
Mario Pieri, noto con il nome d’arte di Tommaso Picasso, è tornato dopo una serie di riconoscimenti letterari con Ho pianto tanto a Tripoli – La quarta avventura di Picasso & Valeri – I delitti degli Anni Ruggenti pubblicato con Youcanprint.
Andiamo a scoprire come questa volta, nella Roma del 1932, Giovan Battista Picasso, redattore di spettacoli del Messaggero, incontri per caso una sua vecchia conoscenza di quando aveva vissuto a Tripoli, all’epoca fiorente colonia italiana. Ma il destino è bizzarro: un giorno in cui Picasso si reca di nuovo a visitarlo, l’uomo viene trovato morto nella sua biblioteca. Il commissario Valeri, amico del giornalista, si trova ben presto a indagare, oltre che sul delitto, anche su uno strano furto subìto dalla vittima.
Mario, che “tipi” sono Picasso e Valeri?
Da appassionato di Tex Willer avrei voluto che fossero come Tex e Kit Carson. Da estimatore dei romanzi di Rex Stout, li immaginavo come Nero Wolfe e Archie Goodwin. Ovviamente, copiare questi personaggi non era pensabile e, soprattutto, non avrebbero avuto nulla a che fare con le storie che avevo in mente. Ciò nondimeno, ho tratto due spunti da queste grandi coppie della narrativa. Prima di tutto, il fatto che Picasso rappresenta il completamento di Valeri e anche il suo sostegno, e viceversa. In secondo luogo, la presenza nei dialoghi di ironia e qualche battibecco, di tanto in tanto. Entrando nel dettaglio dei protagonisti: Picasso ha fatto la guerra giovanissimo e ne porta dentro i segni (oltre a una scheggia nella gamba); è coraggioso al limite dell’incoscienza, tranne quando deve esprimere i suoi sentimenti; è tutt’altro che grande e grosso, ma non si tira mai indietro. Avrebbe voluto diventare redattore di cronaca nera, però si è dovuto accontentare di lavorare nella redazione spettacoli. Pian piano, ha capito che dietro i delitti di ogni giorno, quelli veri, c’è ben poco di avventuroso: niente a che vedere con i romanzi che lui leggeva da ragazzo su Joe Petrosino o gli investigatori inglesi. Valeri è un commissario che usa la testa in un mondo di poliziotti dalle maniere spicce e poco disposti a disturbare i potenti. Risolve i casi grazie anche alla sua preparazione: ha studiato alla scuola di polizia scientifica, in casa ha allestito un laboratorio chimico, analizza impronte digitali e studia le fotografie segnaletiche. Non si fa mettere i piedi in testa nemmeno da alti papaveri della politica e persegue ideali di giustizia anche quando, per necessità, è costretto ad agire fuori dagli schemi. Grazie a tutto questo gli viene perdonato di non essere un fervente fascista, per giunta ancora scapolo. Messi assieme, Valeri e Picasso rappresentano un po’ il genio e la sregolatezza e, come detto, sono complementari. Picasso si caccia nei guai, ma finisce per scoprire disegni criminali; Valeri tira fuori Picasso dai problemi e arriva ai colpevoli anche grazie alle tracce da lui trovate.
Tu, fiorentino di nascita e romano d’adozione, hai scelto Roma come ambientazione… ma c’è qualche altra città che ti strizza l’occhio per essere scelta come prossima ambientazione?
Ho scelto Roma perché ci vivo da più di quindici anni, eppure ne conosco solo una piccola parte: per fortuna mia moglie è romana, e archeologa, perciò mi fa da “consulente”. GB Picasso riflette questa mia situazione: è un genovese sbarcato nella capitale subito dopo la fine della prima guerra mondiale e va conoscendo la città e i suoi abitanti mentre si getta imprudentemente nelle sue indagini personali, oppure quando segue Valeri e i suoi uomini nei casi criminali. Le storie poliziesche mi offrono la possibilità di descrivere come si viveva un secolo fa: i pochi telefoni e automobili, la popolarità del cinema e delle riviste illustrate, le relazioni sociali, il controllo da parte del regime fascista. Detto questo, anche la prossima avventura di Picasso e Valeri si svolgerà a Roma e nei suoi dintorni, ma non escludo che luoghi differenti possano fare da palcoscenico in altri romanzi a cui sto ancora lavorando. Uno, tuttora in fase embrionale, dovrebbe essere ambientato nella Brianza, dove ho vissuto alcuni anni per motivi di lavoro. Forse almeno un racconto, il seguito di uno che ho già pubblicato, potrebbe riguardare Buenos Aires e l’Argentina, dove sono “emigrato”, sempre per lavoro, alla fine degli anni Novanta.
Il mistero arrovella Picasso non meno del suo sentimento per Giulia, un’attrice piacevole e intelligente, con la quale ha condiviso una recente e drammatica vicenda. Il suo essere donna moderna che non vuole rinunciare alla propria indipendenza come si cala nel periodo del regime?
La risposta mi darebbe la possibilità di sviluppare argomenti molto interessanti, ma andrei troppo oltre l’ambito della narrativa. Mi limito a ricordare che, durante la Grande Guerra, le donne avevano preso il posto degli uomini nelle fabbriche e in altri impieghi, salvo poi essere ricacciate tra le mura domestiche alla fine del conflitto; anche per questo, la successiva crisi non fu solo economica, ma soprattutto lavorativa e sociale. Più tardi, il fascismo volle coinvolgere le donne nel nuovo regime, ma fu più apparenza che sostanza ed esse vennero lasciate fuori dai posti chiave. Nei miei romanzi, Giulia rifugge dal ruolo impostole dalla società, quello unico di madre e sposa (e amante, aggiungo). Quando Picasso la conosce, lei è ancora una paladina dei diritti delle donne, come era normale ai primi del Novecento quando la questione femminile veniva dibattuta in ambito politico, con temi quali l’emancipazione, l’istruzione, la parità dei salari e il diritto di voto. L’Unione Femminile Nazionale fu fondata a Milano nel 1899 ed ebbe sedi in varie città: Giulia frequenta una di esse. Sono molto affezionato a Giulia perché è un personaggio moderno, che ripropone nella finzione temi attuali come la violenza sulle donne e l’uguaglianza ancora non raggiunta. Nel contempo, sottolinea le conquiste ottenute, un po’ come nel film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi: una storia che si svolge solo una decina d’anni dopo i miei libri. Credo che un romanzo ambientato nel passato, che sia giallo o meno, debba avere delle solide fondamenta storiche e, allo stesso tempo, collegarsi all’attualità: solo così può essere compreso del tutto e non risultare artificioso.
Hai dichiarato che la stesura dell’ultimo romanzo è stata complessa. Sei però soddisfatto di aver dato vita a un classico ‘delitto della camera chiusa’?
Sì, perché sono un testardo e mi ero messo in testa questa idea, anche se così facendo ho forse violato uno dei principi della buona narrazione. Infatti, anziché imbastire subito una buona trama, sono partito da due punti distanti tra loro e ci ho creato sopra una storia: mi riferisco, da un lato, alla “misteriosa” permanenza di Picasso a Tripoli nel corso degli anni Venti del secolo scorso e, dall’altro, alla camera chiusa. Alla fine penso di essere riuscito a creare un meccanismo a effetto, ma credibile, e mi fa molto piacere che perfino lettori molto esigenti abbiano apprezzato la vicenda poliziesca e i suoi risvolti umani. Non nascondo, però, che più di una volta ho pensato di rinunciare perché non riuscivo a trovare una quadratura del cerchio. Faccio un esempio: il carro armato fabbricato nel 1917, che si vede in due delle foto d’epoca pubblicate in copertina, all’inizio doveva essere uno dei protagonisti, però avrei finito per distogliere l’attenzione dall’intreccio criminale appesantendo il racconto. Così, alla fine, ho concesso al povero tank solo un ruolo limitato, ancorché significativo: un “cammeo”, per dirla in linguaggio cinematografico.
Un’ultima domanda: nella prossima avventura di Picasso e Valeri ritroveremo anche Giulia?
Certo. Nel primo libro Giulia non era ancora presente e sono stato bonariamente, ma giustamente, rimproverato per la mancanza della protagonista femminile. Appare nella seconda avventura e da lì in poi costituirà un elemento narrativo di grande importanza, sia nello sviluppo delle trame, sia perché consente di trattare aspetti sentimentali di cui il giornalista e il commissario, essendo uomini, parlano con difficoltà. Anche nel prossimo romanzo, il quinto, Giulia ci sarà e aiuterà Picasso durante una fase complicata della vicenda. Purtroppo, lui farà qualcosa che a Giulia non piacerà affatto e allora… Ma non voglio dire altro, così come non posso rivelare in che modo il commissario Valeri arriverà ai colpevoli. Mi limito ad anticipare che stavolta sarà più un thriller che un giallo investigativo, in cui anche la relazione tra Giulia e Picasso sarà messa a dura prova.
Dati tecnici
Titolo: Ho pianto tanto a Tripoli
Sottotitolo: La quarta avventura di Picasso & Valeri – I delitti degli anni ruggenti.
Uscita: 20 novembre 2024
Costo: euro 12,00
Casa editrice: Youcanprint
Numero pagg: 240
ISBN: 979-1222774282
Formato: 15 x 21, brossura, copertina patinata plastificata
Editore: https://store.youcanprint.it/ho-pianto-tanto-a-tripoli/b/44776556-9566-5900-af4a-034a6d4154e0
Amazon: https://www.amazon.it/pianto-tanto-Tripoli-Tommaso-Picasso/dp/B0DNQWCH5R/
IBS: https://www.ibs.it/ho-pianto-tanto-a-tripoli-libro-tommaso-picasso/e/9791222774282
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Costo: euro 2,99
Casa editrice: Amazon
ASIN: B0DP5BCCZ8
Formato: kindle
https://www.amazon.it/dp/B0DP5BCCZ8
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