Mat fece un piccolo inchino e stese la mano per stringercela.– Sono lieto di conoscervi. Credo che Scott vi abbia chiamato per il fantasma che ha sentito durante la notte. Lei cosa ne pensa signor Holmes?– Ho già spiegato che dubito fortemente che si tratti di un fantasma – disse il detective in un tono un po’ spazientito. – Piuttosto, lei vive qui da circa un anno, come mai?–– Deve sapere che fino ad un anno fa lavoravo in una banca di Oxford, ma poi mi trasferirono nelle vicinanze. Mia sorella mi offrì di rimanere qui, e così...– Capisco. Lei ha sentito i rumori del presunto fantasma?
– No. Ho il sonno molto pesante. Al contrario Scott si sveglia per un nonnulla, e la mattina è sempre il primo ad alzarsi, quando la città dorme ancora tutta – concluse rivolgendoci un largo sorriso.
Holmes chiese se ci fossero gli altri componenti della famiglia, ma apprendemmo che la signora e la figlia di Philipson erano uscite con le biciclette, mentre il giovane Erin era andato a Shoream by-Sea.
Salutammo la gentile famiglia, dicendo che saremmo tornati nel primo pomeriggio.
Nel viaggio di ritorno, Holmes non disse una parola, e io non mi azzardai a chiedergli nulla, perché mi avrebbe sicuramente guardato male.
Appena fummo arrivati a casa, l’umore del mio amico cambiò molto. Mi fece accomodare a tavola e disse – Ora, mio buon amico, le preparerò delle ricette eccellenti, e tutte di mia invenzione, che hanno come ingrediente base il mio miele.
Non lo avevo mai visto cucinare, e a dirla tutta ero anche un po’ preoccupato per queste nuove ricette. Ma tutte le mie angustie si rivelarono infondate, perché quello che mangiai fu ottimo e soprattutto abbondante. Non dimenticherò mai il delizioso gusto del miele accompagnato con uno strano formaggio ammuffito.
Quando ci fummo rifocillati a sufficienza, Holmes si accese la pipa e si sedette sulla poltrona.
– Credo che ci sia qualcosa di grosso dietro questa storia – esordì.
– A cosa si riferisce?
– Non lo so ancora, e come lei ben sa io non amo fare congetture senza avere tutte le prove in mano, ma…
Non finì la frase; l’aspetto pensieroso che aveva assunto mi fece intendere che stesse rimuginando su qualcosa in particolare, così decisi di chiudere un po’ gli occhi e riposarmi sulla comoda poltrona.
Fu la mano di Holmes a ridestarmi dal sonno in cui ero caduto.
Avevo dormito per circa due ore, oramai erano le quattro passate, e come capii dal vestito, Holmes era pronto per tornare alla villa.
Alle cinque in punto eravamo di nuovo seduti nel salotto di casa Philipson, ma questa volta in compagnia del giovane Erin. Doveva avere un’età compresa tra i venti e i venticinque. Era vestito in modo sportivo e aveva davanti a se una montagna di libri.
– Lei è il famoso Sherlock Holmes? Non mi aspettavo di trovarla qui. Credevo si occupasse di ladri vivi e non di spettri – disse il giovane con un sorriso ironico stampato sulla faccia.
– Invece lei è uno studente – disse Holmes. – Scommetto che i libri sono della biblioteca.
– No, non ci vado molto in biblioteca.
– Mi piacerebbe visitarla con il mio amico Watson. Le dispiace accompagnarci signor Wilson?
– Se vuole la accompagno io – intervenne il ragazzo un po’ risentito.
– No, grazie. Lei deve studiare e non la voglio distogliere. Il buon John è di casa e sarà sicuramente un’ottima guida.
Ci allontanammo dal salotto ed entrammo nel grande studio del signor Philipson. Non feci in tempo a guardare tutto, perché il maggiordomo aprì una porta che ci introduceva in un breve corridoio che dava su una stanza meravigliosa.
Era una piccola biblioteca, ma in uno stile rinascimentale che lasciava senza fiato.
Il soffitto era più alto di quello del piano terra dell’abitazione, ed intorno c’erano una decina di colonne in stile greco. Una quantità enorme di libri era ordinata nei vari scaffali.
– Wilson, il suo padrone è venuto qui ultimamente?
– No, signor Holmes. Ci viene solo durante l’inverno, perché dice che la biblioteca è più calda della casa.
– Strano, molto strano.
– Cosa sarebbe strano, Holmes? – chiesi perplesso.
– Guardi qui – e mi indicò alcuni vecchi libri. – A differenza degli altri, su questi non c’è polvere, come se fossero stati usati o letti da poco.
– E’ vero. Ma non sembrano essere dei libri. Assomigliano più a dei diari.
– Posso tenere questi libri per un po’– chiese al signor Wilson.
– Certo, tanto non li legge nessuno.
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