Un sabato con gli amici di Andrea Camilleri, Sellerio 2024.
Prima sensazione a fine lettura. Già dal titolo, con quella strana virgola posta nel mezzo, si intuisce che qualcosa non va. E poi linguaggio veloce, duro, secco, rigido che si affida soprattutto ai dialoghi come sulla scena di un teatro. Niente dialetto, battute, umorismo e ironia. Niente svolazzi di tenerezza o commozione come eravamo abituati leggendo i libri del nostro Camillerone.
Le vite di Matteo, Gianni, Giulia, Fabio, Anna, Andrea e Renata detta Rena sono vite dure, crude, segnate sin dall’infanzia da dolorosi traumi che troverete scarnificati nel primo capitolo e completati alla fine (abusi, violenze, suicidio, omicidio…). Sei amici che si conoscono sin dagli anni della scuola e si sono fatti strada nella vita. Insomma personaggi in carriera. Si ritrovano il sabato sera insieme ad un compagno ritornato improvvisamente dopo tanto tempo. Con una particolarità, anzi tre: è gay, comunista e senza un soldo in tasca. Alle quali se ne aggiunge una perfida quarta: possiede delle foto particolarmente scomode per uno del gruppo.
Ecco proprio questo personaggio, durante la riunione del sabato in casa di Rena, precipita giù dalla terrazza sbattendo sul tetto di una macchina come “un pupazzo disarticolato”. Dopo una rimpatriata piuttosto fredda da parte degli altri e una veloce serie martellante di dialoghi, ricordi e ricordi, sguardi d’intesa, occhiate malevoli, paura, rabbia, ricatti, intrallazzi, tradimenti e improvvisi amplessi che rendono i vari personaggi ormai chiusi nelle loro depravazioni e dannazioni al limite del disgusto.
Ma chi è stato a farlo cadere? E’ caduto da solo o qualcuno l’ha spinto? Comunque nessuno ha speso una parola per lui visto come “Una meteora che per un istante ha attraversato il gruppo e poi è andata a disintegrarsi.”
Un romanzo anomalo nella produzione di Camilleri dove non c’è nemmeno una piccola, esile luce che si accende nel buio delle esistenze. Ma potremo saperne molto, ma molto di più a fine storia leggendo Il teatro. La cattiveria. Il gelo di Nicola Lagioia, esempio perfetto di come si commenta e approfondisce un libro attraverso vari collegamenti culturali.
Buona lettura.
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