paziente. Non me la prendo, sono capace di salutare con la medesima cordialità amici e parenti, veri e presunti, lontani e vicini, e poi insomma un briciolo di cortesia e di educazione non si negano a nessuno. Almeno a casa mia.
A proposito di doveri sacri e di ospitalità, che fine ha fatto il mio visitatore alla porta?
Il battente è rimasto socchiuso, ma nessuno è entrato, eppure fuori nevica: deve essere un tipo timido. Mi avvicino, spalanco la porta e guardo. E chi mi trovo davanti se non Babbo Natale in persona? Ovvio, mi dico, il nuovo supermercato sulla provinciale deve avere inventato una nuova geniale trovata promozionale. Mi piace il marketing, ci lavoro del resto, sono sempre curioso di conoscere le idee degli altri, per cui non faccio una piega, e gli dico, serio serio: “Prego Babbo, si accomodi, venga dentro a scaldarsi davanti al caminetto…”
E poi non può mica starsene là fuori impalato ancora per molto, mentre nevica a larghi fiocchi, e la casa si gela, e intanto mi sta sgocciolando sullo stuoino. Insomma o dentro o fuori.
Lui si accomoda e nemmeno a farlo apposta si sistema proprio sulla mia poltrona e la cosa, lo confesso, un poco mi irrita, sono diventato acido ultimamente, forse ha ragione mia madre, dovrei risposarmi, somiglio ogni giorno di più a una zitella.
Del resto come faceva a sapere che quella è la mia poltrona preferita? Sicuramente non lo ha fatto di proposito, bisogna passarci sopra, chiudere un occhio.
E sia, offriamogli qualcosa, mi dico. E comincio a elencare il consueto repertorio di bibite calde, thè, caffè, cioccolata, ma quello non si lascia incantare, dev’essere tipo da superalcolici. Chissà forse è un attore in pensione, un professionista, uno del teatro magari. Ha una bella voce profonda, baritonale, una taglia di tutto rispetto, il costume poi è confezionato veramente bene e la fluente barba bianca sembra quasi vera, e forse lo è davvero.
Lo ascolto parlare mentre sia io che lui ci godiamo un bella bevanda calda a base di barolo e chiodini di garofano, mi racconta la sua storiella, classica, ma carina, sapete, le renne, la slitta, i regali, un guasto tecnico al mezzo, e qui mi viene da sorridere “un’avaria alla slitta” … E di che tipo? Che ne so io, si è staccato un pattino magari… ma no, si tratta delle briglie mi spiega, le briglie si sono intrecciate, e alcune delle renne sono animali giovani, indisciplinati, mi dice, sa com’è…difficili da governare senza le briglie a posto. No, non so com’è, mai avuto a che fare con le renne, io. Insomma mi chiede un aiuto per sistemare la cosa, domanda in prestito la cassetta degli attrezzi. Sembra una di quelle trovate televisive, magari Scherzi a parte, ora io gli vado a prendere la cassetta degli attrezzi, e di certo sbuca fuori la troupe, qualcuno mi dice che ho vinto il premio dell’anno per la bontà, e una ragazza carina con la divisa del Supermarket mi consegna dieci buoni di acquisto da spendere entro un mese. Qualcosa del genere, immagino, per cui sto al gioco e lemme lemme me ne vado a prendere gli attrezzi nel ripostiglio, naturalmente, come al solito, non mi ricordo mai dove li ho messi, e ci perdo un attimo di troppo, tanto che quando me ne torno in salotto il bel tipo è profondamente addormentato nella mia poltrona preferita, e russa perfino.
Perfetto, la mia poltrona è occupata, e la mia seratina tranquilla si sta guastando.
Bene posso sempre svegliarlo, mi dico, e intanto finisco di centellinare il punch. Me ne verso ancora dal pentolino bollente, scalda, fa bene al cuore, e mi induce a più miti consigli. Diamine, io, poi, soffro di una specie di idiosincrasia, per me il sonno è una cosa sacra, non sarei mai capace di svegliare qualcuno che dorme, mai nella vita, mi sembrerebbe una violenza.
E poi in fondo anche il divano è comodo, e la situazione un po’ strana mi intriga: eccomi qua, steso sul divano, le gambe sotto il plaid, che mi leggo un libro davanti al camino acceso, bevendo un punch con Babbo Natale. Mica male come storia …
In fondo non c’è fretta, se è stanco che si riposi…fuori fa un freddo cane, e poi sembra davvero anziano, chissà in che condizioni economiche si trova, per ridursi a fare la comparsa alla sua età …
Dopo una quindicina di pagine, chiudo il libro e alzo la testa, folgorato da un pensiero, con che mezzo è venuto fino a casa mia? Non è che per caso ha lasciato i fari accesi? Si trova qui già da un pezzo e gli si potrebbe scaricare la batteria, allora sì che ci sarebbe l’avaria tecnica al mezzo, e come. E poi forse sugli sportelli della macchina c’e’ l’insegna del Supermarket, col telefono, così posso chiamare qualcuno e dirgli che se lo vengano a prendere. Che coraggio, mandare in giro un vecchietto vestito da buffone con questo tempo.
Mi alzo a malincuore, apro la porta, guardo fuori, e resto basito. Sulla mia terra, davanti a casa mia ci sono otto renne, e una slitta, piena di pacchi colorati tutta infiocchettata di nastri. Va bene, d’accordo, ho bevuto troppo. Chiudo la porta, conto fino a tre, la riapro piano piano come uno che smazza le carte da poker, e … niente da fare…le renne sono ancora lì, sono sempre otto, e la slitta è sempre carica di doni.
Bene, benissimo, di bene in meglio. Ma che razza di scherzo.
La mia parte razionale prende il sopravvento e mi dice: “ Pezzo di scemo, saranno cavalli, con le corna appiccicate di cartone, e la slitta sarà, che so io, un trattore camuffato …”
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