Gli amanti del cinema horror avranno osservato con piacere come l’anno nuovo sia cominciato all’insegna del brivido. Il 1° gennaio, infatti, è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane il nuovo film horror prodotto da Robert Eggers, Nosferatu. Il titolo non è particolarmente originale, è ovvio, e sta a indicare il fatto che stiamo parlando di un remake del famoso Nosferatu il vampiro, un film muto del 1922, diretto dal tedesco Friedrich Wilhelm Murnau, noto anche per essere il primo adattamento cinematografico, non autorizzato, del romanzo Dracula di Bram Stoker.
Nosferatu viene solitamente considerato il capolavoro di Murnau, nonché uno dei capisaldi del cinema horror ed espressionista tedesco. Tuttavia, è necessario porre l’accento sull’espressione “non autorizzato”, poiché il fatto che Murnau non avesse alcun diritto sull’opera di Stoker fu soltanto la prima di una lunga serie di complicazioni.
Ma partiamo dal principio: torniamo indietro al 1921, quando il produttore cinematografico Enrico Dieckmann e l’eccentrico Albin Grau, artista e convinto studioso dell’occultismo, fondarono la Prana-Film, una piccola casa di produzione con lo scopo di realizzare film a tema soprannaturale.
Pur non possedendo alcun diritto per l’adattamento cinematografico di Dracula, Dieckmann e Grau decisero di produrre un film ispirato al più famoso dei vampiri e assegnarono a Henrik Galeen il compito di scrivere la sceneggiatura.
All’epoca le leggi sul copyright erano ancora ai loro albori e la Prana-Film non aveva alcun timore riguardo alla possibilità di riprendere l’opera di Stoker e riutilizzarla a modo proprio, purché il lavoro venisse svolto con una certa dose di buon senso. A questo proposito, Galeen si impegnò a modificare diversi dettagli della storia, che non fu ambientata in Inghilterra, bensì in Germania, e più precisamente nella cittadina fittizia di Wisborg. Oltre alla location, vennero cambiati anche i nomi dei personaggi, che non dovevano assolutamente corrispondere a quelli del romanzo di Stoker. Così il conte Dracula divenne il conte Orlok, Jonathan Harker prese il nome di Thomas Hutter e sua moglie Mina venne chiamata Ellen. Il personaggio del cacciatore di vampiri Van Helsing venne completamente eliminato. Inoltre, fu aggiunto un nuovo raccapricciante aspetto alla figura del vampiro, già di per sé orrorifica. Il conte Orlok, infatti, di giorno riposava in bare riempite di terra contaminata dalla peste nera, infestate da terribili topi, che diffusero un’epidemia mortale a Wisborg.
E mentre Galeen si occupava della sceneggiatura, nel ruolo di regista fu scelto Murnau, a sua volta legato al mondo dell’occultismo, anche se successivamente si sarebbe allontanato da quell’ambiente. Murnau seguì scrupolosamente le indicazioni di Galeen, dando molta importanza anche ai più piccoli dettagli per creare una pellicola di grande impatto.
Per gli esperti di storia del cinema è impossibile non riconoscere in Nosferatu alcuni elementi tipici del cinema di quel periodo, come la tendenza a proporre una visione romantica e idealizzata dell’epoca pre-industriale. A questo proposito diversi critici hanno visto in alcune inquadrature del film evidenti richiami alle opere del pittore romantico Caspar David Friedrich. Ma alla faccia dell’influenza romantica, il conte Orlok non ha assolutamente nulla dell’eroe romantico e non ha in alcun modo ereditato la raffinatezza e l’eleganza del conte Dracula. Orlok presenta la razionalità di un essere umano e l’istinto implacabile di un animale che necessita del suo nutrimento per sopravvivere. Nel corso del film viene spesso associato a diversi animali (la iena, il ragno, i topi), come a voler rimarcare il suo essere parte del mondo naturale, qualcosa che esiste a prescindere dalla volontà umana. Allo stesso tempo, però, i suoi movimenti sono rigidi e procedono a scatti, come per contrastare il rigor mortis di un cadavere, il che conferisce alla figura del conte un aspetto meccanico, che contribuisce a suscitare l’orrore dello spettatore.
Nella creazione del suo capolavoro Murnau dovette far subito i conti con un primo grande ostacolo: la ristrettezza economica della Prana-Film. Proprio per via del limitato budget messo a disposizione, alcune scene particolarmente complesse vennero eliminate o modificate e i luoghi originariamente previsti per le riprese furono sostituiti con location meno esotiche e più economiche.
