C’erano sette camere, di cui cinque erano camere da letto. In fondo al corridoio che divideva le camere, si trovavano un bagno e il ripostiglio.
–Potrebbe dirmi chi abita le diverse camere?
– Certo. Nella prima camera a sinistra c’è mia figlia, poi la mia stanza, la camera di mia madre e in fondo c’è il ripostiglio. La prima camera a destra è occupata da mio nipote, mentre la successiva è di Mat.
– Mi dica con precisione cosa è successo due notti fa? – chiese Holmes.
– Io ero nella stanza e dormivo. Ad un certo punto ho sentito dei rumori molto simili a dei passi. Poi un breve silenzio, e dopo un minuto ho sentito uno strano rumore. Non saprei definirlo, ma dopo questo nient’altro.
Holmes, seguito da noi, si diresse verso il ripostiglio e, usando la lente di ingrandimento, osservò ogni centimetro della porta.
– Chi ha le chiavi di questa stanza? – chiese il detective alzando lo sguardo.
– Sono nel mio studio.
Dopo aver aperto la porta, il mio amico chiese dove si trovasse il cappello scomparso.
– Su quel tavolino, era ricoperto da quella teca di vetro – rispose il signor Philipson indicando una teca cilindrica.
– Ora non rimane che parlare con i suoi familiari, comunque può star certo che non abbiamo a che fare con uno spirito.
– Come fa ad esserne sicuro, Holmes?– mi azzardai a chiedere.
– Semplicemente perché ho osservato la porta, – e passandomi la lente di ingrandimento aggiunse –vede questi piccoli segni sulla toppa della porta? Sono molto recenti, infatti non vi è polvere all’interno. Sono stati sicuramente fatti da una persona che ha cercato di aprire la porta al buio.
– Ma per quale motivo rubare il cappello?
– Non lo so, Watson. Ecco perché voglio parlare con il resto della famiglia.
Mentre stava pronunciando queste parole, dalla porta accanto venne fuori una vecchietta con in mano un bastone.
–Signor Holmes, dottor Watson, vi presento mia madre, la signora Wade.
– Sono molto felice di conoscerla signora, – iniziò Holmes – potrei rivolgerle alcune domande?
– Ma certo buon uomo. Ma dovremmo andarci a sedere, ormai non sono più tanto giovane da parlare in piedi.
Accompagnati dai due membri della famiglia, ritornammo in salotto per sederci sui divani e bere qualcosa.
Dopo aver lentamente sorseggiato il suo Napoleon, Holmes si decise a rivolgere le domande all’anziana signora. – Potrebbe dirmi a chi apparteneva il cappello? Che tipo era il nonno del signor Philipson?
– Buddy era il padre di mio marito, – iniziò a raccontare la signora – era un uomo gentile, che nella vita non aveva fatto altro che lavorare per la sua famiglia. In gioventù trascorse molti anni in America a fare il cercatore d’oro. Quando tornò si sposò e si sistemò in questa villa, lavorando di tanto in tanto. Alcuni mesi prima di morire, regalò a mio marito il suo primo cappello, perché gli aveva sempre portato fortuna. Ormai non ci stava più con la testa, ma sapeva bene che gli rimaneva poco da vivere. Poche ore prima di lasciarci disse al figlio che rivoleva il cappello, ma non fece in tempo a rivederlo, perché mentre mio marito lo stava andando a prendere, il vecchio Buddy esalò il suo ultimo respiro.
Non avevo mai sentito la storia della vita di un uomo raccontata così concisamente, ma allo stesso tempo tanto precisa. Credo che anche Holmes ne fosse rimasto piacevolmente affascinato, ma non lo dette molto a vedere.
– Signor Philipson, oltre al cappello e a questa casa, suo nonno le ha lasciato altro? – chiese il mio amico.
– No. Ma questa meravigliosa casa vale per me tutto l’oro del mondo.
– Suo fratello è più giovane di lei?
– Sì, io sono il fratello maggiore. Ecco perché la casa è di mia proprietà. Ma a mio fratello va bene così, anche perché lui si è tenuto i soldi.
– Questa chiacchierata è stata molto interessante, ma vorrei anche parlare con gli altri membri della famiglia. E’ possibile parlare con il signor Mat?
– Certo. E’ nello studio, lo faccio chiamare. John – ordinò al maggiordomo – faccia venire mio cognato.
L’attesa non fu molto lunga, perché dopo due minuti entrò nella stanza l’atteso signore.
Come aspetto era vagamente somigliante al padrone di casa, stessi baffi, stessi capelli radi, di qualche anno più giovane, ma della stessa eleganza del gentile Scott.
– Mat, ho il piacere di presentarti i due uomini più importanti dell’Inghilterra. Questi è il signor Holmes, mentre l’uomo a lui vicino è il dottor Watson.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID