Uno spettro si aggira per le librerie: il Giallo. In tutte le sue diaboliche forme. Dal mystery al noir, dal thriller all’horror, dallo storico all’esoterico e chi più ne ha più ne metta. Pile su pile di tenebrose copertine e titoli agghiaccianti si alzano minacciose verso l’incauto lettore che si avventura tra le grinfie del nuovo Moloch della moda a cui si sacrifica tutto:il necessario e l’inutile, l’intelligente e lo stupido, il bello e il brutto. Con la scusa che trattasi di un moderno mezzo di interpretazione della realtà il Giallo è divenuto un contenitore in cui si possono infilare tranquillamente le elucubrazioni più strampalate, le scene più vomitevoli, lo stile più ampolloso e involuto. E’ una replica continua, una zolfa che si ripete all’infinito. Ormai il grido di battaglia di scrittori e editori è Giallo, sempre Giallo, fortissimamente Giallo. Anche dei più infimi (sia editori che scrittori). Scegliere un prodotto di qualità è un’impresa di Sisifo con tutti quei massi da spingere su e che rotolano subito giù. Oppure, se la metafora non rende bene l’idea, è come andare alla caccia del Santo Graal. O per stare al passo coi tempi (politici) è come voler plaudire alle tasse di Prodi o credere (avere creduto) alle promesse di Berlusconi. In tutti casi un’impresa da manicomio.

Esagero, lo so. Ma fino ad un certo punto. Ogni volta che mi accingo a compiere una delle mie abituali scorrerie nelle librerie di Siena l’impresa di portare via (pagando) un romanzo poliziesco che possa soddisfare le mie esigenze di lettore si fa sempre più difficile. L’offerta è sempre più ampia. Più gigantesca. Più strabordante. Uno tsunami di proposte. Il Giallo è ormai diventato l’essenza stessa del Divino. Si trova in ogni luogo e in ogni tempo. Negli Stati Uniti come nella Botswana, in Francia come in Norvegia, o in Egitto, o in Germania o nella Nuova Guinea. A nord a sud, ad est ad ovest. In cielo, in terra, in mare. O in Italia. Qui da noi è stato attuato appieno senza troppi problemi il federalismo giallistico. Non c’è regione, provincia, comune, piccola città o borgo sperduto tra le montagne che non abbia il suo bel commissario/a-ispettore/trice-investigatore/gatrice che dir si voglia. E in ogni tempo dicevo. In quello dei greci e dei romani, nel medioevo, nel rinascimento e su su fino ai giorni nostri e perfino nel futuro. Oppure giù giù fino all’età della pietra dove bastava una randellata in testa, e non tanti mezzi sofisticati, per mettere fine all’odiato/a essere (più o meno) umano.

Il Giallo non è solo onnisciente e onnipresente ma anche democratico e cosmopolita. Sarà nato pure con la puzza sotto il naso ma poi non ha fatto differenze. Voglio dire nella scelta dei suoi attori. Tutti possono essere o diventare piedipiatti o piedipiatte. Che so il figlio o la figlia di un fornaio, o di un becchino, o di un noto professionista, di un cavaliere come di un contadino. Può essere benissimo un letteratone, un poeta (perfino il nostro Dante), un filosofo (dopo Aristotele ora impazza Kant), un mago, uno scienziato, un nobile. Può essere bianco, nero, giallo, rosso, caffellatte. Uomo o donna, eterosessuale, omosessuale, castrato o con le palle, lesbica, transessuale. Chi se ne frega. In fondo devono fare il loro lavoro. Trovare l’assassino/a o gli assassini/e. Può perfino mancare (vedi Fruttero) che tanto è lo stesso. Ed anche nella scelta del carnefice e delle vittime il Giallo dimostra il suo innato equilibrio, la sua equa capacità distributiva. Ce ne mostra di tutte le specie, di tutte le età, di tutti i sessi, di tutte le categorie sociali. Dall’arrotino al Papa. Tanto per esemplificare.

Tutti belli, poi, questi parti prodigiosi dell’ingegno umano. Non ce n’è uno, dico uno, che faccia schifo o provochi almeno un po’ di ribrezzo o un pizzico di fastidio. Tutti puliti e lindi, pronti per andare alla festa. Il giallo è diventato autoreferenziale. L’ho già detto e lo ripeto a costo di diventare irritante come la faccia di Calderola. Non c’è una presentazione, una recensione che insinui almeno qualche dubbio sulle capacità dell’autore. Che più bravo non si può e non si trova eguale neppure a cercarlo con il lanternino.

All’esterno il Giallo, i Gialli incutono una certa soggezione. Tutti possenti, mastodontici, pompati come se avessero preso gli anabolizzanti con le loro belle copertine cartonate che quasi pesano più di tutto il malloppone cartaceo. Se tanto tanto non fai attenzione quando li prendi dagli scaffali ti staccano il braccio di netto. Una corsa all’iperbolico (e non solo nel senso del peso) come se la destrezza dell’autore si misurasse a chili. Ma tant’è. Questo è il momento del Giallo. E allora che si sfoghi.

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it