Se durante l’estate vi piace rilassarvi all’ombra di un ombrellone in compagnia di una lettura poco impegnativa, allora questo articolo non fa per voi. Il libro di cui stiamo per parlare non è affatto una lettura adatta a “svuotare la mente”, anzi vi trascinerà in una storia contorta e piena di colpi di scena. E se sperate nella bontà dello scrittore, pronto a fornire una rassicurante risposta a ogni vostra domanda, perlomeno al termine del romanzo, vi sbagliate di grosso. L’autore non ha alcuna intenzione di semplificarvi la vita, sta a voi lettori usare la vostra immaginazione e cercare di risolvere il mistero, rispondendo agli interrogativi che la narrazione di proposito lascia aperti. Detto ciò, se siete pronti per affrontare quest’avventura, allora proseguite pure con la lettura del presente articolo.

Christopher Priest, morto lo scorso febbraio, è un autore britannico noto per i suoi romanzi di fantascienza. A questo punto, se la parola “fantascienza” nella vostra mente evoca soltanto immagini di alieni verdi a bordo di dischi volanti, sappiate che siete nuovamente in errore.

Uno dei romanzi più famosi di Priest, The Prestige, pubblicato nel 1995, non ha nulla a che vedere con alieni venuti dallo spazio o altre fantasiose creature. Tutto ruota sugli istinti più oscuri e irrazionali dell’animo umano, contro cui è impossibile opporsi e che ci spingono a compiere le scelte più estreme, fino a raggiungere il confine fra ragione e follia.

A ciò si aggiunge un altro elemento: la totale inaffidabilità della mente umana nell’analizzare e, ancor più, nel riportare con obiettività gli episodi vissuti. Detto in parole più semplici, se cinque persone assistono a uno stesso evento e vengono successivamente invitate a raccontare quanto accaduto, avremo cinque versioni diverse della medesima storia. Impossibile stabilire quale versione sia la più vicina alla realtà, perché ciascuno dei testimoni sarà sinceramente convinto di aver riportato fedelmente il fatto accaduto.

È così che The Prestige ci sfida costantemente a risolvere un grande mistero, soppesando ogni singola parola e ogni singolo “indizio” a nostra disposizione. La storia infatti ci viene in gran parte presentata attraverso gli occhi di due personaggi, che descrivono gli stessi eventi. Il problema è che ciascuno dei due offre la propria versione dei fatti ed è impossibile accertarsi di quale fra di essi stia effettivamente dicendo la verità. Resta perfino il dubbio che entrambi possano mentire o comunque nascondere alcune informazioni, dal momento che, come loro stessi avvertono fin dall’inizio, sono illusionisti, abituati a nascondere la verità agli occhi del pubblico. Come ci si può quindi fidare della loro parola?

La trama del libro si snoda su due dimensioni temporali, il presente e il passato dell’Inghilterra vittoriana. Nel presente Andrew Westley, consapevole di essere stato adottato, non possiede quasi alcuna informazione sulla sua vera famiglia, all’infuori del suo originario cognome: Borden. In più, vive tormentato dal dubbio di avere un fratello gemello da cui sarebbe stato separato in tenera età. Una misteriosa donna, Kate Angier, gli offre la possibilità di scoprire che fine abbia fatto il suo gemello, della cui esistenza Andrew non ha mai trovato prove.

Kate e Andrew sarebbero gli ultimi discendenti delle rispettive famiglie. Per anni e anni i loro antenati si sono considerati acerrimi nemici, coinvolti in una faida senza regole e senza esclusione di colpi. L’antica rivalità fra le due famiglie ebbe origine quando, in epoca vittoriana, i due illusionisti Rupert Angier and Alfred Borden lottarono per dimostrare quale dei due fosse il migliore prestigiatore, arrivando a compiere le azioni più estreme pur di sconfiggere l’avversario.

Fin qui la storia viene raccontata da Andrew in prima persona, che lascia però la parola ad Alfred Borden, di cui legge il diario insieme a Kate. A questo punto il lettore viene catapultato nella testa di Borden, che racconta la sua vita in prima persona, avvertendo fin da subito che ciò che racconterà potrebbe non essere altro che l’ennesimo trucco di un grande illusionista.

Pur di mantenere segreti i suoi trucchi, Borden è disposto a qualsiasi sacrificio. La sua illusione più famosa è il “Trasporto Umano”, con la quale il mago pare in grado di scomparire su un lato del palcoscenico e “materializzarsi” allo stesso tempo da un’altra parte. Il suo rivale, Rupert Angier, tenta disperatamente di scoprire il segreto di tale trucco e giunge a rivolgersi a un rinomato scienziato, nientemeno che Nikola Tesla, per creare un macchinario capace di realizzare il vero teletrasporto… Ma le cose non andranno come Angier immagina e la situazione diventerà sempre più disperata.

Terminato il racconto di Borden, viene il turno di Angier, che attraverso alcune annotazioni lasciate ai suoi discendenti, narra in prima persona la storia della propria vita, fra cui diversi episodi già descritti nel diario del suo rivale. Il lettore quindi rivive la storia da capo, ma non può fare a meno di notare molte differenze fra i due racconti. Inoltre vengono rivelate le vere cause alla base della guerra fra i due illusionisti, che non sono legate esclusivamente al mondo della magia, ma coinvolgono nella maniera più brutale la vita famigliare dei due uomini.

La fine del romanzo è nuovamente affidata ad Andrew Westley, nel presente, e lascerà a bocca aperta anche il lettore meno impressionabile.

Il romanzo di Priest ottenne un discreto successo, tanto da attirare l’attenzione di un regista del calibro di Christopher Nolan, che nel 2006 diresse un film basato, non troppo fedelmente, sulla trama del libro. Borden è interpretato dall’attore Christian Bale, mentre il ruolo di Angier è stato assegnato a Hugh Jackman. Michael Caine recita la parte del più stretto collaboratore di Angier e Scarlett Johansson della sua assistente, mentre David Bowie veste i panni di Tesla.

La versione cinematografica, che mantiene il titolo originale The Prestige, conserva l’idea di base di Priest (la guerra fra i due illusionisti e la possibilità di realizzare il teletrasporto), ma cambia radicalmente la storia presentata nel romanzo, a cominciare dalla scomparsa di uno dei suoi protagonisti, Andrew Westley. La trama del film, infatti, è ambientata esclusivamente nell’Inghilterra vittoriana e il suo finale ha ben poco a che fare con l’opera di Priest.

Poiché entrambe le versioni, quella cinematografica e quella letteraria, rappresentano senza dubbio opere di grande impatto, può essere interessante guardare l’una e leggere l’altra. A prescindere dall’ordine con cui lo farete (prima il libro o prima il film?), avrete la certezza di non avere “spoiler”, dato che i due finali sono molto diversi, e potrete trovare interessanti spunti di riflessione da entrambe le storie.