... Così inizia Piombo e sangue (1929) di Dashiell Hammett, lo scrittore americano che dette vita a quel filone della letteratura poliziesca poi battezzato "la scuola dei duri", e di cui ricorre quest'anno il centenario dalla nascita. Festeggiamolo prendendo spunto dalle prime righe del suo romanzo d'esordio, in cui è descritto un equivoco. Lo stesso che Hammett si portò appresso per il resto della vita: quello di uomo freddo, duro come l'acciaio, quando invece nella realtà le cose stavano in maniera diversa. Questa è la storia di Dashiell Hammett, cantore dell'America proibizionista a cavallo tra gli anni '20 e '30, di una realtà fatta di violenze gratuite, ricatti, sparatorie e sangue, molto sangue. Hammett nacque il 27 maggio 1894 a St. Mary's County, nel Maryland, figlio di una coppia cattolica. Quattordicenne abbandonò il Polytecnic Institute di Baltimora e iniziò a guadagnarsi da vivere svolgendo i più disparati lavori: strillone di giornali, commesso, stivatore, operaio delle ferrovie, copywriter, seguendo il mito americano del "farsi da sè", come testimoniato da molti altri scrittori statunitensi. Si barcamenò in queste attività fino al 1914, anno per lui fatale. Fu allora che, ventenne, Hammett rispose ad un annuncio economico. Era stato fatto dalla più grande agenzia privata di investigazioni, la leggendaria Pinkerton. Il giovane Dashiell divenne "operator", cioè detective, un mestiere affascinante, ma anche duro, violento. A lui piacque e in poco tempo divenne un ottimo agente investigativo, almeno fino al 1918, quando venne chiamato sotto le armi, arruolato col grado di sergente nel "Motors Ambulance Corps" dell'esercito americano. La guerra non gli portò fortuna, una polmonite si trasformò in una grave forma di tubercolosi. Da allora fu un continuo viavai dai sanatori militari. Tornato in patria e apparentemente ristabilitosi riprese il suo posto all'Agenzia, ma solo per poco. Per cui Hammett fu costretto a dimettersi a causa del suo fisico debilitato, troppo faticoso il mestiere d'investigatore in quelle condizioni! Ma questo non fu il solo motivo per cui lasciò la Pinkerton nel 1921. La leggenda vuole che Dashiell la mollò per via di una delusione provata durante un'indagine per il ritrovamento di 200.000 dollari in oro, rubati su di una nave in partenza per l'Australia, dove più volte sognò di andare. Ci riuscì in fretta, troppo in fretta, dopo che i colleghi fallirono. Li ritrovò sulla nave pronta a salpare, in una delle sue ciminiere. Se avesse aspettato solo un giorno ad annunciarne il ritrovamento... sarebbe partito, e poi l'annuncio del successo, e invece... Sembra però che un altro fatto ben più grave lo abbia convinto a lasciare l'impiego: ad Hammett fu ordinato di uccidere su commissione un sindacalista. Uno sporco lavoro non nuovo, in quegli anni di scontri sociali, neppure per la Pinkerton. Lui, semplicemente, si rifiutò di farlo e se ne andò. A quell'epoca era sposato con Annas Dalan, un'infermiera che lo aveva accudito durante un ricovero, e padre di due bimbe. L'ozio forzato per i postumi della malattia e la necessità di garantire la sopravvivenza a lui e ai suoi cari, lo spinsero a tentare l'avventura come scrittore. Aveva già composto senza successo delle poesie prima del 1922, ma ora le cose stavano diversamente e Hammett cominciò a narrare, parafrasandole, le proprie gesta di detective, comprese le amare esperienze descrivendo realisticamente il mondo che aveva conosciuto. Lo fece per il "Black Mask", la più popolare rivista di racconti polizieschi nata nel 1920, ma che raggiunse il vero prestigio sotto la direzione del capitano Joseph T. Shaw, deciso a rompere i canoni tradizionali del "giallo" alla Agata Christie, per intenderci. Vi riuscì grazie ad Hammett e alle sue storie molto vicine alla realtà, composte in un linguaggio semplice e crudo, in cui descriveva gangster, poliziotti e politici corrotti, con pochi tratti incisivi, i loro tic, soprannomi, gergo e modo di vestire. Fu l'inizio del successo, soprattutto per Dashiell, che su questo periodico pubblicò il primo racconto nel 1923, a cui ne seguì un centinaio nel decennio successivo. Loro protagonista fu quasi sempre Continental Op, impiegato presso la Continental Detective Agency. Un'onesta maniera per parlare della Pinkerton e forse per descrivere attraverso l'investigatore senza nome se stesso, aumentandone però anni, fisico e durezza del carattere. Continental Op apparve anche nel suo primo romanzo Piombo e sangue, il cui titolo ne è la perfetta sintesi. Ne seguirono altri quattro: Il bacio della violenza, Il falcone maltese, La chiave di vetro, e L'uomo ombra, tutti scritti in soli tre anni, dal 1929 al 1932. De Il Falcone Maltese (1930) è inutile parlare, dato che lo rese famoso il film di John Huston con Bogart nella parte di Sam Spade, il detective che di colpo oscurò la fama del suo illustre predecessore. Un altro è il romanzo che maggiormente ci interessa, poiché in esso vi sono precisi riferimenti autobiografici dell'autore. Si tratta de La chiave di vetro (1931), non per niente quello preferito dallo stesso Hammett. Vi è descritta la realtà politica di allora: una campagna elettorale fatta di ricatti, omicidi, bustarelle, dove il protagonista non è il solito investigatore, ma il portaborse, diremmo oggi, di un politico, un romanzo non di genere questa volta. Hammett piacque molto ad un letterato dai gusti difficili come André Gide, che nel 1942 giudicava il suo modo di scrivere superiore, per certi versi, ad Hemingway e Faulkner, due pilastri della moderna letteratura americana. A soli quarant'anni con la fama arrivarono anche i primi guai per Dashiell, forse il recidivare della tubercolosi lo indusse a bere e ad abbandonare moglie e voglia di scrivere. Fu un periodo amaro per lui, i soldi e le donne facili che descrisse nei suoi racconti, erano cosa ben diversa nella realtà quotidiana. Ma per sua fortuna incontrò una giovane autrice di commedie, si chiamava Lillian Hellman. La conobbe ad una delle feste in cui finiva regolarmente per ubriacarsi, insieme passarono con alterne vicende i successivi trent'anni. Fu anche grazie a lei che, dopo un periodo di completa inattività scrisse il romanzo più vivace, L'uomo ombra (1932), che se contrastava con i precedenti libri grazie ad un fine humor, gli portò il maggiore successo di pubblico. Hollywood ne trasse ben cinque film. Ma fu solo un'illusione momentanea, poi Hammett risprofondò nell'inattività, anche se lesse molto e di tutto, in particolare testi di matematica e di politica marxista. Riuscì persino, e non si sa come, ad arruolarsi di nuovo all'età di quarantotto anni partecipando al secondo conflitto mondiale. Le idee radicali che coltivava fin dagli anni '30 gli furono fatali quando, in qualità di amministratore del "Civil Rights Congress", finì in prigione nel 1951 per sei lunghi mesi, e solo per testardaggine: aveva rifiutato di fare i nomi di alcuni attivisti, in realtà proprio non li conosceva, ma non lo volle mai ammettere. Dashiell Hammet morì il 10 gennaio 1961 di tumore polmonare. Nella sua esistenza svolse molti lavori, li fece bene tutti, ma non seppe imparare il difficile mestiere di vivere.
Dashiell Hammett, un uomo tranquillo alla "scuola dei duri"
"La prima persona dalla quale sentii chiamare Poinsonville [città avvelenata, nostra nota] la città di Personville fu un certo Hickey Dewei, un individuo rosso di capelli e notevolmente sporco [...] Costui però chiamava anche 'bietelle' le bretelle. Quindi non mi preoccupai di ciò che aveva combinato col nome della città [...] Qualche anno dopo andai a Personville e capii meglio."
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Rubrica Non solo Holmes...
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