Il povero signor Philipson era seduto sulla sedia, mentre il busto era accasciato sulla scrivania.L’espressione del viso era distesa, normale, quasi fosse morto all’improvviso mentre dormiva. – Sembra morto per cause naturali. Probabilmente un infarto. – disse l’agente.– Chi ha scoperto il corpo?– disse Holmes guardandosi intorno.Una signora di mezza età, la moglie dello sfortunato signore, si fece largo e con il volto rigato dalle lacrime iniziò a parlare, sorretta dal signor Mat: – Eravamo tutti in soggiorno, quando mio nipote Erin è venuto da noi dicendo che mio marito era chiuso nello studio e che non rispondeva alle sue chiamate – si fermò per una decina di secondi e poi ricominciò. –Gli unici che hanno la chiave dello studio siamo io e mio marito, così ho preso la chiave dalla mia camera e sono andata ad aprire la porta. Mio marito era steso sulla scrivania e mio nipote è andato a scuoterlo, ma non c’era nulla da fare – e irruppe in un angoscioso pianto.
– Ha lo stesso forellino del vagabondo – osservò Holmes a bassa voce.
– Ma come è possibile… – dissi. – Si tratta dello stesso assassino? Forse ha commesso un errore nella scelta delle vittime.
Holmes si girò di scatto verso di me, e mi guardò come se lo avesse colpito un fulmine.
– Sono stato uno stupido a non capirlo subito. Potevo evitare questa orribile tragedia. Lei come sempre si rivela fondamentale, Watson.
– Ma di cosa sta parlando? – Ero a dir poco esterrefatto.
– Agente arresti subito quel ragazzo – disse Holmes indicando il giovane Erin. – E’ colpevole di due omicidi.
L’incredulità generale fece scendere nella casa un fitto silenzio. Gli sguardi di tutti i presenti erano puntati sul mio amico, probabilmente creduto un pazzo.
– Allora, vuole muoversi? – dissi all’agente.
– Ma chi avrebbe ucciso?– rispose l’agente ancora intontito.
– Ha ucciso suo zio e il povero Brown – sentenziò Holmes.
Come risvegliata da un lungo sonno, la signora Anna si guardò intorno e infine posò lo sguardo sul mio amico.
– Si rende conto di quello che sta dicendo? Mio nipote era con noi quando mio marito è morto. Lei si sta prendendo gioco di noi – disse la signora.
– Lo so perfettamente che era con voi, ed è stato proprio davanti ai vostri occhi che ha ucciso suo marito.
A questa affermazione il volto dei presenti si allungò in una smorfia indefinibile. L’agente Correy fu il primo a riprendersi. – Ma di cosa sta parlando, signor Holmes?.
– Se non fosse stato per l’osservazione del mio brillante amico Watson, non sarei riuscito a venire a capo di questo caso – iniziò a spiegare. – La storia di un fantasma, ecco cosa lo ha ucciso. Circa un mese fa, è venuto ad abitare in questa casa il nipote della vittima, è giusto?
– Si, è esatto– rispose il signor Diamond.
– Per motivi di studio, il ragazzo si recava, alcune volte, nella biblioteca di famiglia. Tra i tanti libri, Erin trovò anche dei vecchi diari. In questi vecchi diari, scritti dal nonno di Philipson, si parlava dell’oro che era stato raccolto nel periodo di permanenza in America. Dalle pagine si evinceva che non tutto l’oro era stato speso e mostrato.
– Che cosa sta cercando di dire? – domandò stizzita l’anziana Wade.
– Sto cercando di dire che c’era dell’altro oro o denaro, ed era nascosto in questa casa. Le indicazioni per trovarlo erano scritte su un foglietto, e indovinate dove era nascosto?
– Non siamo qui per gli indovinelli – borbottò l’agente.
– Semplicemente era nascosto nel cappello. In una precedente visita la madre della vittima mi disse che il nonno Buddy regalò il cappello al figlio. Ovviamente perché voleva che il figlio trovasse, in futuro, il resto dell’oro. Ma la malattia lo portò a dimenticare questa storia, facendogli perdere lucidità. Fu però in punto di morte che la faccenda gli ritornò in mente, e chiese al figlio di mostrargli il cappello. Ma fu tutto inutile perché morì poco dopo.
E ora torniamo ai giorni nostri, nei quali il ragazzo scopre l’esistenza del foglio e ruba il cappello, inscenando la comparsa di un fantasma.
– Lei è solo un pazzo – riuscì finalmente a dire l’accusato.
– Non pazzo quanto lei– e girandosi verso di noi continuò. – Volendo tenere tutto per sé, non fece parola con nessuno del ritrovamento. Però ovviamente, se il tesoro fosse stato trovato, sarebbe finito tutto in mano al signor Philipson, e non al padre di Erin, visto che Scott era il figlio maggiore.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID