sto stato?» Il dottor Watson esaminò l'uomo, gli tastò la fronte, gli auscultò il torace, poi disse: «È strano, non ha febbre, sembra essere sano, è veramente terrorizzato per qualcosa che ha visto o che crede di aver visto!» Holmes si mise a pensare, ed intanto fece un cenno con la mano ai due agenti di Scotland Yard che portarono via il guardiano. Il direttore del museo si avvicinò a Holmes e a Watson dicendo loro: «Mi spiace avervi importunati inutilmente, signori. Se avessi saputo subito che… oh, ma non importa, stiate tranquilli, pagherò comunque per il vostro disturbo!» Il dottor Watson prese la parola: «Come? Ci togliete subito questo caso senza che le indagini siano concluse?» «Mi sembra che si sia già risolto tutto!» «Non è vero! La spada non è stata ritrovata, non si conosce il movente…»«Oh, sono sicuro che Scotland Yard, con efficaci interrogatori saprà ben presto chiarire anche questi dettagli. Ma intanto, cercate di capire… per il buon nome del museo, è meglio che le cose finiscano così, no?» «Ma…» protestò Watson. «Lasci stare, Watson! - lo interruppe Sherlock Holmes, poi, rivolto al direttore: «Senta Berger, se lei vuole credere alle facili soluzioni di Lestrade, faccia pure! Può darsi anche che abbia ragione! Per me ci sono ancora parecchi lati oscuri in questa vicenda. Se è sua intenzione ritirare l'ingaggio, il peggio sarà suo, non nostro! E ora, arrivederci, spero che le cose stiano davvero così!» William Berger rimase come imbambolato mentre Holmes e Watson uscivano via. Si sentiva a metà strada tra un'idiota e una vittima, e la cosa lo infastidiva. Il dottor Watson, dal canto suo, era rimasto deluso: «Ma come, Holmes? Ce n'andiamo così? Senza fare più niente?» «Sarebbe ciò che merita! Purtroppo una mia ipotesi m'induce a pensare che se non si va a fondo in questa vicenda, molte altre persone potrebbero presto essere in pericolo!» «Addirittura? Qual è questa ipotesi così terribile?» «Watson, sa bene che non amo discutere di ipotesi finché non ho elementi per sostenerle! Piuttosto, mi dica una cosa: potrebbe essere stato l'effetto di qualche droga a ridurre così quel povero guardiano?» «Beh, a dire il vero ci sono delle sostanze che creano allucinazioni, stati d'ansia, tachicardia…» «Già, come pensavo! Beh, Watson, per i prossimi giorni vedrò di stabilire se quanto ho in mente è solo una bizzarra idea o qualcosa di più concreto. Lei può tornare da sua moglie se vuole, ormai è un bel po' che sta fuori di casa.» «Ha ragione, anche se sa benissimo che di tanto in tanto mi trasferisco da lei per aiutarla nelle sue indagini.» «Allora torni da lei. Se ci sono sviluppi glielo farò sapere immediatamente e… no, grazie!» disse poi seccato ad un tizio con una faccia da schiaffi che gli porgeva un volantino della birra Dream. «Va bene, Holmes!» disse Watson ridendo sotto i baffi.Per tre giorni il dottor Watson non seppe più niente del caso del samurai fantasma, finché la mattina del quarto giorno non ricevette un telegramma da Holmes in cui era scritto:«Sviluppi imprevisti. Stop. Accorra subito. Stop.» Incuriosito il dottor Watson preparò in fretta un modesto bagaglio, salutò la moglie che apprensivamente gli raccomandò di stare attento ed accorse tramite una diligenza al numero 221/B di Baker Street. Il suo amico lo ricevette nella sua vestaglia color porpora nel salotto della loro casa. Watson lo trovò che passeggiava su e giù fumando la sua inseparabile pipa riempita di tabacco della Virginia, e notò anche che era lievemente raffreddato. «Watson! - proruppe ad un certo punto il celebre investigatore - ha notato in questi giorni qualcosa di strano o di insolito accaduto qui a Londra?» «Beh, mi faccia pensare… no, non mi sembra sia accaduto niente di particolare, a parte quella noiosa pubblicità della birra Dream!» «Giusto, Watson. Ha colpito nel segno!» «Cosa? Vuole dire che esiste un nesso tra la sparizione della spada del samurai e questa martellante campagna pubblicitaria?» «Precisamente, Watson, dagli elementi in mio possesso sembrerebbe proprio così. Ma è meglio che le spieghi tutto dal principio. Si metta pure comodo! La signora Hudson sta preparando uno dei suoi migliori caffè!» Il dottor Watson, incredulo ed incuriosito, si tolse il soprabito e lo appese ad un attaccapanni, poi andò a sedersi su una poltrona, mentre la governante entrava con un vassoio recante due belle tazze di caffè dall'aroma invitante. Sherlock Holmes, sedutosi anche lui vicino al tavolino, spense la pipa per poter gustare la cal