– Certo, la riconosco – rispose Holmes. – Si segga buon uomo e ci racconti come mai è uscito con questo tempo.– A dire il vero non è un motivo importantissimo e impellente. Mi piace camminare sotto la pioggia e il mio signore ne ha approfittato per chiedermi di sottoporle un piccolo quesito.– Sono tutt’orecchi.– Lei crede all’esistenza dei fantasmi?Non so spiegare l’incredulità che assunsero le nostre espressioni, ma per fortuna il mio amico si ricompose subito.
– A dire il vero no. Ma potrebbe gentilmente dire cosa abbiamo a che fare noi con un fantasma?
– Certo. Ieri notte un fantasma ha disturbato il sonno degli inquilini della villa del signor Philipson. E il mio padrone si chiedeva se lei non potesse recarsi da lui per un consulto.
– Se il signor Philipson può aspettare, può dirle che domani mattina sarà mio piacere recarmi da lui.
– Le sono molto grato, e anche il mio padrone lo sarà – e così dicendo riaprì la porta per poi sparire nell’oscurità della notte.
– Non vorrà davvero credere a questa storia, Holmes?
– Non credo a nulla, mio buon amico. Ma se il nostro vicino ha bisogno di un piccolo aiuto, non vedo perché negarlo. Consiglierei di andare a dormire presto, perché per le nove di domattina vorrei essere davanti al signor Philipson.
Era tanto tempo che non dormivo così bene. Alle otto ero già in piedi, come lo era il mio amico, ma mi parve di avere dormito per giorni.
In poco meno di tre quarti d’ora facemmo colazione, ci vestimmo e raggiungemmo la villa.
Era una abitazione di notevoli dimensioni e bellezza, circondata da un bel prato e da un’alta recinzione.
Alla porta venne ad aprirci il buon Wilson che ci fece accomodare nel salotto della regale casa.
– Finalmente ho il piacere di conoscerla signor Holmes, – disse un uomo seduto sul divano – e il signore accanto a lei è sicuramente il dottor Watson. Io sono Scott Philipson. Sedetevi pure.
L’uomo che ci aveva chiesto di accomodarci era vestito in maniera molto elegante. Portava dei piccoli baffi e un monocolo che si tolse quando ci fummo accomodati.
– Credo che il caro John vi abbia informato della faccenda, vero?
– A dire il vero, a parte il fatto che in questa casa c’è un fantasma, non sappiamo nulla – dissi io.
– Vi metto subito al corrente della cosa. Due notti fa io e la mia famiglia abbiamo sentito dei rumori in casa. Essendo rumori davvero leggerissimi, abbiamo tutti pensato al vento. Ma ieri mattina, Wilson mi è venuto a dire che la porta del nostro ripostiglio era aperta. Sono andato a controllare, visto che il ripostiglio è sempre chiuso a chiave, e la prima cosa che ho notato è stata la scomparsa del vecchio cappello di mio padre.
–Un cappello? – disse Holmes sotto voce.
– Sì, il cappello che apparteneva a mio nonno. Era un cimelio di famiglia, mi era molto caro. Mio padre lo ebbe in regalo. Mia madre che è viva tutt’ora, mi ha detto che molti anni fa mio nonno disse che il cappello era per lui molto importante e che se lo sarebbe ripreso, proprio quel cappello che aveva dato a suo figlio alcuni anni prima. E’ stato questo che ci ha fatto pensare al fantasma di mio nonno.
– Quindi lei crede che suo nonno sia tornato dall’oltretomba per riprendersi il cappello che aveva regalato a suo padre?– chiese Holmes.
– E’ l’unica cosa logica. In fondo quel cappello non aveva alcun valore. Un ladro non è tanto stupido da rubare qualcosa che non vale nulla.
– Chi vive in questa casa?
– Mia moglie Anna, mia figlia Denise, il fratello di mia moglie Mat Diamond, mia madre Wade e il figlio di mio fratello, Erin.
– Abitano tutti qui da molto?
– Sì, tranne mio nipote che è venuto in vacanza e Mat, il fratello di mia moglie, che vive qui da circa un anno.
Il mio amico non si mosse più per circa cinque minuti, durante i quali il padrone di casa non stette fermo per un momento. Ad un certo punto Holmes si alzò in piedi e si rivolse al signor Philipson
– Come prima cosa vorrei visitare la casa, e poi mi piacerebbe scambiare alcune parole con gli altri inquilini.
– Come mai? Crede che non si tratti di un fantasma?– chiese il proprietario di casa.
– Credo che i morti abbiano ben altre cosa da fare che riprendersi vecchi cappelli. Allora, ci vuol mostra la casa?
Al piano terra si trovavano il salotto, la cucina, un bagno e uno studio. Dallo studio si accedeva ad una biblioteca, il cui edificio si trovava leggermente distaccato dalla casa. Il piano di sopra fu visitato con grande attenzione dal mio amico, in quanto proprio su questo si trovava il ripostiglio.
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