Nonostante le numerose difficoltà, alla fine il film venne realizzato e debuttò nel marzo del 1922 al cinema Marmorsaal all’interno dello Zoologischer Garten di Berlino. L’evento fu pubblicizzato con il titolo Das Fest des Nosferatu (ossia “Il festival di Nosferatu”) e agli ospiti fu chiesto di presentarsi in costume, in piena sintonia con il gusto per il gotico di un classico film sui vampiri.
Nosferatu sembrava destinato a diventare un grande successo, ma poco dopo la sua distribuzione nelle sale cinematografiche, ecco che avvenne un drammatico colpo di scena per la Prana-Film. Florence Balcombe, la vedova dello scrittore Bram Stoker, intentò una causa per violazione del diritto d’autore e la vinse nel 1925, ottenendo che tutte le copie esistenti di Nosferatu venissero distrutte.
La Prana-Film fu condannata a pagare il contenzioso sui diritti d’autore alla vedova Stoker e, non potendo più tratte alcun beneficio dalla distribuzione del film, fu costretta a dichiarare bancarotta e chiudere i battenti per sempre. Murnau, tuttavia, si premurò di salvare dalla distruzione almeno una copia della sua opera e, come si seppe in seguito, altre copie “clandestine” sopravvissero. Prova ne è il fatto che nell’autunno del 1925, nonostante la sua vittoria in tribunale, Balcombe scoprì con grande sconcerto che l’associazione Film Society of London possedeva una copia di Nosferatu, custodita nel proprio archivio a fini di preservazione storica e ricevuta da una società con sede negli USA, dove le leggi sul diritto d’autore europee non avevano valore. Balcombe riuscì comunque a ottenere la distruzione della pellicola e per anni continuò a lottare affinché venisse eliminata ogni traccia di Nosferatu. Nel frattempo, diede il via a una serie di trattative con la Universal Pictures per un futuro adattamento cinematografico di Dracula, che fu effettivamente realizzato nel 1931.
Sfortunatamente per la vedova Stoker, nonostante tutti i suoi sforzi, numerose copie di Nosferatu erano rimaste in circolazione e fecero gradualmente la loro comparsa nei cinema di diversi paesi. Tali copie, però, differivano fra loro per il montaggio e gli intertitoli e in alcuni casi si trattava di veri e propri rimaneggiamenti della pellicola originale.
L’opera di Murnau, dunque, sopravvisse e ottenne un successo che Balcombe mai avrebbe immaginato. Inoltre, per via del contenuto dell’opera, ma anche a causa dell’eccentricità dei suoi produttori, primo fra tutti Albin Grau, strane leggende si diffusero sul conto di Nosferatu, la più strampalata delle quali vorrebbe che lo stesso Murnau si sarebbe recato nei Carpazi alla ricerca di un vero vampiro per interpretare il ruolo del mostro nel proprio film.
Altrettanto divertente è la leggenda che aleggia attorno alla figura dell’attore Max Schreck, interprete del conte Orlok. Il suo nome in tedesco suona simile all’espressione “massimo spavento”, coincidenza che lo stesso Murnau avrebbe sfruttato per farsi pubblicità. Alcuni spettatori, più inclini a lasciarsi trasportare dalla propria immaginazione, avrebbero affermato che Schreck fosse in realtà un vero vampiro e per questo la sua interpretazione sarebbe stata tanto “credibile”. A questa fantasiosa teoria venne dedicato addirittura un film, prodotto nel 2000 e intitolato L’ombra del vampiro.
Meno fantasiose furono le interpretazioni che alcuni critici fecero di Nosferatu, sostenendo di leggere nella storia del conte Orlok il riflesso delle turbolenze che stravolsero la società tedesca nel periodo post-bellico. La peste nera sarebbe la raffigurazione di un’epidemia “sociale” e il vampiro rappresenterebbe una manifestazione delle paure dei tedeschi e il simbolo della dittatura che, nel giro di pochi anni, avrebbe preso il controllo della Germania. A questo proposito, è stato osservato come in Nosferatu la figura di Van Helsing sia stata eliminata, come a dimostrare che, di fronte all’avanzata di forze oscure e malefiche, il popolo tedesco sarebbe rimasto passivo e privo di un personaggio disposto a ergersi a difensore del paese.
A prescindere dalle numerose interpretazioni attribuibili all’opera di Murnau, l’influenza del suo Nosferatu sul cinema moderno è evidente. Il suo vampiro, così diverso dalle rappresentazioni tradizionali, è presente non soltanto nei due remake di Nosferatu, ma anche in opere “insospettabili” quali ad esempio Le notti di Salem, l’adattamento televisivo del 1979 dell’omonimo romanzo di Stephen King, i cui non-morti assomigliano in maniera palese all’inquietante conte Orlok.
Alessandra Ivaldi
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID