A mani vuote di Valerio Varesi, Mondadori 2024.
Parma sotto un caldo boia. Si parte con una rapina alla Cassa di Risparmio, una rissa con una quindicina di individui che si prendono a bottigliate e il furto di una fisarmonica alla figura popolare di Gondo davanti al Teatro Regio. A cui si aggiunge la violenza di una ragazza e un omicidio. Tanto per dare un’idea del clima, nei due sensi, che si respira in città.
La vittima è Francesco Galluzzo proprietario di un negozio di abbigliamento, abitante in via Cavour n°5, al primo piano in un bilocale rimesso a nuovo. Tutto buttato all’aria, lui disteso su un fianco al lato del divano, il viso gonfio e violaceo, i polsi escoriati da una corda. Sembra proprio, per il nostro commissario Soneri, che prima sia stato immobilizzato e poi picchiato. Poiché la cassaforte non è stata toccata si pensa che gli aggressori volessero dargli una lezione, un avvertimento tramutato in morte per improvviso rigurgito del sangue (lo sapremo in seguito). Trovato dal socio Orio De Angelis che cercava di aiutarlo negli affari ultimamente in declino.
Il caso si presenta subito rognoso, complicato dal fatto che Galluzzo era un omosessuale alla ricerca di ragazzini, è stata stipulata un’assicurazione sulla sua vita di ben due milioni di euro e c’è di mezzo pure il traffico di droga. Bella gatta da pelare per il nostro commissario in una città ormai cambiata, come “scossa da un terremoto” tra risse, scontri, rapine, furti, scioperi, violenza sulle donne, controllo della prostituzione, dove anche personalità abiette, vedi l’usuraio Roberto Gerlanda detto Roger ricco e potente, devono lasciare il posto ad una criminalità che viene da fuori ancora più ricca e potente.
Soneri come sempre si impegna al massimo per cercare la verità aiutato dagli ispettori Juvara e Draghi e dall’amicizia dell’avvocato Angela, mentre anche il tempo sembra mettersi contro attraverso il caldo asfissiante, i lampi, i tuoni, la pioggia e il forte vento tanto da diventare un vero personaggio.
Venendo al dunque ci rimettono solo i presta nomi, i pesci piccoli (mi ricorda il titolo dell’ultimo libro letto di Alessandro Robecchi ambientato a Milano) mentre quelli grossi se la spassano. Perciò finale avvilente per il nostro commissario “Entrò in casa prima che la calura lo sorprendesse per strada. Passò davanti allo specchio del corridoio e lesse sulla faccia l’avvilimento che si portava dentro. In nessun momento della sua vita si era mai sentito così a mani vuote. Allora spense il cellulare e pensò che l’unica fuga dall’insopportabile fosse il sonno.”
Buona lettura.
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