“E datemi un martello. Che cosa ne vuoi fare ? Lo voglio dare in testa a chi non mi va” cantava Rita Pavone diversi lustri or sono. Questo motivo mi “martellava” davvero in testa al momento della dipartita dal teatrino del mondo di Frank Morrison Spillane, alias Mickey Spillane. Il creatore, appunto, di Mike Hammer il “Martellone” che picchiava sul serio. E non solo in testa.La vita di Mike Spillane (1918-2006) mi ha attratto come tutte le vite movimentate. Studia legge, vende cravatte, fa il bagnino, il fumettista e perfino l’uomo proiettile in un circo. Quando ha bisogno di money per comprarsi una casa scrive un giallo. Il problema è risolto e il lavoro definitivo trovato. Da ammirare. Da ammirare meno, semmai, la sua fobia contro i “rossi”, il suo razzismo, la sua visione del femminile. Chandler lo definì “nulla più di una mistura di violenza e pornografia esplicita”. Per quei tempi, forse. Oggi farebbe il solletico. Ma ogni avvenimento umano va giustamente circoscritto nella storia. E la storia di quei tempi subito dopo la fine della seconda guerra mondiale è una storia dura e difficile. C’è il maccartismo, una corrente reazionaria bella robusta ed una istintiva paura ed avversione per il nuovo ed il diverso. Spillane non è Hammett e Hammer non è un paladino di giustizia. La giustizia se la fa da solo. A suon di botte e pistolettate. Senza guardare in faccia nessuno. Nemmeno le donne, tutte maiale eccetto la mamma e la segretaria (forse). D’altra parte nei suoi libri odio e amore, sesso e morte fanno un tutt’uno. Sono indistinguibili. Spillane ebbe fortuna, tanta fortuna. Come autore, pur avendo la critica contro. Ogni volta che usciva un suo libro immancabilmente c’era Anthony Boucher del New York Times a dirgliene quattro. E se non c’era lui, perché malato o in vacanza, c’erano gli altri. All’uscita di “Io ti ucciderò” sempre un giornalista lo seppellì con la parola “lurido”. Ma più le critiche aumentavano, più aumentava la tiratura dei suoi libri. Siamo arrivati a circa 140 milioni di copie. Non male. Ad un certo punto ha una crisi religiosa e diventa Testimone di Geova. Per dieci anni smette di scrivere. Quando riprende ci si aspetterebbe uno Spillane diverso. Niente. Hammer è lo stesso di prima e se non basta lui c’è Tiger Mann che è ancora peggio. Oggi si cerca in qualche modo di “rivisitare” e “redimere” la sua complessa e strabordante personalità. Ma lasciamolo stare così come è stato e come voleva lui. Un bastardo brutto e schifoso che non aveva paura di nessuno. E io mi immagino che, scaraventato all’inferno, abbia preso a calci in culo perfino Belzebù.
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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